Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri pomeriggio l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il debito greco a livello spazzatura. Tecnicamente: da BBB+ a BB+ quello a lungo termine, da A-2 a B quello a breve. Nello stesso tempo ha ridotto quello portoghese a un gradino appena superiore a quello greco. Su tutti e due i debiti ha annunciato un outlook negativo, il che significa che il giudizio dell’agenzia può ancora abbassarsi. In pratica, quelli di Standard & Poor’s hanno avvisato il mondo che gli stati greco e portoghese, una volta ricevuti dei soldi in prestito, non riusciranno a restituirli. Intanto il ministro delle Finanze Giorgio Papacostantinou faceva sapere che la Grecia non trova più capitali sul mercato e che, se non si fa qualcosa, non sarà in grado di restituire gli 8,5-10 miliardi di euro in scadenza il 19 maggio. Mentre le borse precipitavano (piazza Affari ha perso il 3,1%, Madrid il 4,1, Lisbona il 5,3, Atene il 6), il governatore della Banca centrale, Jean-Claude Trichet, cercava di rassicurare gli investitori dichiarando alle agenzie che un default sui titoli di stato della Grecia o di qualunque altro paese dell’eurozona era “fuori questione”.
• Se capisco bene, ieri si è appurato che la Grecia, il 19 maggio, non sarà in grado di pagare i suoi debiti.
Per capirci fino in fondo: lei, come tutti noi, avrà dei bot a tre, sei o dodici mesi. Ecco, metta che lo Stato italiano dichiari che non è in grado di rimborsarle quelli che scadono il prossimo mese. la situazione di Atene.
• E come si fa?
La restituzione dei bot in scadenza si finanzia emettendo altri bot. un giro infernale, e da sempre si sa che non può durare in eterno. Infatti, sarebbe bene «rientrare dal debito», cioè cominciare, da un certo momento in poi, a diminuire il numero di bot emessi. Per far questo ci vogliono sacrifici, spendere o sprecare di meno, e dedicare una parte della propria finanza a pagare quello che si deve al prossimo. Alla fine sono princìpi semplici. Senonché la Grecia si trova ora alla resa dei conti: non ha i soldi per le rate del 19 maggio. Poiché i suoi titoli (bond) sono in euro, la questione riguarda anche gli altri 15 paesi dell’area euro. I quali si sono impegnati a prestare subito alla Grecia 30 miliardi per permetterle di affrontare le scadenze del 2010. Ci sono però due problemi. Il concetto di “subito”, in Europa, è molto relativo: poiché non esiste a livello Ue un’istituzione capace di prendere una decisione come questa, bisogna che i Parlamenti di tutti i paesi approvino ciascuno una legge che autorizza il governo a erogare i soldi pro-quota. una procedura lunga, forse troppo lunga per la situazione di Atene. Il secondo problema è la Germania. La Germania non vuole che si prendano decisioni prima del 9 maggio.
• Perché?
Per le elezioni in Nordreno-Vestfalia. Sondaggi diffusi ieri hanno fatto vedere che il 57 per cento dei tedeschi non vuole che la Grecia sia aiutata. Le elezioni per la Merkel si presentano molto difficili già così. Se prendesse una misura impopolare come quella di dar soldi ai greci (la quota tedesca è di 8,3 miliardi), la consultazione si trasformerebbe probabilmente in una catastrofe.
• E’ possibile che il giudizio di un’agenzia di rating determini questo sconquasso?
Le agenzie di rating esistono apposta per valutare la solvibilità dei grandi debitori. Sono anzi state rimproverate per aver fatto male questo lavoro al tempo dei mutui subprime. E poi, guardi, persino i giornali hanno scritto che la Grecia non sarà in grado di pagare il suo debito. I giornali hanno scritto che se le arrivano questi 30 miliardi dall’Europa e altri 15 dal Fmi, pagherà le rate per uno o due anni e poi chiederà di “ristrutturare”: cioè di pagare di meno e in più tempo.
• Perché tutto questo riguarda l’euro? Si sente dire che è in crisi la nostra moneta…
Si tratta di stabilire se l’euro, questa valuta che sintetizza 16 vecchie monete, somiglia più alla dracma o al marco. Se un soggetto-euro non fa fronte al suo debito, allora l’euro somiglia di più alla dracma. Quindi è sopravvalutato. Quindi bisogna venderlo e comprare magari dollari. L’ideale sarebbe di permettere alla Grecia di uscire dall’area euro e di far risorgere la dracma. Ma non si può: appena annunciasse di volersene andare, i conti greci all’estero (in euro) sarebbero bloccati, per garantire i creditori. Pur facendo circolare la dracma, il debito estero di Atene resterebbe in euro. Uno scernario terribile. Sarebbe possibile invece l’uscita della Germania, e la rinascita del marco. Non è detto che, magari prima del 9 maggio, non succeda. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/4/2010]
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