Vauban, La Cochonnerie ou Calcul estimatif pour connaître jusq’où peut aller la production d’une truie pendant dix années de temps, in Les Oisivetés de Monsieur de Vauban, tomo IV, 1843., 21 novembre 2014
IL CALCOLO DI VAUBAN
Tratto da Il maiale di Michel Pastoureau vedi database in scheda 2294444]
La fine del regno di Luigi XIV è un periodo di gravi avversità: guerre disastrose, lo Stato in bancarotta, la crisi economica, le avversità climatiche e le carestie. L’agricoltura, che per la Francia è la principale fonte di reddito, versa in condizioni pietose. I contadini non riescono più a coltivare la terra né ad allevare il bestiame. In tutto il regno la miseria delle campagne è tale che molte voci si levano a chiedere riforme, soprattutto fiscali, e proporre cambiamenti nelle abitudini del mondo rurale, fra le tante c’è quella di Vauban, uno dei più illustri rappresentanti del suo tempo.
Vauban (1633-1707), che vanta una prestigiosa carriera militare (prima ingegnere del re, poi commissario generale delle fortificazioni nel 1678, infine maresciallo di Francia nel 1703), non fu soltanto un uomo di guerra che diresse cinquantatré assedi, riparò trecento antiche piazzaforti e ne costruì trentatré di nuove, ma fu anche un uomo di cuore, «l’uomo più onesto del suo secolo, il più semplice, il più vero, il più modesto» (Saint-Simon). Osservatore filantropo e infaticabile poligrafo, dedicò i suoi ultimi anni alla stesura di molte memorie di argomento economico, che riunì sotto il titolo evocativo Oisivetés de Monsieur de Vauban, ma che non diede mai alle stampe. Fra questi scritti, pubblicati soltanto nel XIX secolo, si trova un testo assai curioso, che ha per titolo La Cochonnerie e per sottotitolo «Calcul estimatif pour connaître jusq’où peut aller la reproduction d’une truie pendant dix années de temps» (L’allevamento dei maiali. Stima della capacità riproduttiva di una scrofa nell’arco di dieci anni). Vauban, che era uomo di campagna, nato da una famiglia nobile ma caduta in disgrazia del Morvan, vede nell’allevamento suino un modo per tentare di combattere la carestia e frenare la crisi agricola. Poi, da ingegnere, si dedica a una sorta di proiezione matematica per determinare il numero di figli che una scrofa può avere nell’arco di tempo di dieci generazioni... Questo calcolo «alla Perrette» aveva evidentemente un che di utopistico, soprattutto per la Francia della fine del Seicento, ma i posteri diedero ragione a Vauban. Cento o centoventi anni più tardi, l’allevamento del porco – legato alla coltivazione su larga scala della patata – era diventato uno dei più dinamici e prolifici dell’Europa occidentale. E il breve trattato La Cochonnerie, che per tanto tempo era rimasto manoscritto, fu dato finalmente alle stampe a Parigi nel 1843. Attirò l’attenzione su uno degli aspetti sconosciuti del maresciallo, la cui fama, fino a quel momento, si limitava alla guerra d’assedio e alle fortificazioni.
Si supponga che una scrofa, nel secondo anno di vita, abbia una figliata di sei maialini maschi e femmine: fra questi terremo conto soltanto delle femmine, poiché ai fini della nostra ricerca i maschi non ci interessano, pertanto: 3 femm.
Il terzo anno che conteremo per la seconda generazione, la scrofa madre avrà due figliate: 2 figl.
Le tre figlie della seconda generazione, una ciascuna, fanno 3 figl.
Totale delle figliate 5 figl.
Che, per 3 femmine ciascuna, danno come totale della seconda generazione 15 femm.
Il quarto anno, terzo della generazione, la scrofa madre diventa nonna e partorisce due volte, dando quindi 2 figl.
Le tre figlie della prima generazione diventano madri e ognuna di esse figlia due volte, il che dà 6 figl.
Ognuna delle quindici figlie partorisce una volta, dunque 15 femm.
Totale 23 figl.
Che stimando tre femmine ognuna danno come totale per la terza generazione 69 femm.
Il quinto anno, quarto della generazione, la scrofa madre diventa bisnonna e partorisce due volte, ovvero ha due figliate 2 figl.
Queste tre madri diventano nonne e hanno due figliate ciascuna, dando 6 figl.
Le quindici figlie della seconda generazione diventano madri e hanno due figliate ciascuna, il che dà 30 fìgl.
Le sessantanove figlie della terza generazione hanno una figliata ciascuna: 69 figl.
Totale 107 figl.
Che, per 3 femmine ciascuna, danno come totale della quarta generazione 321 femm.
Il sesto anno, quinto della generazione, la vecchia scrofa diventa trisnonna e ha di nuovo 2 figl. Le tre nonne diventano bisnonne e hanno due figliate ciascuna, il che dà 6 figl.
Le quindici madri diventano nonne e hanno due figliate ciascuna, il che dà 30 figl.
Le sessantanove figlie della terza generazione diventano madri e hanno ognuna due figliate, il che dà 138 figl.
Le 321 figlie della quarta generazione hanno una figliata ciascuna il che dà 321 figl.
Totale 497 figl.
Che, per tre femmine ciascuna, danno come totale della quinta generazione 1491 femm.
Il settimo anno, sesto della generazione, la scrofa madre non ha più figliate. Le tre bisnonne della prima generazione diventano trisnonne e hanno ancora due figliate ciascuna, il che dà 6 figl.
Le quindici nonne diventano bisnonne e hanno due figliate ciascuna, il che dà 30 figl.
