Paolo Nori, Libero 14/11/2014, 14 novembre 2014
COME LA CODA DEL MAIALE
L’altro giorno sono stato da Luca Bottura, a casa sua, da dove andava in diretta Lateral, la trasmissione che fa su Radio Capital, e mi sono seduto di fianco a lui e ho visto che aveva il computer aperto sulla sua pagina di posta elettronica e aveva 15.214 mail non lette. Le mie, che sono 349, non lette, mi sembravano tantissime, invece si vede di no, ho pensato. Allora dopo quando è finita la trasmissione gliel’ho detto, gli ho detto «Io non l’ho detto, in diretta, perché mi sembrava brutto, ma 15.214 mail non lette son tante, secondo me», e Luca mi ha detto che effettivamente anche secondo lui sono tante e che potevo dirlo allora lo dico, son tante. Ero da Luca per parlare di un libro che ho appena pubblicato, e ero ospite di una rubrica che ha Luca nella sua trasmissione, la rubrica si chiama Il marchettone però prima che cominciasse Il marchettone Luca, che è molto gentile, mi ha fatto una domanda per coinvolgermi sulla contemporaneità, la sua trasmissione è una specie di Rassegna stampa, e mi ha chiesto cosa pensavo di Salvini e delle sue visite ai campi nomadi che ci sono degli antagonisti che le vogliono impedire che gli spaccan le macchine per non farlo entrare «Mi interessa molto il tuo parere su questo argomento», mi ha detto Luca, e io gli ho risposto «Non saprei», e lui mi ha detto «Ah, ecco, grazie. Cominciamo pure Il marchettone». Solo che poi, dopo, io, in questi giorni, nella mia testa mi continuava a girare quella questione dei nomadi e di Salvini e continuavo a pensare alle cose che avrei potuto dire, io sono uno che ci pensa spesso, alle cose che avrebbe potuto dire e non ha detto, e mi è venuto in mente una volta che son stato ad Auschwitz, ci sono andato per sei anni di seguito, e a me che mi ha fatto effetto non è stato Auschwitz, è stato BiRkenau, che Auschwitz, a vederlo, è proprio un campo di sterminio, con tutte le immagini che abbiam nella testa come rappresentative dei campi di sterminio, la scritta sul cancello, le valigie con scritti i nomi, le masse di capelli, di scarpe, di occhiali, le foto con le divise a strisce, è un orrore, è messo insieme per suscitare orrore e suscita orrore ma è po’ un museo invece a Birkenau non c’è niente, han lasciato le cose com’erano e potrebbe essere tutto e invece è proprio quello che è, e allora vien da pensare che tutto potrebbe essere quello lì e non è un bel pensiero, e a Birkenau una volta son stato alla cerimonia ufficiale e c’eran le delegazioni di tutti gli stati e le comunità che hanno avuto delle vittime tranne lo stato italiano, neanche un sottosegretario neanche un attaché, c’eran le rappresentanze di tutti i governi tranne che del governo italiano c’era anche il rappresentante del popolo rom che era un signore con un cappello da cow boy dietro il quale scendeva un codino grigio, aveva un’aria un po’ da puttaniere e uno si immaginava, parcheggiata fuori, una Mercedes blu un po’ impolverata e era bellissimo, aveva una dignità, quando ha portato la sua corona di fiori, per me è stato il protagonista di quella giornata e quando penso a Birkenau penso sempre a lui e quando penso a Salvini, invece, penso sempre a Bossi e ai figli di Bossi che, farsi vedere in giro, non dev’essere mica tanto bello, per loro, questi ultimi anni.