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 2014  novembre 21 Venerdì calendario

QUESTA MAMMA SEMBRA UNA NONNA. CHE FINE HANNO FATTO I FIGLI-MIRACOLO


MILANO. Piove a Milano e l’insegna della clinica Matris quasi scompare. Riconosci l’entrata perché sta proprio di fianco alla Sala del Regno dei Testimoni di Geova. Qualche metro più in là, c’è una sinagoga discreta, praticamente in incognito. Dopo pochi gradini, la porta a vetri automatica si spalanca su un mondo silenzioso popolato di coppie in attesa, sono giovani e anziani, una donna sui cinquanta tiene per mano il marito, alle pareti centinaia di fotografie di neonati in braccio al professor Severino Antinori, che esce da una porta in camice bianco e mi fa cenno di seguirlo. È uno dei pionieri della fecondazione assistita in Italia, nel 2009 ha annunciato, senza provarlo, di avere donato tre bambini. «Fui io a intuire che con le terapie ormonali anche un utero retratto poteva rifiore», si vanta facendomi strada. Se siamo andati da lui è perché, nonostante le critiche e i dubbi, da decenni Antinori non esita a descrivere – e a proclamare – tutto ciò che è possibile o potrebbe diventarlo.
Il caso di Rosanna Della Corte, la donna di Canino, Viterbo, che Antinori fece partorire a 63 anni, risale al 1994. Da allora sono passati vent’anni durante i quali la maternità ha continuato a staccarsi dal corpo e dall’età delle madri, fino a diventare una scelta, quasi un diritto. Le donne sopra i 43 anni chiedono di essere esentate, come le più giovani, dal pagamento del ticket per la fecondazione eterologa, riammessa dalla Corte Costituzionale nell’aprile scorso. Facebook e Google annunciano che offriranno alle loro dipendenti la possibilità di congelare i propri ovuli, perché partoriscano, eventualmente, quando e se la loro carriera lo permetterà. Nel rapporto Istat 2014 si legge: «Le donne italiane in età feconda sono sempre meno numerose, fanno meno figli e sempre più tardi». E già oggi, in Italia, 8,2 donne su 100 hanno il primo figlio dopo i quarant’anni, e le ultracinquantenni hanno ormai superato quelle sotto i 18. Le gravidanze di Carmen Russo, Heather Parisi, Monica Bellucci e Gianna Nannini non fanno più notizia. «Presto, forse, sconfiggeremo anche la menopausa», assicura Antinori, mentre mi siedo.
All’interno della stanza domina il rosa. È rosa la scrivania ed è rosa il rossetto della signora Antinori, la dottoressa Caterina Versaci, che lavora con lui. Tutto è pulito e asettico qui, scientifico e artigianale al contempo. Il futuro ha un che di ancestrale. Antinori parla con un forte accento dell’Italia centrale: «Questa cosa di Facebook è un grande avanzamento della società. Dov’è lo scandalo? Anche mia figlia, a 31 anni, ha fatto il congelamento degli ovuli per quando incontrerà l’uomo giusto. Ogni ragazza dovrebbe preservare una riserva di ovuli vitrificati, a meno che non abbia intenzione di entrare in convento. Ma il mondo è pieno di talebani!
Pensi che in Iran l’ovodonazione è consentita perché sono sciiti, mentre in Arabia Saudita no, perché sono sunniti. Per gli ebrei è ok, invece i cristiani sono contrari». E fa una smorfia in direzione della finestra dove presumo si siano appostati i Testimoni di Geova. Però un limite dovrebbe esserci, chiedo. «Il limite è la buona salute», ribatte Antinori. «Io non vado oltre i 63 anni perché la vita media di una donna è di 83. Così può crescere i figli. Ma scusi, se mi si presenta una ragazza di 30 anni malata di Aids, la Chiesa mi dice di aiutarla, mentre se arriva una di 55 anni in salute no. Che senso ha? Gli uomini conservano gli spermatozoi. Perché le donne no?». Viene in mente Harry ti presento Sally: «Per voi uomini è diverso: Charlie Chaplin ha avuto figli fino a 73 anni!», si lamenta lei. «Sì, ma non riusciva a tenerli in braccio», ribatte lui. Viene in mente Saul Bellow che, nel 1999, a 84 anni, ebbe una figlia, Rosie, e morì sei anni più tardi. Furono in pochi a scandalizzarsi. L’evento, in generale, fu accolto come segno di vitalità di un grande scrittore. Le madri anziane, che i figli non si limitano a farli ma li portano in corpo, difficilmente godrebbero della stessa simpatia.
