Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Periferie romane, periferie milanesi, periferie torinesi, una rabbia imprevista e rivolta solo a parole contro lo Stato e l’Ordine pubblico e diretta poi di fatto verso altri abitanti del quartiere, in genere arabi o africani, contro i quali si indirizza una violenza non solo razzista (perché è razzista) ma naturalmente anche sociale, subito ribattezzata «guerra dei poveri», e in effetti è una guerra tra proveri, con la differenza che, anche in quei posti dimenticati, qualcuno è meno povero e vive il più povero come un intruso o un nemico. A Roma, quartiere Tor Sapienza, 16 mila abitanti, lo Stato ha dovuto arrendersi e dare inizio al trasloco dei ragazzi africani ospiti del centro d’accoglienza di viale Giorgio Morandi, a Tor Bella Monaca, sempre a Roma, in viale dell’Archeologia, un traffico di case abusivamente comprate e rivendute è finita con un uomo sparato alle gambe e suo figlio picchiato in testa. A Milano, sono botte quando si cercano di sgonbrare appartamenti occupati, per esempio al Giambellino o in zona Mecenate, i centri sociali sono schierati - sempre - con gli occupanti e risultano così alleati con i malavitosi che, a domanda e previo compenso, segnalano case momentaneamente vuote e ne spaccano le porte per consentire l’accesso ad altri disgraziati. Non abbiamo dimenticato, poi, la storia di Corcolle, di nuovo a Roma, dove gruppi di africani sono stati presia a sassate dagli abitanti del quartiere. O quella di Borgaro, a Torino, dove la giunta di sinistra ha disposto la soppressione della fermata della linea 69 che passa vicino al campo zingari, dato che ragazzini rom salivano qui per rubacchiare, far cagnara, esasperare le ragazze.
• Certi politici se ne stanno approfittando.
È pane per i denti della Lega. Borghezio dovrebbe presentarsi oggi a Tor Sapienza, a far comizi e dichiarare che il Carroccio sta dalla parte dei cittadini contro gli immigrati. Il 23 arriverà Salvini, il segretario nordista che sta lavorando a conquistare il Sud, con l’idea di essere il perno intorno a cui si ricompatterà tutta la destra italiana. Slogan: «Tor Sapienza ha bisogno di noi».
• Fino all’altro ieri i leghisti non sapevano nemmeno che esistesse, Tor Sapienza.
Lo sgombero del centro d’accoglienza di via Giorgio Morandi è comunque uno smacco per lo Stato. Alfano ha comunque convocato prefetto e questore, ma, come è ovvio, non è solo questione di polizia. Il Centro di viale Giorgio Morandi, dove da ultimo sono approdati i disperati che erano arrivati a Lampedusa sui barconi lo scorso agosto, è gestito da una cooperativa che si chiama "Il Sorriso” e che ha per presidente una donna, Gabriella Errico. La Errico ha raccontato che gli africani, ormai, non avevano nemmeno il coraggio di uscire dal centro: «Non si può vivere così segregati, senza nemmeno la possibilità di andare fuori a fumarsi una sigaretta. Ora si stanno trasferendo i minori, poi si cercherà di provvedere anche con gli adulti». Gli ospiti del centro sono in tutto 83, i ragazzi trasferiti 45, dieci seguivano un corso professionale, «per gli altri 35 la situazione è più complessa».
• È vero che hanno stuprato, che spacciano droga?
Di questo li accusano a Tor Sapienza, e per questo li prendono a sassate o li picchiano. La Errico nega, con l’argomento che stupri, violenze e spaccio di droga c’erano pure prima che arrivassero gli immigrati. La cooperativa prende 28 euro al giorno per ogni ospite, questo numero, arrotondato poi a 30 e portato da altri fino a 40, ha aumentato la rabbia dei cittadini insofferenti di Tor Sapienza, i quali giudicano quel denaro come rubato o distribuito a ufo, mentre a loro, dicono, non tocca mai niente.
• Che si deve fare?
Queste insorgenze italiane seguono insorgenze simili che si sono verificate in tutto il mondo. Sulla Terra, da qualche anno e per la prima volta nella storia, il numero di persone che vivono in città è superiore rispetto al numero di persone che vivono in campagna. I neo-urbanizzati finiscono per essere ammassati nelle periferie, da sempre discariche umane (anche nell’Ottocento) ma mai nelle dimensioni di adesso. Finiscono i periferia anche i cittadini che non possono permettersi di abitare in quartieri divenuti nel frattempo residenziali o semiresidenziali. Si riproduce dunque qui una nuova lotta di classe tra il meno povero, simile in tante cose al piccolo borghese, e il più povero, fratello del sottoproletario marxiano.
• Le periferie andrebbero governate, no? In fondo gode del welfare il solito mondo dei garantiti.
Questa esplosione sociale, di cui temo si vedano solo i primi fuochi, avviene mentre la Banca Mondiale ci fa sapere che il numero dei poveri nel mondo s’è dimezzato con cinque anni di anticipo rispetto agli obiettivi stabiliti. Qui per "povero" si intende qualcuno che vive con 1,25 dollari al giorno. Dal 1990 e il 2011 un miliardo di persone è uscita da questa condizione di miseria assoluta.
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