Libero, 14 novembre 2014
Anche i falchi tedeschi si sono convinti che per salvare l’euro è necessario un intervento straordinario di Draghi e della Bce. Standard & Poor’s annuncia la terza recessione per l’Unione europea. Per la Banca d’Italia «la crisi dell’eurozona mina i bilanci dello Stato»
La salute dell’Eurozona sta peggiorando a vista d’occhio: servono misure straordinarie. Lo annuncia il bollettino mensile della Bce che, per la prima volta aggiunge che su questa scelta ormai è stata raggiunta l’unanimità. Anche i falchi tedeschi a cominciare da Jens Weidmann sembrano aver lasciato la trincea più oltranzista. Anche Angela Merkel, chiusa nella cancelleria di Berlino, accetta di mettere il piano con le misure non convenzionali sulla rampa di lancio. Ci sono già gli acquisti di covered bond e di abs. Forse più avanti potrebbero scattare gli acquisti sui titoli del debito pubblico dei singoli Paesi. La misura definitiva richiesta ieri dal Fondo monetario nel documento di apertura del G20 australiano.
«I recenti dati indicano una ripresa debole nell’area euro», affermano i collaboratori di Christine Lagarde invitando, ancora una volta la Bce a prendere il coraggio in mano. Tanto più che ormai la giacca di Draghi viene tirata da tutte le parti. Dice Jean-Michel Six, capo economista di Standard Poor’s per Europa: «Nell’Eurozona i rischi al ribasso sono molto presenti». Ci aspettano «bene che vada, due anni di crescita debole». L’unico argine è la Bce.
Che la situazione sia grave lo conferma Banca d’Italia. Nel rapporto sulla stabilità ricorda che i prestiti a famiglie e imprese continuano a contrarsi a causa della debolezza della domanda e dell’aumento dei fattori di rischio. Un contesto dove a soffrire sono soprattutto le piccole e medie imprese. Secondo le stime di Palazzo Koch, i prestiti alle imprese «continuerebbero a diminuire anche nel 2015, seppur con un’intensità progressivamente decrescente». In prospettiva però c’è il pericolo che «il protrarsi della fase di stagnazione nella zona euro si ripercuota negativamente sul sistema finanziario e sui conti pubblici».
A tutto questo deve rispondere la Bce. Il consiglio direttivo, annuncia il bollettino, ha già conferito agli esperti della Bce e ai comitati competenti dell’Eurosistema l’incarico di assicurare la «tempestiva predisposizione» di ulteriori misure da attuare se necessario. È la prima volta che tale dichiarazione compare nel comunicato dell’Eurotower, segnalando una maggiore apertura nei confronti dell’introduzione di un programma di allentamento quantitativo. Nel frattempo, il consiglio continuerà a seguire i prezzi.
Il compito principale della Banca centrale è quello di tenere l’inflazione al 2%. Sotto questo livello è in posizione irregolare. Un punto a favore di Draghi nel confronto con i tedeschi. A fine anno, infatti, l’indice dei prezzi si attesterà allo 0,5% per poi salire all’1% nel 2015 e all’1,4% nel 2016. Le stime sulla disoccupazione, invece, sono state lasciate invariate per quest’anno all’11,6% e all’11,3% il prossimo. Alcuni membri del board hanno sottolineato che i rischi legati a un prolungato periodo di bassa crescita e bassa inflazione ostacolano gli investimenti e, di conseguenza, anche le assunzioni da parte delle imprese. Il segno che il bazooka è armato? Ancora non si sa. L’attesa potrebbe essere breve.