Le loro sono storie terribili che suscitano scandalo e repulsione, ma possono anche farti ammutolire e commuovere. Ci sono i gemelli Christian e Pau, nati a Barcellona il 29 dicembre 2006, da Maria del Carmen Bousada de Lara, un’ex ostetrica di 66 anni di Cadice, che diceva, scherzando: «Mia madre è vissuta 101 anni. Con un po’ di fortuna diventerò nonna». A due mesi dal parto le fu diagnosticato un tumore alle ovaie. Morì due anni dopo. Pare che i gemelli siano stati adottati da un cugino più giovane. Sempre a 66 anni Adriana Iliescu, romena di Bucarest, partorì Eliza che oggi ha dieci anni. A Helen Weathers del Daily Mail confidò: «Cerco di non guardarmi allo specchio perché gli specchi non sono gentili con le donne». Ma il record è conteso da due donne indiane, Omkari Panwar e Rajo Devi Lohan, entrambe di 70 anni. La storia più dolorosa, e morbosa, rimane però quella di Rosanna Della Corte, la paziente di Antinori che il 18 luglio 1994 all’età di 63 anni, diede alla luce un bambino che battezzò con il nome del primo figlio, morto a 17 anni in un incidente di motorino: Riccardo. Quando le parlo ha appena finito di pranzare con il marito e il figlio che ormai ha vent’anni, e sembra felice: «Gli ho fatto i cannelloni», ride, e poi incomincia il racconto.
«Dopo la morte di Riccardo grande ho girato gli orfanotrofi d’Italia, ma erano tutti mascalzoni. Uno mi disse: “Signora, lei deve fare la nonna, non la mamma” Ma se ti ho detto che mi è morto il figlio, a chi devo farla la nonna?». Descrive il dolore e sembra quasi volersi scusare: «Ero calata di 25 chili. Non c’era più fantasia di niente. Anche il matrimonio era finito. Andavo solo al cimitero, anche con il tempo cattivo, anche d’inverno, anche di notte, perché Riccardo aveva paura del buio. Poi un giorno, su Stop ho letto di Antinori. In fondo lui li fa nascere i bambini, mica li ammazza! Riccardo piccolo è arrivato così e mi ha ridato la vita. Era un figlione bello che faceva due chili al mese. A otto mesi si mangiò un piatto di gnocchi da solo sul seggiolone». Com’è, oggi, Riccardo? «È bello, bellissimo, il più bello del paese». Avete mai parlato della sua storia? «No, solo una volta da piccolo mi disse: “Come mai la mamma di Davide è giovane e tu no?”. Gli spiegai che dopo la morte di Riccardo grande la sua mamma piangeva sempre, così un angelo la vide e mi mise lui nella pancia. Però preferisce non dire niente, anche se sa tutto perché ha Internet. Certo, se ci fosse stato Riccardo grande, non lo avrei mai fatto perché la mamma giovane è la cosa più bella che c’è. Ma ogni anno che passa è un anno in più che Riccardo ha i genitori».
Nascere da una madre anziana è difficile da accettare. «Il problema è la pressione sociale. L’età della mamma è un tabù sociale non ancora superato», spiega il professor Carlo Flamigni, già membro del comitato nazionale di Bioetica e professore ordinario di Ginecologia all’Università di Bologna, uno dei padri della fecondazione assistita in Italia. I media lo hanno a lungo contrapposto ad Antinori, anche se oggi sembrano su posizioni simili. Fu Flamigni, nel 1993, a seguire Liliana Cantadori, la prima ultrasessantenne italiana ad avere un figlio. «La verità è che l’istinto di maternità non esiste», continua Flamigni, «i genitori sono quelli che la società indica ai figli. Oggi la genitorialità coincide con la responsabilità». Quindi non c’è limite? È solo una questione di abitudini culturali? «Il limite è il buonsenso», risponde. «A me l’idea di Google e Facebook sembra la classica porcheria dell’industria che svilisce ulteriormente le persone, non per bontà, ma per farle lavorare di più. Ma rimane giusto aiutare le donne ad avere figli, lo Stato dovrebbe rimborsarle anche dopo i 45 anni perché sono loro ad averne più bisogno. Certo, bisognerebbe ricreare le condizioni per fare i figli da giovani perché la gravidanza è un viale alberato in cui le donne camminano cantando a vent’anni, ma man mano diventa più stretto e le malattie quasi sicure».
È un corpo a corpo con il tempo che si combatte sul corpo delle donne e su quello dei loro figli. Sfilano in silenzio i gemelli Christian e Pau, Riccardo piccolo e Eliza, e tutti i nati da donne anziane che sono stati desiderati, ma non vogliono parlare di come sono venuti al mondo. In fondo, il loro è un problema antico – essere o non essere – cioè il problema di tutti.
Giacomo Papi