Alessandro Longo, L’Espresso 14/11/2014, 14 novembre 2014
IP NEL CAOS, LA MAFIA RIDE
Un problema tecnico sta impantanando le indagini di polizia su Internet, anche per reati di mafia. Tutto perché gli operatori telefonici italiani sono lenti ad aggiornarsi ai nuovi standard tecnologici. Quando le autorità indagano in Internet, infatti, ciò che scoprono subito è l’indirizzo IP, cioè la sequenza di numeri che identificano il pc che ha fatto un’azione sospetta su Internet: per esempio una mail. Allora le autorità, per sapere a quale persona corrisponde quell’indirizzo IP, lo chiedono agli operatori telefonici (con l’ordine di un magistrato). «Qui arriva il problema. Fino a qualche tempo fa, gli operatori erano in grado di dirci la persona specifica che stava dietro un indirizzo. Ora invece ci dicono: “può essere una di queste 32 o 64 persone”. Ormai capita una volta ogni due nostre richieste, circa», dice Antonio Apruzzese, direttore della Polizia Postale. Il motivo è che gli indirizzi IP stanno finendo, sulla Internet italiana. Gli operatori sono quindi costretti a riciclare gli IP che hanno, spesso assegnandone lo stesso a 32 o 64 utenti diversi. «Ma noi non possiamo certo ordinare 64 perquisizioni per un solo sospettato», continua Apruzzese. Ecco perché spesso, di fronte a questa risposta degli operatori, l’indagine si scontra contro un muro.