Varie, 28 aprile 2010
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Paglia Guido
• Roma 30 settembre 1947. Giornalista. Responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne della Rai (quota An) • Fu lui, nel 2005, a ricevere la telefonata con cui Stefano Ricucci chiedeva di cancellare la sua imitazione da Quelli che il calcio: «[...] Ricucci mi ha telefonato due volte, intorno al 20 luglio. Non gli ho promesso nulla. Gli ho risposto solo con frasi di circostanza. Ricucci mi invitò pure al concerto di Gigi D’Alessio a Porto S. Stefano, ma non ci sono andato [...] Mai fatto nulla per impedire la parodia di Ricucci. Mai parlato con il direttore di RaiDue, Ferrario, né con altri [...] Ho ricevuto le telefonate ma non ho colpe. su mia richiesta che la direzione dell’azienda ha aperto un’inchiesta interna: io non ho chiesto niente a nessuno per bloccare la parodia di Ricucci. Sfido chiunque a provare il contrario» (Leandro Palestini, ”la Repubblica” 29/8/2005) • Nel 2006 difese la candidatura al Senato dell’ex magistrato Gerardo D’Ambrosio coi Ds: «’Altro che toga rossa! Gerardo D’Ambrosio è un magistrato garantista, serio, scrupoloso. È lui il giudice istruttore che nel 1974 si rifiutò di arrestare uno come me, militante fascista di Avanguardia nazionale, accusato di aver avuto un qualche ruolo nell’attentato di piazza Fontana. Quelli erano tempi strani per noi della destra extraparlamentare. Ma D’Ambrosio verificò una per una le accuse mosse contro di me da Giovanni Ventura che, così, tentava di coprire Guido Giannettini. E alla fine fu D’Ambrosio a prosciogliermi in istruttoria con formula piena mettendo nero su bianco che quello era stato un autentico depistaggio [...] D’Ambrosio è un galantuomo che ha dimostrato quanto può essere scrupoloso un giudice con l’indagato [...] Va detto che D’Ambrosio aveva già scagionato Pino Rauti per mancanza di indizi e quella circostanza mi fece ben sperare quando fui tirato in ballo da Ventura che iniziò a parlare di un tal ”Guido giornalista di destra’ in relazione alla strage di piazza Fontana. Io lavoravo alla ”Nazione’ e non c’entravo niente ma qualcuno, anche tra i colleghi, mi consigliò di scappare all’estero”. A quel punto Paglia ha temuto di finire in cella perché D’Ambrosio, con quegli elementi in mano, avrebbe forse potuto firmare un mandato di cattura per poi interrogare l’indagato in stato di detenzione: ”In effetti questa era l’aria che si respirava ma D’Ambrosio decise di ordinare una perquisizione e di lasciarmi a piede libero. Il giorno dell’interrogatorio mi fece parlare a lungo, ascoltò tutti gli elementi che dimostravano la mia estraneità. Verificò. E dopo sette mesi mi prosciolse in istruttoria. Ecco, sulla mia pelle io posso dire che D’Ambrosio è un giudice perbene” [...]» (D. Mart., ”Corriere della Sera” 5/2/2006) • Nel febbraio 2006 Maurizio Chierici scrisse sull’Unità che l’aver «cinguettato nell’ombra» gli aveva rafforzato la carriera: «Una mascalzonata. Sono stato uno dei pochi giornalisti, indicati come informatori del Sid nel 1976, a sporgere querela e vincere la causa al Tribunale di Monza. Il Tempo di Lino Jannuzzi fu condannato in tre gradi di giudizio. Come appare negli atti, c’erano fascicoli su giornalisti che collaboravano e altri su chi era ”oggetto di attenzione”. Io apparivo come oggetto di un depistaggio per coprire Giannettini, basta chiedere al giudice istruttore D’Ambrosio» (’Corriere della Sera” 22/7/2006).