Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Commozione, emozione, indignazione: pessimi consiglieri per preparare nuove leggi. E purtroppo ieri, dopo la sentenza eternit, siamo stati sommersi di prese di posizione commosse, emozionate indignate. Si tratta di comunicati e dichiarazioni che in genere invocano il cambio della legge, modificata l’ultima volta nel 2005 (governo Berlusconi) e ritenuta a questo punto, specialmente dai dichiaratori di sinistra, la responsabile numero uno della frittata combinata nei tre gradi giudizio. Perché la frittata, parrebbe, riguarda tutto il processo, e non solo il suo ultimo atto.
• Diamo intanto conto di queste prese di posizione.
Prima di tutto c’è un virgolettato dello stesso Renzi. «O la videnda eternit non è un reato o, se è un reato ma è prescritto, bisogna cambiare le regole del gioco della prescrizione. Da premier dico: processi più veloci, senza l’incubo della prescrizione. Ci sono dei dolori che non hanno tempo: mi colpiscono da cittadino, e mi fanno venire i brividi, le interviste a qualche familiare, vedove o figlie, che mostrano una dignità pazzesca, che crede nella giustizia e continua a combattere». S’aggregano, a questa, altre dichiarazioni, tutte unanimi nel chiedere una nuova legge: Sabelli, presidente dell’Associazione nazionale Magistrati, il ministro della Giustizia Andrea Orlando («la prossima settimana andrà in Parlamento una nuova disciplina della prescrizione approvata dal Consiglio dei ministri» e inoltre «bisogna approvare la riforma dei reati ambientali al più presto»), all’unisono Boldrini e Grasso, con l’accordo per far partire la discussione sulla nuova normativa alla Camera, la Cgil («corsia preferenziale per la nuova prescrizione»), Legambiente, don Ciotti, il sopravvissuto del rogo ThyssenKrupp di Torino e oggi deputato del Pd Boccuzzi, Felice Casson (dà la colpa alle lentezze del Parlamento), eccetera eccetera, con la destra che difende la Cassazione, il M5S che vuole l’approvazione della sua legge, e gli esperti che ci catapultano sul tavolo i numeri della prescrizione, e cioè 70 mila prescrizioni su 113.057 processi interevenute nelle indagini preliminari nell’anno 2012, in cui le prescrizioni risultano in calo sul 2011. Eccetera eccetera.
• Siamo d’accordo che la sentenza della Cassazione lascia l’amaro in bocca o no?
Non amaro, ma amarissimo. E però mi lascia l’amaro in bocca pure la discussione. Perché con la logica applicata dalla Cassazione nessun termine di prescrizione sarebbe stato sufficiente per condanare l’unico imputato Stephan Schmidhein: la Cassazione ha infatti stabilito - così pare di capire, anche se le motivazioni non sono ancora pubblicate - che il reato di disastro ha finito di consumarsi nel 1986, quando hanno chiuso le quattro fabbriche di eternit (Casale, Cavagnolo, Rubiera, Bagnoli). Non si può ammettere -dicono i giudici supremi - che il reato di disastro si prolunghi nel tempo anche dopo che le fabbriche hanno chiuso. Quale legge sulla prescrizione, se questa tesi è vera, riuscirebbe a comprendere fatti avvenuti ventotto anni prima?
• Quindi ha sbagliato Guariniello, quando ha scelto l’imputazione di disastro e non quella di omicidio?
Guariniello ricorda che sono ancora in piedi per le morti eternit altri tre procedimenti e tra questi uno in cui Schmidheiny è indagato per “omicidio volontario" per il mesotelioma da cui sono state colpite 256 persone. L’omicidio volontario può essere punito con l’ergastolo, quindi non esiste prescrizione. Ma sta in piedi l’accusa di omicidio volontario? Guariniello tentò la carta dell’omicidio volontario anche nel processo per il rogo ThyssenKrupp e gli andò male. "Omicidio volontario" significa che io ho fatto certe cose con il proposito premeditato di ucciderti. Sono forzature, temo, che non portano da nessuna parte.
• Molti pensano, e magari non lo dicono, che in questa sentenza della Cassazione e anche nel ThyssenKrupp ci siano cose poco pulite.
Non si può esaltare la magistratura quando rinvia a giudizio Verdini e massacrarla quando applica la prescrizione in un modo che non ci piace.
• Che cos’è alla fine la prescrizione? E come funziona?
«Gli effetti giuridici del trascorrere del tempo». Se dal reato è passato troppo tempo, c’è una convenienza sociale a mettere una pietra su tutto. Oltre tutto, la pena, nel sistema italiano, ha anche un fine rieducativo, e quale reo avrà bisogno di essere rieducato a una distanza così lunga dalla sua colpa? Premesso che i casi e i sottocasi sono un’infinità, in genere la prescrizione scatta quando è trascorso un tempo pari al massimo della pena prevista per quel reato. Tra le complicazioni possibili c’è quella che è spesso poco chiaro il momento da cui si comincia a contare il tempo della prescrizione. Ora ci si propone di cambiare tutto con nuove norme. Ma come saranno scritte queste norme? Perché è ormai chiaro che le nostre norme sono in genere scritte in modo da poter essere interpretate nei modi più disparati, o da essere del tutto incomprensibili. Gli attacchi alle modifiche introdotte, peraltro furbescamente, da Berlusconi nel 2005 non sono troppo convincenti: le prescrizioni nel 1996 furono 56.486 e nel 2003, quando la legge Cirielli non era ancora stata approvata, furono il quadruplo, cioè 206 mila.
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