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 2014  novembre 21 Venerdì calendario

VECCHIO SCARPONE NASCE L’ENI E L’EUROPA SI RICONOSCE NEL CARBONE. SI LITIGA SULLA “LEGGE TRUFFA”. INTANTO LATILLA E CONSOLINI FRUGANO NELLA SOFFITTA DI SANREMO. E TROVANO...

1953 Scrivere note su quell’Italia è un po’ come andare a rovistare in una soffitta antica, tra gli svaghi preferiti dei ragazzini dei Cinquanta/Sessanta. In soffitta era realmente possibile riscoprire qualcosa di sepolto da decenni. Generalmente nonni e parenti anziani davano indicazioni: «Mah! Credo sia finito in soffitta» e a questo punto si apriva una caccia al tesoro vera e propria alla ricerca dei vestiti di prima della guerra, di uniformi militari sopravvissute ai combattimenti, nonché bauli aprendo i quali si era letteralmente investiti da un’onda di storie raccontate altrove. Così gli eventi di quel 1953. 10 febbraio. Il Parlamento approva a larga maggioranza la legge n.136 e nasce l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi). 18 febbraio, vagiti di Unione Europea: nell’ambito della Ceca (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) viene aperto il mercato del carbone. Ecco il senso del rovistare in queste soffitte del tempo: da una parte si guarda al passato con la curiosità di chi scopre mondi nuovi, dall’altra si percepisce quanto futuro sia stato costruito in un passato, passato a progettare il futuro. La ricostruzione costringeva la politica a pensare gettando ponti fra lo ieri della guerra finita e il domani di un mondo senza macerie. 1953, la politica discute. Si dibatte con forza sulla legge elettorale (n. 148/1953). Sarà approvata il 31 marzo fra polemiche furibonde. È la “legge truffa”, con un premio di maggioranza del 65% dei seggi alla Camera per la lista o gruppo di liste in grado di superare il 50% dei voti alle elezioni. Non avrà vita lunga: il 7 giugno vince la coalizione di centro con il 49,8% dei voti e la legge sarà abrogata nel 1954. Mentre per Eni e Ceca la soffitta restituisce Storie seppellite nei bauli del tempo, per la legge elettorale il baule mi pare sia ancora rigorosamente aperto e dopo più di sessanta anni si scopre ancora qualche oggetto di riflessione. 5 febbraio. Amerigo Gomez raccoglie in radio le idee di Corrado Tedeschi, tra i fondatori del Partito della Bistecca. Tedeschi lo promuove né più né meno come Guglielmo Giannini aveva venduto l’idea del Partito dell’Uomo Qualunque.

il partito della bistecca. Qui, troneggiava il simbolo di un uomo qualunque schiacciato dal torchio dello Stato. Là (nel Partito della Bistecca) scintillava un programma fatto di promesse oscillanti fra i 450 grammi di bistecca al giorno a persona, all’estrazione di tre automobili, dopo le elezioni. Tedeschi mette insieme i sogni degli italiani di allora: carne a tavola tutti i giorni e l’automobile, sia pur filtrata dalla possibilità di vincere alla lotteria, altro sogno comune e (ir)realizzabile. È l’Italietta di chi si arrangia, l’Italietta dei cantieri delle case tirate su da chi era capace, lavorandoci la domenica, in canottiera, con il cappello ricavato da un foglio di quotidiano piegato. È l’Italietta del Totocalcio e delle schedine gratuite e raccolte a mazzette sui banconi dei bar. Se ne potevano prendere a decine, una delle poche possibilità “a gratis”. Ne approfittavano i barbieri, portandone via tante, quante servivano per pulire la lama dei rasoi della barberia. 1953. Dalla soffitta di Sanremo Gino Latilla recupera un Vecchio scarpone. Insieme a Giorgio Consolini trovano “Lassù, in un ripostiglio polveroso, / fra mille cose, che non servon più, / ho visto, un poco logoro e deluso, / un caro amico della gioventù. / Qualche filo d’erba, / col fango disseccato / tra i chiodi, ancor pareva conservar… / era uno scarpone militar!”. L’incipit ricorda le divagazioni canore di Alberto Sordi in Nonnetta e Carcerato. Il resto è epica, nata canzone e diventata filastrocca per i bambini del futuro. Anche qui i Cinquanta progettano futuro anteriore. «Vecchio scarpone, / quanto tempo è passato! / Quante illusioni fai rivivere tu! / Quante canzoni / sul tuo passo ho cantato, / che non scordo più. / Sopra le dune / del deserto infinito, / lungo le sponde accarezzate dal mar, / per giorni e notti insieme a te ho camminato / senza riposar!». È il ricordo della guerra dietro l’angolo. È l’Italietta del servizio militare obbligatorio, spauracchio di generazioni intere. Perché la coscrizione obbligatoria non guardava in faccia nessuno: divideva scientemente. Mandava a Sud i ragazzi del Nord e viceversa: per mescolare stili di vita e creare patria, nazione e ricordi. «Vecchio scarpone, fai rivivere tu / la mia gioventù».