21 novembre 2014
Quello che era stato, a fatica, evitato per il Teatro Valle tre mesi fa, si è realizzato ieri mattina per un altro dei teatri storici di Roma, l’Eliseo, stabile privato di interesse pubblico: sfratto esecutivo, con tanto di ufficiale giudiziario e blindati della polizia su via Nazionale. Luca Barbareschi sembra pronto per la nuova gestione
la Repubblica
La prima mossa è stata cambiare le serrature e allestire un servizio di sorveglianza all’entrata per bloccare tutti gli ingressi «non autorizzati». Quello che era stato, a fatica, evitato per il Teatro Valle tre mesi fa, si è realizzato ieri mattina per un altro dei teatri storici di Roma, l’Eliseo, stabile privato di interesse pubblico: sfratto esecutivo, con tanto di ufficiale giudiziario e blindati della polizia su via Nazionale.
Dopo mesi di annunci e di tira e molla e dopo undici rinvii, alla fine si abbassa un altro sipario nella città dei 42 cinema chiusi, con i teatri che non se la passano tanto bene. La storia dell’Eliseo (114 anni di età, palcoscenico calcato da Petrolini, Totò, Anna Magnani ma anche da Umberto Orsini, Glauco Mauri, Rossella Falk) nell’ultimo periodo era stata caratterizzata più che dagli spettacoli da una profonda spaccatura tra la società immobiliare proprietaria dell’edificio e i gestori del teatro. Un contenzioso che vede da una parte Carlo Eleuteri e Stefania Corsi e dall’altro la famiglia di Vincenzo e Massimo Monaci che da due anni non versava l’affitto. «Per un valore di un milione di euro – sottolineano Eleuteri e Corsi – e anche lo Stato ha perso 220 mila euro di Iva. Quindi è stato causato anche un danno all’erario».
Sembra l’antipasto di una battaglia legale che potrebbe rallentare (e di molto) la riapertura del teatro. E questo, nonostante ieri a “coordinare” lo sfratto ci fosse Luca Barbareschi, attore, regista, ex deputato che ha assicurato di aver stretto un accordo con i soci Eleuteri e Corsi per la gestione artistica del teatro «per 12 anni». «Salverò l’Eliseo e salverò i lavoratori», assicura Barbareschi che ieri ha incontrato anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. «Sono convinto che vi siano le condizioni per far tornare l’Eliseo ad essere quello che è stato nel passato: una grande eccellenza del teatro italiano», le parole del ministro.
A rovinare la festa, però, c’è la promessa di Monaci senior: «Ci vendicheremo, sarà guerra totale in tutte le sedi. Il fascismo ha vinto ancora nel breve periodo». Duro anche il figlio Massimo: «Lo sfratto, seppure legittimo è stato un atto di una violenza spropositata. Siamo stati trattati come una qualsiasi occupazione. L’Eliseo meritava altro. L’accordo di Barbareschi? È illegittimo, i due terzi non bastano, ci vuole l’unanimità». E mentre i 17 lavoratori assunti a tempo indeterminato annunciano l’intenzione di impugnare i licenziamenti, c’è da capire in fretta quale sarà il destino della “Operetta burlesca”, lo spettacolo di Emma Dante che ha debuttato due sere fa nell’ambito del RomaEuropa Festival proprio all’Eliseo. La pluripremiata regista palermitana si dice «infuriata, delusa e sconfortata». E rilancia con una provocazione: «Ora siamo in strada e quindi dico: perché non fare lo spettacolo in una piazza o una via qui a Roma?».
Se non fosse l’ennesima prova dello sfascio italiano sarebbe la trama perfetta per una farsa all’antica maniera: così si presenta infatti la lotta senza risparmio di colpi tra Luca Barbareschi e la famiglia Monaci per il possesso del teatro romano Eliseo, un tempo casa elegante e pacifica della compagnia dei Giovani, da anni terreno di scontro tra i due contendenti. Ieri l’ultimo atto: ma sarà davvero l’ultimo?L’Eliseo è stato sgombrato. Fuori tutti, i Monaci padre e figlio, i dipendenti, i collaboratori e all’alba l’asino che pare fosse stato introdotto in teatro perché, essendo gli animali tutelati in caso di sfratto, avrebbe dovuto bloccare le forze dell’ordine. Barbareschi inneggia al trionfo: «Sono io il nuovo proprietario e sarò anche il direttore artistico. Finalmente possiamo dire che gli asini sono usciti dall’Eliseo. Certo - aggiunge col sorriso sarcastico che l’ha reso famoso - alludo all’animale che vi era rinchiuso».
La vicenda è nota. La famiglia Monaci riuscì alcuni anni fa a strappare l’Eliseo a Barbareschi che dovette cedere di fronte al fatto che Vincenzo Monaci, il padre, avesse comprato il 34% del teatro mentre il figlio Massimo ne diventava il direttore artistico. Tutto bene all’inizio ma poi, un po’ per la crisi del settore dello spettacolo, un po’ perché i conti non riuscivano più a quadrarli, i Monaci cominciarono a non pagare la loro quota di affitto agli altri soci. E qui scattò lo sfratto per morosità: annunciato, negato, rinviato, posposto, temuto, invocato fino alla fatale esecuzione di ieri. «Sto salvando il teatro - dice Barbareschi, uomo intelligente e capace ma certo non modesto - . Voglio una compagnia stabile, voglio farne un luogo di formazione, voglio investire 4 milioni di euro il primo anno, e riaprire l’Eliseo subito, entro uno o al massimo due giorni. La stagione va salvata. Gli impegni presi vanno rispettati. Ho quasi 60 anni: potrò far qualcosa per questa città che amo tanto?».
La risposta della famiglia Monaci non si fa aspettare ed è aspra: sarebbe da querela se Barbareschi non anticipasse che la querela non vuol farla. «I fascisti nel breve periodo vincono ancora - dicono alludendo all’antica amicizia tra Barbareschi e Fini -. Abbiamo subito una violenza inaccettabile malgrado la nostra disponibilità. La nostra posizione è sempre stata aperta all’ospitalità. Ci vendicheremo. Riusciremo a dimostrare che non abbiamo fatto mai alcunché per interesse». Sarà. Ma i debiti ci sono e la decisione di non pagare l’affitto è presa consapevolmente: «Sapevamo che era un atto grave, ma le istituzioni non hanno reagito: il loro silenzio è stato assordante». Per di più pare che a richieder soldi indietro non siano solo gli altri proprietari dello stabile ma anche attori, produttori, registi che hanno lavorato all’Eliseo ma non sono stati pagati. Debiti alti, dunque. Debiti che avrebbero spinto gli altri due soci a intimare ai Monaci di pagare o andar via e di fronte a tre possibili proposte di acquisto, avrebberofirmato un contratto con Barbareschi, ignorando la volontà della famiglia Monaci che per andare avanti ha temporaneamente concesso il palcoscenico al festival RomaEuropa tant’è che continua a essere annunciato, in questi giorni, lo spettacolo di Emma Dante Operetta burlesca, nonostante RomaEuropa, vista la malaparata, avesse comunicato che si sarebbe trasferita altrove. Restano in sospeso i 60 lavoratori del teatro, di cui 16 fissi, ormai senza più lavoro anche se Barbareschi ha promesso che esaminerà la posizione di ciascuno di loro, e soprattutto resta in sospeso il pubblico.