Il Sole 24 Ore, 21 novembre 2014
Amianto, in Italia ci sono fino a 500mila siti ancora da bonificare. L’ultimo censimento del piano nazionale ne ha contati 33.610 ma la proiezione in tutto il Paese potrebbe arrivare a mezzo milione
Non si sa con esattezza quanto amianto ci sia in Italia. Il censimento è difficile da fare perché l’amianto è stato usato per quasi un secolo come fibra legante nel cemento: tubi dell’acqua, comignoli sui tetti, condutture, canne fumarie, cisterne dell’acqua, tetti ondulati. In teoria, potrebbe trattarsi di mezzo milione di singoli luoghi impossibili da censire. Finora sono stati censiti in Italia 33.610 punti in cui è presente (Piano nazionale amianto, luglio 2014). Il dato è chiaramente sbagliato per difetto: la sola Regione Marche, l’unica che ha compiuto un’analisi capillare, ha identificato poco più di 14mila manufatti con amianto, quasi la metà dei punti dichiarati in tutta Italia. Se sono giusti i dati marchigiani, la proiezione su tutta Italia fa pensare a più di 500mila luoghi in cui è presente il minerale.
Secondo questo censimento, sono stati risanati appena 832 luoghi. Altri 339 punti sono parzialmente decontaminati, per esempio isolando il manufatto. Altri 30.309 sono ancora senza alcun intervento.
La concentrazione più pericolosa di amianto è dove ci sono gli stabilimenti che fino a vent’anni fa lavoravano l’amiantocemento. Oltre alla storica Eternit di Casale Monferrato (Alessandria), aperta ai primi del ’900, ci sono gli stabilimenti satelliti della multinazionale (a Priolo nel Siracusano, a Bagnoli Napoli) e le fabbriche degli inseguitori come la Fibronit a Broni (Pavia) e Bari. Ci sono le miniere di estrazione (Balangero nel Torinese) e altre località con presenze industriali come l’ex Liquichimica di Tito (Potenza), Biancavilla (Catania) ed Emarese (Aosta).
Che cos’è l’amianto
L’amianto o asbesto è un particolare composto del silicio (lo stesso elemento alla base del vetro) che ha la particolarità di essere formato da lunghissime catene di molecole. Queste catene si dividono con facilità in filamenti più sottili, come i capelli con le doppie punte, sempre più sottili. È un composto inerte: dal punto di vista chimico interagisce pochissimo e resiste alla combustione.
Come si usava l’amianto
Queste caratteristiche ne hanno fatto per più di cent’anni un componente ideale per i materiali a contatto con le temperature molto alte, e soprattutto per la coibentazione antincendio delle strutture d’acciaio (il quale con il calore perde le sue proprietà) come le navi, i grattacieli, i treni. Inoltre la forma fibrosa ne ha fatto un ingrediente perfetto per dare consistenza alle lamine di cemento, il quale altrimenti è fragilissimo, come i tetti ondulati, i tubi, le cisterne dell’acqua.
La pericolosità
La stabilità e la fibrosità dell’amianto però sono anche elementi che rendono assai pericoloso questo minerale. L’esposizione intensa (per esempio nelle miniere o negli stabilimenti di lavorazione) espone alla silicosi, in cui i polmoni si intasano di microfibre con gravi conseguenze per la respirazione. Inoltre nel dopoguerra si scoprì che le singole fibre, se respirate, possono produrre infiammazioni croniche e in 20-30 anni diventare una terribile forma di cancro alla pleura, il mesotelioma pleurico, il tumore direttamente associato all’amianto.
Il mesotelioma pleurico
Il mesotelioma pleurico è il tumore tipico delle zone in cui c’è una forte emissione di fibre di amianto, come in prossimità degli stabilimenti di lavorazione (come a Casale Monferrato) o di utilizzo (come a Taranto, dove decenni di utilizzo dell’amianto per le coibentazioni navali nei cantieri della Marina sono il motivo primario dell’aumento di tumori nella città).
La messa al bando
L’amianto è stato messo al bando 20 anni fa in Italia, come in tutti gli altri Paesi sviluppati. Al posto dell’amianto vengono usati altri minerali e altri composti, i quali alle prestazioni in genere meno efficaci affiancano però la salubrità. Tuttavia in molti Paesi di nuova industrializzazione l’uso di questo minerale è ancora consentito.
I pericoli per i cittadini
Le lastre di amiantocemento hanno una pericolosità modesta finché sono in buone condizioni e senza fratture, dalle quali invece si disperdono con facilità le fibre immerse nel cemento.