Federico Fubini, Corriere della Sera 28/04/2010, 28 aprile 2010
L’FMI E L’EUROPA ORA PREPARANO UN SALVATAGGIO DA CENTO MILIARDI
Quando con ogni probabilità sabato si alzerà il velo sulla sua versione definitiva, il pacchetto per la Grecia includerà una sorpresa. I prestiti messi a disposizione di Atene non saranno di 45 miliardi su un anno come discusso fin qui, ma del doppio o anche più e per la durata di tre anni: una somma compresa fra gli 80 e i 100 miliardi di euro, con forti probabilità che l’ammontare finale si collochi nella parte alta di questo ventaglio di opzioni.
quello che il numero due del Fondo monetario internazionale, l’americano John Lipsky, definisce con metafora militare un intervento con «forza schiacciante»: nelle intenzioni, così massiccio da impressionare i mercati e imporre la calma fin dall’annuncio. Più di due terzi dei fondi sarebbero assicurati come prestiti bilaterali dei Paesi europei, mentre il resto spetterebbe all’Fmi. Si tratta di un aiuto senza precedenti per uno Stato, perché mai prima un’economia avanzata che fa parte dell’euro e dell’Ocse era arrivata sull’orlo dell’insolvenza. Anche senza stimare il contagio nell’area-euro e sul sistema bancario, il default di Atene coinvolgerebbe un volume di debito quattro volte superiore a quello argentino nel 2001. Per questo ai recenti incontri al G20 di Washington, il segretario al Tesoro americano Tim Geithner è stato pressante: il salvataggio dev’essere rapido e deciso – ha fatto sapere’ perché il precedente del crac di un Paese dell’Ocse può rendere più oneroso l’indebitamento per tutti gli altri nel club, Stati Uniti inclusi.
Nelle condizioni attuali, prestiti su tre anni ormai erano inevitabili. Malgrado il salvataggio quasi sicuro sul 2010, ieri i titoli greci in scadenza nel 2012 rendevano il 15%: un segnale che il mercato si prepara a un «default» non appena il primo ciclo di aiuti sul primo anno dovesse scadere. Ma l’intervento con «forza schiacciante», richiesto dall’Fmi e contrastato fin qui soprattutto dalla Germania, arriverà solo in cambio di precise contropartite. L’impegno di Atene a ridurre il deficit del 4% del prodotto interno lordo nel 2010 non basta più. In questi giorni il governo di George Papandreou sta negoziando nuove misure strutturali fino al 2012 e oltre, fra le quali alcune capaci di alimentare la protesta di piazza: nella lista figurano anche un intervento sulle pensioni e un piano di privatizzazioni delle infrastrutture.
L’Fmi, i negoziatori europei e quelli di Atene stanno lavorando per firmare la lettera di intenti sul piano entro sabato. L’accordo sarebbe arrivato prima, si osserva, se solo l’amministrazione greca fosse riuscita a calcolare rapidamente l’impatto di alcune delle misure in discussione. Dopo sabato dovrebbe poi arrivare l’accelerazione decisiva. Nel week-end, il consiglio d’amministrazione del Fondo dovrebbe dare via libera al piano e dalla prossima settimana partirebbero i primi prestiti degli europei.
Il governo di Berlino è deciso ad aspettare il voto regionale in Nord Reno-Westfalia del 9 maggio prima di muoversi; ma Italia, Francia e Spagna sono decise a non aspettare la Germania. Ai primi esborsi per il salvataggio potrebbero dunque mancare solo quattro o cinque giorni di mercato. E la ragione di tanta fretta si capisce: da domani fino a fine di maggio, i governi di Spagna, Portogallo, Irlanda e anche dell’Italia devono tornare sui mercati per raccogliere in totale prestiti per più di 50 miliardi di euro. Farlo sullo sfondo del panico di questi giorni, potrebbe costare loro di più di qualunque salvataggio per Atene.
Federico Fubini