Corriere della Sera, 14 novembre 2014
L’America vorrebbe estromettere Assad ma ha paura che la Siria cada nella mani del Califfo. Obama non sa più cosa fare
Barack Obama continua a cambiare idea su cosa fare in Siria. È vero che è difficile trovare una soluzione che tenga in un Paese diviso in mille fazioni, con molti attori esterni pronti a condizionare e sabotare. Però il presidente trasmette una perenne sensazione di incertezza. Ora la Casa Bianca sta rivedendo i piani. All’inizio voleva dedicarsi prima all’Iraq e poi alla crisi siriana, tenendo Bashar Assad debole ma al potere. Adesso, sotto la pressione di una parte dell’amministrazione e degli alleati locali, Obama deve occuparsi del raìs. L’obiettivo finale dunque torna (in teoria) la rimozione del dittatore, un esito chiesto da Paesi come Arabia Saudita e Turchia. Quasi una condizione in cambio di un’azione più decisa contro l’Isis. E dalla cassaforte tirano fuori le operazioni già pensate e accantonate o rallentate. Al primo posto c’è la creazione di una no-fly zone in Siria. I turchi la vogliono da tempo per impedire che i caccia siriani continuino a bombardare le posizioni dei ribelli. E con loro i civili. Al secondo punto c’è una spinta alla scelta e al successivo addestramento di insorti siriani «fidati», training che verrebbe condotto in basi saudite, turche e forse giordane. Dovrebbero seguire delle iniziative diplomatiche coinvolgendo anche i due protettori della Siria, l’Iran e la Russia, nell’intento di arrivare ad una transizione del potere. Mosca su questo aspetto ha lanciato qualche segnale, però alla fine ha scelto di tutelare Assad. Il guaio per Obama è che la situazione sul terreno è instabile. Alcune delle formazioni ribelli meno radicali sono state sconfitte dai rivali estremisti, come Al Nusra. Quest’ultima fazione avrebbe raggiunto un’intesa con l’Isis mettendo da parte i vecchi contrasti. E sono state segnalate «migrazioni» di insorti nel campo del Califfo. Su Washington incombe una paura legata alla domanda: cosa accade se si riesce a estromettere Assad? Nessuno ha risposte chiare mentre è forte il sospetto di vedere la Siria in frantumi, in mano alle milizie che agiscono nel proprio interesse e di quei Paesi che le finanziano.