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 2010  aprile 28 Mercoledì calendario

A NOI LE GENERALI: IL DUCE CONTRO HITLER PER IL LEONE

Nel romanzo che racconta la storia delle Generali, la più grande compagnia di assicurazioni italiana e una delle nostre multinazionali, c’è anche questo: lo scontro fra la Repubblica di Salò e i rappresentanti del Reich in Italia per il governo del Leone. La racconta Monica Fioravanzo, che insegna Storia contemporanea a Padova, in Mussolini e Hitler. La Repubblica sociale sotto il Terzo Reich (Donzelli, pagine 215, 16). Una pagina che prova una volta di più quanto il Leone di Trieste sia forziere e patrimonio nazionale.
Particolare poi per la storia stessa delle Generali: costituite il 26 dicembre 1831 con i capitali provenienti prevalentemente da famiglie ebraiche triestine, hanno avuto tra i fondatori-promotori Giuseppe Lazzaro Morpurgo e come primo presidente Giovanni Cristoforo Ritter de Zahony, tedesco protestante. Nello scontro sulle Generali tra il ministro delle Finanze della Rsi, Domenico Pellegrini Giampietro, e Friederich Rainer, commissario supremo dell’Adriatisches Küstenland, una delle zone d’operazione che rispondevano direttamente a Hitler, c’è dunque tutto ciò che può riguardare l’intera story della compagnia.
Tutto ha inizio per un motivo semplice: la politica tedesca «fu volta fin dall’inizio a sfruttare le risorse italiane». Così, il 29 giugno 1944 Pellegrini Giampietro invia a Rudolf Rahn, plenipotenziario del Reich in Italia, una lettera di protesta contro il veto posto da Rainer alla presa di servizio di Francesco Scassellati, che il 5 giugno era stato nominato commissario straordinario delle Assicurazioni per la sede di Trieste. Rainer dice di no, in base alla sua ordinanza del 29 aprile con la quale si è attribuita la sorveglianza delle compagnie operanti nel Litorale Adriatico. Il ministro della Rsi ribatte che le Generali sono attive «in tutto il territorio italiano». Nessuna risposta. Così come alla lettera di luglio del sottosegretario agli Esteri di Mussolini. Che replica in agosto. Ed ecco l’ambasciata tedesca inviargli per conoscenza la lettera scritta dal console generale Moellhausen a Pellegrini Giampietro. Nella quale si definisce «sorprendente» la nomina di un «commissario italiano senza preventiva presa di contatto con le autorità germaniche» e si rende noto che il consiglio delle Generali è stato già «eletto il 30 giugno ”44 secondo leggi e statuto della società». Le luci in Generali in realtà praticamente si spengono per diverso tempo. Ma né i fascisti né i tedeschi sono riusciti amettere le mani sul «tesoro» della compagnia. O sulle azioni delle famiglie ebraiche.
Sergio Bocconi