Carola Uber, Chi, n. 17, 28/04/2010, pp. 76-80, 28 aprile 2010
Su Gabriele Lavia e Monica Guerritore
Gabriele Lavia torna in scena, dopo 11 anni di distacco artistico, con l’ex compagna Monica Guerritore nella pièce Danza di morte, fotografia spietata e ironica di Strindberg del naufragio di uno (o del) matrimonio. *** La coppia è stata legata dal 1981 al 1999. «Nonostante la separazione non ci siamo mai persi del tutto, avendo due figlie. All’inizio è stata dura. Poi, quando non l’ho amato più, ho ritrovato l’uomo che amavo». *** «Ho fatto di tutto per non separarmi, ma lei è cocciuta… Penso che il matrimonio sia una cosa molto seria, dura, per niente divertente. Se, se però uno lo contrae, deve sapere che è vita. Io, prima di lei, avevo già una moglie, un figlio e non mi sono mai perdonato di averlo lasciato. I figli non si lasciano». Anche se non si va d’accordo? «E allora? Io dei miei genitori ricordo solo le liti: tutta la vita, senza pudore. E oggi gliene sono grato, perché al vita è quella, non è la casa di barbie: è lei che vi ha rovinato. La vita non è una cosa meravigliosa. Nella migliore delle ipotesi è antipatica. Nelle peggiori, un inferno. Che bisogna essere felici è un’invenzione della psicanalisi. Io rivendico il mio diritto a essere infelice!» (Gabriele Lavia). *** Monica Guerritore di Gabriele Lavia: «Atteggiamento da maestro, la sua voce, la maniacalità, la precisione e il fatto che pensi che le donne siano, in genere, un po’ sceme facevano sì che alla fine non andassi mai bene. Per un po’ ha funzionato, perché la mia unica preoccupazione era non deluderlo, poi ho cominciato a non farcela più». Ma pensa veramente che le donne siano sceme? Lavia: «Credo che non abbiamo tanto il dono della comprensione, mentre riconosco loro un intuito superiore: ci prendono quasi sempre. Poi, però, non capiscono il perché delle cose…»