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 2010  aprile 28 Mercoledì calendario

LE COLPE DELLA CRISI

Prestiamo attenzione a quanto ci fa sapere la Sottocommissione permanente d´inchiesta del Senato: il suo lavoro sulla crisi finanziaria sta iniziando ad assomigliare sempre più alla versione del XXI secolo delle udienze della Commissione Pecora, che contribuì a spianare la strada ai regolamenti finanziari del New Deal. Negli ultimi giorni alcuni scandalosi messaggi di posta elettronica scambiati a Wall Street e resi noti dalla Sottocommissione sono finiti con grossi titoli sui giornali. E questa è la buona notizia.
Quella cattiva è che la maggior parte dei titoli sui giornali si riferisce alle e-mail sbagliate. Quando gli impiegati di Goldman Sachs si vantavano dei soldoni che avevano intascato mandando in cortocircuito il mercato immobiliare, ciò che facevano non era certo gradevole, ma non per questo commettevano qualcosa di illegale.
No, i messaggi di posta elettronica sui quali si dovrebbe convogliare l´attenzione generale sono quelli spediti dai dipendenti delle agenzie di rating, che elargivano valutazioni con tripla A - pari alla massima solvibilità - ad asset di dubbio valore per centinaia di miliardi di dollari, e pressoché tutti si sono rivelati essere tossici. No, non sto affatto esagerando: il 93 per cento delle obbligazioni garantite da mutui subprime valutati con una triplice A ed emessi nel 2006 è risultato adesso declassato a titolo spazzatura.
Ciò che quei messaggi di posta elettronica rivelano è un sistema profondamente corrotto. Un sistema, oltretutto, che la riforma finanziaria proposta e al momento al vaglio del Senato non sarebbe in grado di correggere.
Le agenzie di rating iniziarono le loro attività occupandosi di ricerche di mercato, in particolare rendendo disponibili a pagamento valutazioni sulla posizione debitoria societaria. Alla fine, in ogni caso, si tramutarono in qualcosa di completamente diverso: divennero aziende ingaggiate da chi vendeva i debiti per apporre ai medesimi un sigillo di approvazione. Questi sigilli di benestare sono arrivati a rivestire un ruolo determinante nel nostro intero sistema finanziario, specialmente per investitori istituzionali disposti a comperare obbligazioni solo e soltanto qualora abbiano ricevuto l´ambitissimo rating "AAA".
In superficie il sistema appariva dignitoso e rispettabile. Il fatto è, invece, che ha scatenato enormi conflitti di interesse: le imprese emittenti di titoli di debito potevano scegliere di servirsi di varie agenzie di rating. In pratica, potevano orientarsi a fare affari con qualsivoglia agenzia più verosimilmente portata a concedere loro un verdetto favorevole, o al contrario minacciare di smettere di fare affari con le agenzie che cercavano di compiere un po´ troppo a fondo il loro dovere. In retrospettiva, diventa fin ovvio comprendere come questo meccanismo abbia potuto corrompere l´intero processo.
E così, di fatto, è stato. La Sottocommissione del Senato ha incentrato le proprie indagini sulle due agenzie di rating più importanti, Moody´s e Standard&Poor, e ciò che ha portato alla luce finora conferma i nostri peggiori sospetti. In un messaggio di posta elettronica, per esempio, un impiegato di S&P spiega che un certo appuntamento si rende indispensabile «per discutere i criteri di aggiustamento» necessari a valutare i titoli garantiti da proprietà immobiliari «a causa del pericolo attuale di perdere contratti». In un altro messaggio il mittente si lamenta di dover «falsificare le cifre dei subprime e delle A per tutelare la quota di mercato». palese che le agenzie di rating hanno distorto le loro valutazioni per accontentare i clienti.
Queste valutazioni fasulle, a loro volta, hanno contribuito a far sì che il sistema finanziario si accollasse molti più rischi di quanti potesse gestirne con relativa sicurezza. Paul McCulley di Pimco di recente ha descritto la situazione in questi termini: «La crescita esplosiva del sistema bancario ombra è equiparabile a una mano invisibile che dà una festa, una festa a base di cocktail e alcolici a iosa, nella quale non vige alcuna regola, mentre le agenzie di rating porgono a tutti falsi documenti di identità».
Che cosa possiamo fare per evitare che una cosa del genere si ripeta? Il disegno di legge per la riforma del sistema finanziario al vaglio del Senato cerca di disporre qualcosa per ciò che concerne le agenzie di rating, ma tutto sommato lo fa in modo carente. L´unico emendamento che potrebbe lasciare il segno è quello che renderebbe più facile intentare causa contro le agenzie di rating qualora queste si dedicassero a «un comportamento consapevolmente irresponsabile e scorretto». Di certo, però, non è abbastanza.
Ciò che serve davvero è un drastico cambiamento nel sistema degli incentivi di coloro che sono addetti a effettuare i rating. Un´idea di ciò che potrebbe funzionare è la proposta elaborata da Matthew Richardson e Lawrence White della New York University, che suggeriscono di varare un sistema nel quale le aziende che emettono bond continuino sì a pagare le agenzie di rating che danno una valutazione ai loro bond, ma nel quale a decidere quale agenzia di rating debba ottenere l´incarico sia la Sec, la Securities and Exchange Commission, e non la società emettitrice stessa.
Non condivido appieno questa proposta, ma non fare nulla non è un´opzione. forse rassicurante dare a intendere che la crisi finanziaria sia stata provocata da nulla più che qualche errore commesso in buona fede. Ma non è andata così: in buona parte la crisi è stata provocata da un sistema corrotto. E le agenzie di rating hanno rivestito un ruolo rilevante in questa corruzione.
© 2010, The New York Times Traduzione di Anna Bissanti