Mario Sensini, Corriere della Sera 14/11/2014, 14 novembre 2014
Grandi opere, i tempi di realizzazione si allungano: ci vogliono tre anni in più – Da oltre quattordici anni per le grandi opere, ai tre anni per i «piccoli» lavori pubblici da meno di 100 mila euro
Grandi opere, i tempi di realizzazione si allungano: ci vogliono tre anni in più – Da oltre quattordici anni per le grandi opere, ai tre anni per i «piccoli» lavori pubblici da meno di 100 mila euro. I tempi di realizzazione delle infrastrutture in Italia, nonostante gli sforzi di tutti i governi per accelerare e semplificare, continuano a crescere. Rispetto al 2011 i tempi medi di costruzione di ponti, strade e viadotti sono passati da 4,4 a 4,5 anni, ma per le opere più importanti i tempi tra la posa della prima e dell’ultima pietra, rispetto al 2009, si sono allungati addirittura del 30%, da 11 a 14,6 anni. In media, secondo i dati presentati ieri dal sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio, i tempi della fase di progettazione, che vanno dai 2 ai 6 anni, sommati a quelli per l’affidamento, che oscillano tra i 5 e i 16 mesi, sono pari o addirittura superiori a quelli della costruzione materiale, che variano da 5 mesi a 7 anni. «La chiave è la semplificazione» commenta Delrio, annunciando che il governo sta lavorando ad un nuovo codice degli appalti, «più vicino alle norme europee». «In Italia pensiamo di combattere la corruzione sovrapponendo norme, ma più queste sono complicate, più le verifiche sono complesse» ha detto Delrio. Alla Camera, intanto, la conferenza dei capigruppo ha deciso di calendarizzare la discussione in Aula della legge di Stabilità solo il 27 novembre, dopo il passaggio del Jobs act. Non era mai arrivata così tardi all’esame dell’assembla nel suo primo passaggio parlamentare, neanche quando ancora si chiamava Finanziaria. Anzi, finora, il passaggio del Bilancio all’esame della seconda Camera è sempre avvenuto prima del 27 novembre. I tempi di esame saranno dunque strettissimi, e rischiano di concludersi a ridosso della fine dell’anno, sul filo dell’esercizio provvisorio. Dopo il via libera della Camera e l’esame del Senato, dove ad esempio il governo progetta di introdurre l’emendamento con la nuova «local tax», potrebbe essere necessario un terzo passaggio a Montecitorio.