Salvatore Carrubba, Il Sole-24 Ore 28/4/2010;, 28 aprile 2010
LA TESI FRANCESE SUGLI IMMIGRATI
Il centrosinistra dovrebbe rompere il silenzio sugli emendamenti presentati dalla Lega Nord alla conversione del Dl incentivi. Tre i punti su cui ragionare.
No categorico a vincolare le aziende beneficiarie di incentivi pubblici all’assunzione prioritaria di personale con cittadinanza Ue. Per due ragioni: una di diritto (la Ue riconosce pari trattamento ai migranti che hanno fatto ingresso negli stati membri), una di convenienza (cresce il ricorso a contratti diversi dal tempo indeterminato anche per lavoratori extracomunitari). In alternativa, si potrebbe imporre alle imprese beneficiarie di incentivi la presentazione di piani di sviluppo ad apposite commissioni locali, con più poteri di legge rispetto agli attuali tavoli di sviluppo, che valutino i risultati in termini di impatto socioeconomico.
L’emendamento che obbligai commercianti extracomunitaria certificare la conoscenza della lingua italiana favorisce un altro tipo di illegalità: il business delle false certificazioni.
Infine,l’emendamento che dà facoltà alle regioni di imporre insegne dei negozi scritte in una lingua della Ue o in dialetto.
Una proposta più ragionevole potrebbe essere di lasciare inalterata la normativa per le insegne scritte o in italiano o in una delle tre principali lingue della Ue.
Marco Lombardi
email • Il lettore critica puntualmente tre proposte della Lega sull’immigrazione invitando la sinistra a farsi sentire. una posizione più che rispettabile, che dovrebbe tuttavia spingersi a invocare politiche migratorie efficaci e coerenti alla realtà dei fatti. Proprio a questo richiama un libro ( Les yeux grands fermés, edizioni Denoël) che sta suscitando un dibattito vivacissimo in Francia. L’ha scritto una demografa, Michèle Tribalat, che vuole demolire i troppi luoghi comuni che impediscono un’analisi fattuale del fenomeno. La studiosa si rivolge al suo paese, ma molte osservazioni potrebbero essere condivise anche fuori dalla Francia: in particolare, la Tribalat dimostra quanto sia debole la tesi dell’apporto economico degli immigrati alla formazione della ricchezza dei nostri paesi. Tesi scomode, riconosce lei stessa, che però hanno il merito di richiamare sia la politica che l’informazione a esaminare i numeri, i flussi, le tendenze, rifuggendo dalla costante tentazione di rifugiarsi nei sentimenti e negli "apriorismi ideologici": quelli che poi impediscono di elaborare politiche sensate, inseguendo il doppio miraggio, da un lato, di frontiere senza barriere; dall’altro, di fortezze invalicabili.