Le sessantanove madri diventano nonne e hanno due figliate ciascuna, dando 138 figl.
Le 321 figlie della quarta generazione diventano madri e hanno due figliate ciascuna, dando 642 figl.
Le 1491 figlie della quinta generazione hanno ognuna una figliata, dando 1491 figl.
Totale 2307 fìgl.
Che, calcolando tre femmine ciascuna, dà per la sesta generazione 6921 femm.
L’ottavo anno, settimo della generazione, le tre bisavole non vengono più computate. Le quindici bisavole diventano trisavole e hanno ancora due figliate ognuna, il che ci porta a 30 figl.
Le sessantanove nonne diventano bisnonne e figliano due volte ciascuna, dando 138 figl.
Le 321 madri diventano nonne e figliano due volte ciascuna, dando 642 figl.
Le 1491 figlie della quinta generazione diventano madri e hanno ognuna due figliate, che equivalgono a 2982 figl.
Le 6921 figlie della sesta generazione e figliano una volta ciascuna: 6921 figl.
Totale 10.713 figl.
Il che, calcolando 3 figlie, da come totale della settima generazione 32.139 femm.
Il nono anno, ottavo della generazione, le quindici trisavole non vengono più computate. Le sessantanove bisnonne diventano trisnonne e figliano due volte, dando 138 figl.
Le 321 nonne diventano bisnonne e figliano due volte ognuna, il che dà 642 figl.
Le 1491 madri diventano nonne e figliano due volte ciascuna, dando 2982 figl.
Le 6921 figlie della sesta generazione diventano madri e figliano due volte, il che dà 13.842 fìgl.
Le 32.139 figlie della settima generazione figliano una volta ciascuna e hanno 32.139 figl. Totale delle figliate 49.742 figl.
Il che, per tre femmine ciascuna, danno come totale dell’ottava generazione 149.229 femm.
Il decimo anno, nono della generazione, le sessantanove trisnonne non vengono più computate. Le 321 bisavole diventano trisavole e figliano due volte l’una, il che dà
642 figl.
Le 1491 nonne diventano bisnonne e figliano ognuna due volte, equivalenti a 2982 figl.
Le 6921 madri diventano nonne e figliano due volte, il che equivale a 13.842 figl.
Le 32.139 figlie della settima generazione diventano madri e figliano due volte ciascuna, il che equivale a 64.278 figl.
Le 149.229 figlie dell’ottava generazione figliano una volta ognuna, quindi 149.229 figl.
Totale 230.973 figl.
Che a tre femmine l’una dà come totale per la nona generazione 692.919 femm.
L’undicesimo anno, decimo della generazione, le trecentoventuno bisnonne non vengono più calcolate.
Le 1491 bisnonne diventano trisnonne e figliano ancora due volte ciascuna, il che dà 2982 figl.
Le 6921 nonne diventano bisnonne e producono due figliate ciascuna, che equivalgono a 13.842 figl.
Le 32.139 madri diventano nonne e figliano ognuna due volte, vale a dire 64.278 figl.
Le 149.229 figlie dell’ottava generazione diventano madri e figliano due volte ciascuna, il che equivale a 298.458 figl.
Le 692.919 figlie della nona generazione figliano ognuna una volta, ovvero 692.919 figl. Totale delle figliate 1.072.479 figl.
Che a tre femmine ciascuna dà come totale della decima generazione 3.217.437 femm.
N.B.
1. Non si sono affatto contati i maschi, benché si supponga che siano in numero pari alle femmine.
2. Le figliate vengono stimate tutte ad appena sei maialini ciascuna, comprendendo maschi e femmine, benché siano in genere più numerose.
3. Benché le madri, nonne ecc. siano più volte ripetute, esse vengono computate una volta sola, per un totale di 3.217.437, che una volta raddoppiato darà 6.434.874 maiali per la produzione di una sola scrofa in un periodo di undici anni, equivalenti a dieci generazioni, e che facendo cifra tonda e levando 434.874 per incidenti, malattie e una quota in pasto ai lupi, darà un conto di 6.000.000 maiali.
Tutto ciò corrisponde a quanti ve ne possono essere in Francia. Se si spingesse il calcolo fino alla dodicesima generazione ve ne sarebbero tanti quanti l’Europa intera ne possa nutrire, e se solo si continuasse fino alla sedicesima è certo che ve ne sarebbe di che popolare in abbondanza tutta la terra. Caso meraviglioso che deve dunque indurci ad ammirare, e al contempo venerare, la divina provvidenza, giacché avendo essa destinato questo animale all’alimentazione consueta dell’uomo, lo ha reso tanto fecondo che, con ben poco impegno, è assai facile fornirne a tutti, quale che sia il consumo che se ne fa. D’altronde è così semplice da nutrire che chiunque può allevare un maiale e non vi è contadino, per povero che sia, che non possa permettersi di allevarne uno ogni anno, cosa che gli eviterebbe di nutrirsi a pane e acqua per tre quarti dell’anno.
Va inoltre osservato che tutte le specie di pollame che si allevano nei cortili e in campagna sono pressappoco altrettanto feconde, fatti salvi gli incidenti, l’incuria e la stoltezza dei padroni, e perciò è auspicabile che l’accrescimento sia tanto cospicuo quanto lo sarebbe davvero se ad esso si dedicasse ogni possibile cura; eccellente osservazione per le famiglie contadine e per chi si proponga di insediare colonie nei paesi nuovi e ancora incolti.
Fonte: Vauban, La Cochonnerie ou Calcul estimatif pour connaître jusq’où peut aller la production d’une truie pendant dix années de temps, in Les Oisivetés de Monsieur de Vauban, tomo IV, 1843.