la Repubblica, 21 novembre 2014
Il nuovo film di Woody Allen, una vera magia: «Uso trucchi da prestigiatore per beffare la morte. La vita è tragica e senza significato, lo si capisce presto. Dio non esiste. Per sfuggire alla depressione, alla paura, si cerca qualcosa che ci faccia sentire meglio. Alcuni pensano che l’arte sia la risposta: io muoio ma la mia arte vivrà per sempre e altre sciocchezze. I cattolici pensano: io muoio, ma la mia anima vivrà per sempre. Altri cercano nuove strade per il conforto»
Il gelo di New York non aiuta l’umore di Woody Allen. Mentre sugli schermi esce Magic in the moonlight, ambientato in una calda estate provenzale, lui sospira ironico al telefono: «Fa freddo e non mi piace, sto finendo di girare il nuovo film». Nella commedia romantica (domenica al Festival di Torino, in sala il 4 dicembre) l’arrogante illusionista Colin Firth è impegnato a smascherare la seducente medium Emma Stone.
Allen, il suo cinema è pieno di maghi e prestigiatori.
«Sì. Stavolta sono partito dalle gesta di Houdini, famoso per aver smascherato falsi medium. Nell’America anni Venti erano molti: rubavano i soldi alla gente fingendo di comunicare con i morti, predire il futuro, possedere strani poteri. Gli intellettuali e gli scienziati potevano essere raggirati, gli illusionisti no».
Lei era appassionato fin da bambino di trucchi magici.
«Facevo pratica per ore. Mi piacevano la scatola cinese, i trucchi con le carte e tutto l’armamentario. Ero bravo a fare le cose che si fanno quando sei solo. Chiuso in camera a suonare jazz al clarinetto, scrivere, provare giochi con le carte o le monete. Mi piacevano, quando mostravo i giochi agli amici, le reazioni entusiaste. In fondo il regista è un illusionista, usa gli stessi trucchi: convince il pubblico e poi lo sorprende, lo illude che quello che c’è sullo schermo è vero».
Il film suggerisce che l’unica magia della vita è l’amore.
«Fortunatamente quando ci si innamora ci si appassiona. Incontri qualcuno e una piccola magia ti attraversa. La vita è tragica e senza significato, lo si capisce presto. Dio non esiste. Per sfuggire alla depressione, alla paura, si cerca qualcosa che ci faccia sentire meglio. Alcuni pensano che l’arte sia la risposta: io muoio ma la mia arte vivrà per sempre e altre sciocchezze. I cattolici pensano: io muoio, ma la mia anima vivrà per sempre. Altri cercano nuove strade per il conforto».
Perché così scettico sulle religioni?
«Non sono contro la fede individuale. Non ho questo tipo di sentimenti, ma li rispetto. Ma le organizzazioni religiose sono terribili, con i loro precetti, i capi eleganti che sanno quel che Dio vuole fingendo di avere le risposte. Possono essere responsabili di gesti orrendi, ruberie, omicidi».
Quando ha perso le illusioni?
«Molto presto. Ero un bimbo quando ho scoperto che non c’era Babbo Natale e non c’era Dio, nessun uomo con la barba che vegliava sul mondo e aveva creato le cose. Sono cresciuto troppo in fretta. È spaventoso rendersi conto che non c’è nient’altro fuori da te. L’unica cosa che puoi decidere è vivere la tua vita in modo etico, morale. Non perché hai paura di andare all’inferno o c’è qualcuno che veglia su di te. Perché è buono in sé e non per compiacere un’immaginaria figura paterna».
Condivide la fede del suo personaggio nella scienza?
«Sì. Non ha tutte le risposte, ma è il meglio che l’uomo possa fare. La scienza ci procura le medicine, la tecnologia, lo sciacquone del bagno... Ci fa capire cos’è l’universo, da dove veniamo. E c’è un progresso costante di invenzioni e scoperte che ci aiutano a vivere una vita migliore. Le risposte più giuste che può fornire la razza umana le ha trovate la scienza».
Quali sono i momenti magici della sua vita?
«Quando incontro qualcuno e m’innamoro, quando i bambini fanno qualcosa che mi stupisce, quando suono. Quando guardo una partita ho momenti di estasi. Ma so che sono piccole oasi nel deserto della tragedia. Ci sono momenti della vita che sono meravigliosi, la vita non lo è. È un deserto pieno di polvere, esplosioni, morte, violenza. Il meglio che puoi fare è godere dei fuggevoli momenti di meraviglia, perché la vita va avanti, che tu voglia o no».
Il consenso di Obama, che lei ha sempre sostenuto, è ai minimi storici.
«Penso che sia una vergogna per gli Stati Uniti. Obama è un grande presidente. Intelligente, onesto, perbene. Ha avuto l’incarico in un momento terribile sul fronte economico e internazionale. Ha fatto qualche errore, come tutti. Ma lo voterei ancora, se si candidasse».
Perché la gente gli ha voltato le spalle?
«Penso che il suo staff abbia perso la guerra mediatica. Non ha saputo esaltare le cose buone che aveva fatto in materia di sanità, istruzione, ambiente. Lo scrittore Henry Louis Mencker diceva che il pubblico americano non è mai stato esempio di buone scelte. Coloro che Obama ha aiutato ora gli sono contro perché non capiscono che dai prossimi non avranno benefici ma ferite. Obama sarà molto rimpianto. E se non avesse avuto un’opposizione repubblicana così feroce, avrebbe fatto cose meravigliose per il nostro paese».