(e. occ.), la Repubblica 28/4/2010, 28 aprile 2010
IL DE PROFUNDIS DELLE AGENZIE DI RATING APRE LE PORTE ALLA SPECULAZIONE - ROMA
«Quella greca è ancora un´economia abbastanza chiusa. Per cui appaiono molto limitate le possibilità di recuperare rapidamente le quote del mercato internazionale che le sarebbero necessarie per risollevarsi». Se non fosse stato abbastanza chiaro il messaggio che Standard & Poor´s ha lanciato alla Grecia abbassandone brutalmente la valutazione al livello dei junk-bond, ci hanno pensato David Beers e Frank Gill -i due capi del sovereign rating, globale ed europeo - ad affondare il coltello.
«Nessuno è in grado di dire con sicurezza se i fondi promessi dall´Europa e dall´Fmi, che oltretutto aumenteranno di sicuro, serviranno a stabilizzare le finanze del Paese». Insomma, un de profundis senza speranze quello pronunciato ieri sera, dopo la chiusura dei mercati, da Beers e Gill in teleconferenza con analisti e giornalisti di tutto il mondo.
I due senior manager non hanno lasciato spazio ad equivoci né a speranze: «Sulla base dei nostri calcoli più recenti, il Pil della Grecia resterà praticamente piatto per tutto il periodo 2009-2016, e il livello nominale non riprenderà il livello del 2008 prima del 2017». Non basta: «Il piano di risanamento fiscale metterà ulteriori pressioni sul sistema finanziario e industriale, con un aumento delle passività bancarie. Il rapporto debito pubblico/Pil raggiungerà il 124% nel 2010 e il 131% nel 2011». Infine, la stangata: «Le prospettive economiche della Grecia rendono la solvibilità non più compatibile con un livello di rating da investimento».
Insomma, il governo di Atene esce a pezzi dalla "analisi riveduta" dell´agenzia. Sono proprio le opzioni politiche ad essere limitate «dal progressivo indebolimento delle prospettive di crescita». Un giudizio di inusitata severità che segue quello, per la verità più temperato, espresso cinque giorni fa da Moody´s, che aveva a sua volta abbassato il rating della Grecia ma senza spingersi al livello junk: l´aveva portato ad A3, che è l´equivalente dell´A - di S&P´s, cioè ancora tre gradini più in su degli "inferi" dove invece la stessa S&P´s ha spedito ieri la Grecia abbattendo il suo "grado" fino a BB+ (per il lungo termine, quello che conta di più). Anche nel suo comunicato, Moody´s aveva detto che «il deteriorarsi dell´ambiente macroeconomico e finanziario stanno rendendo considerevolmente più difficile continuare ad aderire al programma di risanamento», ma almeno aveva riconosciuto che il governo «ha iniziato ad implementare il suo progetto di salvataggio». Peraltro, Moody´s aveva già "downgradato" la Grecia nel dicembre scorso, abbassandola da A1 ad A2. Né potrebbe essere finita qui: l´outlook rimane negativo, il che, ci hanno confermato ancora ieri dagli uffici di Londra di Moody´s, implica una chance del 50% di ulteriore abbassamento entro 12-18 mesi.
Insomma, un disastro, quello certificato dalle due agenzie di rating. Che hanno un´influenza decisiva sui mercati ma non convincono del tutto alcuni degli economisti più prestigiosi. Lorenzo Bini Smaghi, del board della Bce, aveva criticato i "guru" di Moody´s e S&P´s pochi giorni fa: li aveva accusati di aspettare le reazioni dei mercati, che sono pessime in questi giorni stando agli spread, e di agire di conseguenza, invece di valutare nel merito se le proposte di risanamento, sia quelle interne che quelle internazionali (il piano di salvataggio Ue-Fmi) siano affidabili. Il tutto avrebbe lasciato campo libero alla speculazione. Un´accusa non diversa da quella che le stesse agenzie si sono tirate dietro quando è esplosa la crisi americana.