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 2014  novembre 21 Venerdì calendario

L’addio a Maria del Rosario Cayetana Fitz-James Stuart de Silva, la XVIII duchessa d’Alba: la ribelle della nobiltà che si è messa il mondo in testa come un cappello da torero

Se n’è andata nel segno di Machado: “Oh, fine di un’aristocrazia!”. Con Maria del Rosario Cayetana Fitz-James Stuart de Silva, la XVIII duchessa d’Alba, morta ieri a 88 anni nel suo palazzo de Las Dueñas di Siviglia, se n’è andata la blasonata con più quarti nobiliari al mondo. Oltre 58 titoli, 14 volte Grande di Spagna e una fortuna personale e patrimoniale stimata in 6 miliardi di euro: al cospetto della ‘duchessa ribelle’, perfino la regina Elisabetta d’Inghilterra era costretta a inchinarsi. Un verso sciolto dell’aristocrazia per alcuni, moderna anticonformista per altri, Cayetana era soprattutto «una donna libera e coraggiosa che si è messa il mondo in testa come un cappello da torero», come l’ha ricordata l’ ex presidente socialista, Alfonso Guerra. Di certo con lei, ultima figura goyesca, se ne va il gioiello della nobiltà spagnola sopravvissuta alla dittatura e alla transizione alla democrazia, agli scandali e alla crisi, e alla caduta in disgrazia della monarchia. Non ha superato una polmonite che l’aveva costretta al ricovero, fino a domenica, quando i familiari l’hanno riportata a casa, a morire in pace. Il re Felipe VI è stato fra i primi a esprimere le condoglianze al vedovo e al duca di Huescar, Carlos Fitz-James Stuart, primogenito della duchessa, mentre la regina Letizia era in visita a Roma. 
IL RAPPORTO CON GOYA
Cayetana si è spenta nella sua Siviglia, la città dove sposò in terze nozze, nel 2011, un funzionario del ministero del lavoro, Alfonso Diaz, il “plebeyo” di 24 anni più giovane, dopo aver messo a tacere i sei figli e le polemiche. Poi, ballò scalza il flamenco in strada, con la sua faccia ridotta dalla chirurgia estetica a una maschera di plastica. Erede del ramo illegittimo degli Stuart di Scozia, fra i tanti titoli vantava anche quello di XXI contessa di Modica, in Sicilia, ricevuto dal casato durante la dominazione spagnola. Scandali, fortuna, e un’impressionante somiglianza con la sua bisavola Maria Teresa del Pilar Cayetana de Silva Alvarez de Toledo (1762-1802) la XIII duchessa del suo lignaggio, protagonista dell’affaire artistico-amoroso con il pittore Francisco de Goya, che la immortalò nei due celebri capolavori, ’La maja desnuda’’ e ’La maja vestida’. In comune con la seducente antenata, Cayetana aveva anche la filosofia di vita: le ragioni del cuore prevalenti su quelle della ragione e la consacrazione ai piaceri della vita. Nel madrileno Palazzo di Liria, Cayetana ebbe come padrini di battesimo il re Alfonso XIII e la regina Vittoria. Rimasta a 7 anni orfana di madre e affidata alle cure del padre Jacobo, cugino di Churchill, dall’educazione ricevuta a Londra conservava il dominio di cinque lingue e la mentalità cosmopolita. Intima di Jacqueline Kennedy e Sofia di Grecia, si dichiarava “spagnola, monarchica e cattolica”, ma soprattutto figlia della cultura andalusa della quale amava tutto, dal flamenco, alle corride. «Sono una donna con un po`di sangue gitano e un po’ di magia, sempre disposta a vivere la vita al meglio possibile», si descriveva nella biografia ‘Yo Cayetana’ (2011). 
L’EREDITÀ
Alla morte del padre, ricevette un’enorme eredità, che comprendeva 20 castelli, 9 palazzi oltre 34 mila ettari in proprietà terriere e tenute – pari alla metà dell’isola di Minorca. E una collezione d’arte che annovera Goya e Murillo, Velazquez e Canaletto, Rubens e Picasso, fino alla prima Bibbia tradotta al castigliano e alle lettere manoscritte di Cristoforo Colombo. Ma prima, nel 1947, sperperò 20 milioni nel matrimonio con l’aristocratico Luis Martinez de Iruco, padre dei suoi sei figli – Carlos, lfonso, Jacobo, Fernando, Cayetano ed Eugenia – in una Spagna in ginocchio per la dittatura franchista. Cinque anni dopo la morte del primo marito, nel 1978, si risposò con un ex gesuita, Jesus Aguirre – che definì “un regalo del Signore” – per restare di nuovo vedova nel 2001. Costretta su una sedia a rotelle da un’idrocefalia, dopo un miracolo della chirurgia, aveva ripreso a ballare, mettendo a tacere i braccianti andalusi, che reclamavano un pezzo di terra per uscire dal giogo secolare. E l’età avanzata non le impedì, tre anni fa, di contrarre il suo terzo matrimonio con il funzionario ministeriale, contro la volontà dei figli e dopo aver ripartito l’eredità. In accordo per iscritto il duca d’Alba rinunciava a quasi tutto. «Cosa farò senza di lei?», ha ripetuto ieri il vedovo, nella camera ardente allestita nel municipio di Siviglia. Oggi, a mezzogiorno nella Cattedrale, i funerali. Sarà ancora giorno di lutto, domani l’inizio delle battaglie legali.