la Repubblica, 21 novembre 2014
Lo show politico tra Renzi e Salvini mette Berlusconi e Grillo in secondo piano: «Sono assenti o sono ignorati dai media: e anche questo vuol dire qualcosa
Entro certi limiti le contestazioni sono utili a Renzi, come peraltro al suo antagonista Salvini. Fanno parte delle regole dello «show» politico, rimbalzano nei telegiornali e sul web, servono a rafforzare il profilo del personaggio. A Parma il premier ha assorbito ieri la sua dose di fischi, come accade spesso, ma ne ha approfittato per rincarare i toni contro i sindacati.Il messaggio è sempre lo stesso: mi criticano perché incarno il cambiamento, viceversa guardate Susanna Camusso e il capo della Lega come sono in sintonia, emblema della conservazione. È un argomento che a breve termine può risultare efficace, nel clima di campagna elettorale perenne in cui vive il paese. Del resto, domenica si vota davvero in Emilia Romagna e Calabria e lo sforzo mediatico a tutto campo si giustifica. Semmai va notato che i due leader presenti nelle piazze, forse gli unici due, sono proprio Renzi e Salvini. Gli altri o sono assenti o sono ignorati dai «media»: e anche questo vuol dire qualcosa.È singolare, ad esempio, l’abdicazione di Beppe Grillo che prevede il peggio per domenica e preferisce non impegnarsi, mentre lo storico dissidente dei Cinque Stelle, il sindaco Pizzarotti, accoglie il presidente del Consiglio a Parma. Né va dimenticato, a proposito di contestazioni, il brutto quarto d’ora passato da Silvia Taverna, fedele collaboratrice di Grillo, nelle strade di Tor Sapienza. Se una rappresentante dell’anti-politica viene vituperata, il segnale deve far riflettere. Viceversa, se si tratta di Salvini che cerca l’incidente con i centri sociali di Bologna, l’episodio può aiutarlo a guadagnare consensi in certi ambienti. La differenza è essenziale.Anche per questo Grillo è ancora alto nei sondaggi nazionali e tuttavia la sua spinta propulsiva sembra esaurita. Al contrario, il ragazzo in felpa un po’ stazzonata, il neo-leghista che non parla più di secessione e ha scoperto il Sud, è accreditato di una percentuale per ora al di sotto dei Cinque Stelle, ma sembra essere in ascesa. A sua volta Renzi deve correre di qui e di là perché non può permettersi di dormire sugli allori, specie quando gli allori sono scarsi. E dunque qualche tensione provocata dai soliti centri sociali, va bene; purché non si saldi con il malessere silenzioso che si respira nel paese, turbando il racconto ottimistico di ciò che è stato fatto fino a oggi e di ciò che si farà domani.Va detto, peraltro, che il confronto quasi esclusivo fra il Matteo di Firenze e il Matteo di Milano è nell’interesse di entrambi. Il primo anela ad avere un competitore di quel tipo, burbero ed estremista, così da assorbire pian piano i voti moderati che ancora girano intorno a Berlusconi. Il secondo vuole ovviamente una cosa diversa e ben chiara: diventare la sola opposizione o quasi, sottrarre suffragi sia a Grillo sia a Berlusconi, ma dal versante iper-populista che a Renzi è precluso. Date le premesse, è possibile che il voto di domenica offra qualche sorpresa. Non in Calabria ma in Emilia Romagna, dove il candidato di Salvini non scavalcherà l’esponente del Pd, ma potrebbe battere la lista di Forza Italia. Così la nuova Lega post-Bossi e anche post-Maroni diventerebbe un caso.Si dice che l’espansionismo di Salvini è comunque limitato. Si afferma con qualche ragione che senza l’accordo e il via libera di Berlusconi oggi non può radicarsi un vero centrodestra. Eppure è evidente che il nuovo leader gioca a rompere gli schemi, un po’ come ha fatto Renzi a sinistra. Ha già costretto Berlusconi a frenare il suo progressivo dissolvimento nel «renzismo». E ha fatto di Marine Le Pen il suo faro, così come Renzi ha adottato lo stile di Tony Blair. Due operazioni mai tentate nell’Italia politica. Tuttavia a Salvini non basterà certo un buon risultato in Emilia Romagna per fare il salto sulla scena nazionale. Ha bisogno di un detonatore che oggi può essere solo la crisi verticale dell’euro. Con tutte le sue drammatiche conseguenze.