Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 28/04/2010, 28 aprile 2010
I FREGI VEGETALI CHE IGNORARONO COLOMBO
Una curiosità della mostra è rappresentata dalle venti bordure con fregi vegetali che incorniciano i singoli arazzi e che raffigurano una gran quantità di piante, tutte rigorosamente coltivate nelle regioni del Mediterraneo già in epoca classica e spesso ancor prima in Egitto, mentre risultano escluse la varietà, già note, introdotte dall’America. Secondo Loretta Dolcini la ricchezza di questi festoni voleva celebrare la figura di Cosimo I come portatore di una rinnovata Età dell’oro, di abbondanza e fertilità, ed esaltare il collegamento tra Cosimo e Giuseppe «il nutritore».
Ci sono in abbondanza mele e pere, fichi e grappoli d’uva. Troviamo la melanzana, la cui coltura era diffusa soprattutto in Egitto, il corbezzolo annodato in mazzi insieme al melograno, molte specie di zucche, ma non le varietà importate da Colombo. Compaiono il melone e il cetriolo, collegati nel mondo greco al significato di resurrezione e salvezza; l’arancio e il cedro, simbolo di fertilità; i rami di quercia e le capsule di papavero, legati entrambi al culto di Cerere; il pino sempreverde e incorruttibile. In alcuni arazzi c’è la castagna, considerata ghianda divina e simbolo di castità. La ciliegia, introdotta in Italia all’inizio dell’era cristiana dalla Turchia, compare soltanto nell’arazzo con il Faraone che accetta Giacobbe nel regno (l. col.)