Marco Politi, il Fatto Quotidiano 28/4/2010;, 28 aprile 2010
UN OSSERVATORIO PER PARROCCHIA
(per vedere domande e risposte aprire il frammento) - Un osservatorio in ogni diocesi
e parrocchia per contrastare
abusi ai minori: è il
’modello inglese” che indica
il direttore dell’Osservatore Romano,
Giovanni Maria Vian.
Nell’anno più drammatico per il
pontificato ratzingeriano Vian sottolinea
che i ”viaggi a Malta e in
Portogallo hanno confermato la linea
chiarissima del Papa”.
Come riassumere la strategia
di Benedetto XVI?
Vicinanza alle vittime, anzitutto.
E poi l’importanza della purificazione
dal peccato, con la sottolineatura
che il perdono non
sostituisce la giustizia e che bisogna
collaborare con le autorità
civili. Cosa mai impedita dal
diritto canonico.
Lo stato d’animo del Papa?
Con parole meditate ha espresso
vergogna, dispiacere, dolore
.
Si può fare di più?
Mons. Scicluna, promotore di
giustizia (procuratore generale)
alla Congregazione per la Dottrina
della fede, ha preannunciato
in un’intervista ad Av v e n i re che le
disposizioni sugli abusi, emanate
a suo tempo dal cardinale Ratzinger,
sono in via di revisione.
Per renderle ancora più efficaci.
A ogni rivelazione c’è tra i
prelati chi agita lo spettro del
complotto giornalistico.
Nessuna cospirazione della
stampa. Ma è indubbio che vi sia
stata una campagna mediatica,
iniziata in occasione della preparazione
dell’incontro del Papa
con i vescovi irlandesi. Eppure
già dal 2006 Benedetto XVI aveva
chiesto loro di prendere in
mano la situazione degli abusi.
Resta infelice l’uscita del
cardinale Sodano sul
’chiacchiericcio”m e d i a t i c o.
Il cardinale Sodano intendeva
esprimere solidarietà al Papa in
nome dei cardinali e dei sacerdoti
tutti. Ha ripreso una parola
generica usata dal pontefice la
Domenica delle Palme e su questa
si accentrata una ricerca ossessiva
dei media.
Per Papa Ratzinger, intanto,
cala vertiginosamente il
consenso.
Nei viaggi del pontefice vedo un
consenso che va al di là del mondo
cattolico. L’ho riscontrato a
Lisbona ed era impressionante anche in Cechia – specialmente
nell’incontro con il mondo della
cultura nel Castello di Praga ”
dove l’85 per cento della popolazione
è agnostica
Non siete preoccupati dei
sondaggi, che lo danno al 46
per cento?
Sono dati relativi, dipende da come
sono poste le domande. La
predicazione di un vescovo non
è quella di un politico, che cerca
voti: non deve essere condizionata
da sondaggi più o meno attendibili.
A tanti appare freddo.
Non è vero. Forse appare così
per una società dello spettacolo,
abituata ad ascoltare poco e a
concepire la comunicazione solo
per immagini. Invece il messaggio
di Benedetto XVI va
ascoltato attentamente. E’ la
predicazione di un pontefice
che vuole spiegare i fondamenti
della fede in termini laici.
Ma quante crisi nel
pontificato. A partire
dall’incidente di Ratisbona.
Quella citazione dell’imperato -
re bizantino Manulele Paleologo
non era un infortunio. Voleva
porre il problema dell’uso violento
della religione. Abbiamo
assistito ad una crisi mediatica,
c’era lo zampino di agenzie internazionali
che incitano allo
scontro di civiltà.
Allora il rapporto con
l’Islam?
Benedetto XVI è per il dialogo inter-
religioso, il dialogo fra le culture,
partendo da questioni reali.
Come togliere alla violenza
pretesti pseudoreligiosi? Come
garantire il ruolo della donna, i
diritti della persona, la libertà religiosa?
Il frutto di Ratisbona è
stato poi un ulteriore avvicinamento
all’Islam.
Difende anche il caso
Williamson?
Certo si è verificato un intoppo.
Però nel giro di tre ore ho scritto
un editoriale per spiegare che la
revoca della scomunica ai quattro
vescovi lefebvriani era un gegesto
di misericordia, non significava
perdono per le tesi negazioniste.
La Santa Sede su questo
punto è sempre stata chiara: il
negazionismo è un’ignominia
storica, disonora la memoria di
milioni di vittime. Anche allora
c’era chi voleva soffiare sul fuoco
e far fallire il viaggio papale in
Terrasanta.
La frase sull’Aids ha suscitato
proteste nell’Europa intera.
Il Papa pensava che i media capissero
il senso del suo discorso.
Anche all’Oms sanno che per
combattere l’Aids distribuire
preservativi è diseducativo. Si rischia
di banalizzare la terribile
piaga. Il Papa voleva sottolineare
l’importanza umana del sesso
per non abbandonarlo ai meccanismi
perversi di interessi economici
e neocolonialisti.
Sempre colpa della stampa?
Forse il Papa si fida troppo dei
media. Si aspetta interlocutori
non in malafede e all’altezza del
suo livello intellettuale.
La maggioranza degli
osservatori accusa il Vaticano
di carenza nella
comunicazione .
Si può migliorare. Molto è già
stato fatto. Alla fine, però, le
tempeste mediatiche hanno fatto
capire meglio le vere intenzioni
della Chiesa.
Che bilancio fare del
pontificato?
Cinque anni di continuità con la
grande Tradizione cattolica, che
comprende il Vaticano II e la sua
applicazione, lungi dall’es -
sere completata. I grandi concili
provocano a volte sconquassi e
c’è bisogno di decenni perché
siano assimilati. Benedetto XVI
si sta confermando come un
grande Papa nella continuità.
In Italia crolla il consenso alla
Chiesa. ”Nasconde gli
abusi”, dicono i sondaggi.
La Santa Sede ha indicato una linea
molto chiara. Tocca ai vescovi
e alle conferenze episcopali
tradurla nel concreto. La presidenza
della Cei ha espresso la
sua adesione e lo ha dimostrato
con l’evento del 16 maggio.
Dove si è parlato molto
di Papa e poco di
vittime .
Scopo principale era mostrare
la vicinanza del mondo
cattolico al Papa. Ma c’è stata
la preghiera per le vittime prima
dell’intervento del pontefice. Per
la Santa Sede la prima preoccupazione
è per le vittime.
Il racconto di un abusato
apparirà sull’Osser vatore?
Non credo sia nostro compito né
credo sia avvenuto in altre nazioni
sui media cattolici. Penso che non
sia giusto dare troppo spazio al
male.
A Malta hanno potuto parlare
alla stampa in arcivescovado.
E’ un esempio. Un altro esempio
lo stanno dando i vescovi di Inghilterra
e Galles che hanno istituito
in ogni diocesi e molte parrocchie
una task force – cui partecipano
molte donne – per sorvegliare e
prevenire abusi. La Chiesa è l’uni -
ca istituzione al mondo, che stia
facendo seriamente i conti con il
fenomeno”.