Valentina Farinaccio, il Venerdì 21/11/2014, 21 novembre 2014
SORPRESA, ABBIAMO IMPARATO L’INGLESE
ROMA. Yes they can, anche gli italiani possono imparare l’inglese. In barba a decenni di pigrizia, di discorsi fatti a gesti, di uaz ior neim e ai dont spik inglish, arriva dalla Kaplan International English, azienda americana che organizza corsi d’inglese in tutto il mondo anglofono, il dato che ci riscatta (almeno un poco): gli italiani si sono messi a studiare. I punti salienti del sondaggio, realizzato su un campione di seimila studenti, sono due: il primo è che l’Italia è il Paese da cui si parte di più per andare all’estero a imparare l’inglese (fra il 2010 e il 2014 è aumentato del 30 per cento il numero di corsi d’inglese, in Paesi anglofoni, acquistati dagli italiani); il secondo è che siamo più bravi di francesi, spagnoli, russi e tedeschi, addirittura al primo posto nella padronanza della lingua. Sembra impossibile, vero? In parte lo è. Perché il nostro primato, così come immortalato da Kaplan analizzando i risultati dei test proposti per accedere ai propri corsi, riguarda due soltanto dei livelli formativi convenzionalmente previsti nelle scuole d’inglese: l’intermediate (intermedio) e l’upper intermediate (intermedio superiore). La Kaplan International English ha in pratica rilevato che ben il 36,4 per cento degli italiani raggiunge una preparazione di livello intermediate (anche conosciuto come B1), rispetto a una media europea del 31 per cento, mentre, nel caso del livello intermedio superiore (o B2), solo i tedeschi riescono a sorpassarci.
Matteo Fabbi, coordinatore marketing Italia di Kaplan, dice: «Il dato è significativo perché fino a pochi anni fa gli italiani si attestavano su livelli molto più bassi. Hanno capito, forse anche a causa della crisi e della mancanza di lavoro, che l’inglese è uno strumento, e si stanno attrezzando con l’obiettivo di cercare lavoro all’estero». Tullio De Mauro, linguista, conferma: «Andiamo incontro a un’enorme diaspora, una perdita di persone giovani, un regalo che stiamo facendo agli altri Paesi. Il sistema scolastico non è all’altezza, così gli italiani si stanno affidando al fai da te. Spero si arrivi un giorno, semmai dovesse realizzarsi realmente quell’idea di Comunità Europea che oggi è nient’altro che un accrocco di Paesi, all’utilizzo di una lingua comune. Qualunque essa sia, purché faccia da collante fra le persone».
Di certo siamo ancora lontani dal parlare fluently la lingua della regina Elisabetta (tedeschi e spagnoli sono i più bravi), ma abbiamo capito che il minimo sindacale, almeno quello, ce lo dobbiamo garantire; perché è la conoscenza dei livelli B1 e B2 il requisito senza il quale a un colloquio di lavoro, in qualunque posto del mondo, è meglio non presentarsi affatto. Did you get it?