Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 14 Venerdì calendario

QUANDO IL JIHADISTA VIAGGIA IN PORSCHE

Bufera di polemiche sul Centro Studi Strategici del Pentagono, che avrebbe sopravvalutato la forza militare dell’Isis. In un rapporto riservatissimo, destinato alla sola Casa Bianca e leggibile sul web cliccando www.topsecret.usa, vengono elencati uno per uno i clamorosi errori commessi dagli esperti americani.
LA BARBA Nel primo documento sull’Isis uscito dal Pentagono, la fluente barba dei combattenti jihadisti veniva definita «un raffinato strumento di terrore per incutere soggezione al nemico». Lo studio era corredato da numerose immagini dei jihadisti, effettivamente mostruose. Nella realtà dei fatti, la barba si è rivelata una delle sostanziali cause di debolezza militare dell’Isis. Frequenti i casi di soldati inciampati nella lunghissima barba durante l’assalto. Molte le armi automatiche inceppate perché la barba si impiglia nel caricatore, con un dolorosissimo effetto-strappo. «Le urla di dolore del jihadista con la barba impigliata - spiega oggi l’intelligence americana - sono state spesso fraintese. Per anni le abbiamo scambiate per spaventose minacce all’Occidente». Infine, a causa dei resti di cibo, la barba lunga è fonte di epidemie batteriche, e in casi estremi (uso di cibi molto piccanti) può anche prendere fuoco senza preavviso, seminando lo scompiglio tra i combattenti.
I CALIFFI Quanti sono, nel mondo, gli autentici califfi, e quanti coloro che, contando sulla grande impressione che la parola suscita, simulano di esserlo? «Con questi arabi non è mai facile - spiega il maggiore esperto di cultura islamica della Cia - hanno sempre degli strani berretti in testa, sono irascibili, gridano per un nonnulla, vai a sapere chi è califfo, chi vicecaliffo, chi sceicco, chi sultano, chi gran visir. Poi ci sono gli imam, i muftì, ma vi rendete conto? E lo scià di Persia? Qualcuno sa dirmi che diavolo c’entrava, lo scià di Persia? Con quella ridicola uniforme? Provateci voi, a scrivere per quarant’anni rapporti su quella gente, c’è da diventare matti. Per fortuna sto per andare in pensione». Il sospetto è che l’intelligence americana, per semplificare, nelle sue carte abbia catalogato come “califfo” anche mitomani e millantatori di ogni risma. Lo stesso Al Baghdadi sarebbe una comparsa di Indiana Jones escluso all’ultimo momento dal cast, che per vendicarsi avrebbe dichiarato guerra all’America.
I FINANZIAMENTI Si è molto parlato delle incalcolabili ricchezze a disposizione dell’Isis. Non solo petrodollari, anche una quantità impressionante di buoni pasto in euro. Secondo alcuni media occidentali, il mezzo più usato dai volontari di tutto il mondo per raggiungere l’esercito jihadista è la Porsche. Nelle fotografie satellitari dell’Iraq non se ne vede traccia solo perché l’autista è già ripartito. Si vocifera anche di uomini-bomba che accendono la miccia con banconote da cinquecento euro: per questo non se ne trovano più in Europa. La disponibilità di femmine dei combattenti dell’Isis sarebbe poi così grande che non pochi burqua avrebbero al loro interno non una, ma ben due mogli. Tra tante voci, l’unica certezza è che solo il classico colpo di fortuna ha messo a disposizione dell’Isis un vero e proprio arsenale di provenienza americana: si tratta dei carichi d’armi lanciati dagli aerei Usa in tutto il mondo nella fondata speranza che cadano in mani amiche, circostanza che si verifica - assicurano gli esperti - nel 90 per cento dei casi. L’Isis rappresenta il restante 10 per cento. Una conferma di questa imbarazzante circostanza verrebbe da alcuni filmati nei quali si vedono interi battaglioni dell’Isis che si esercitano con il lazo, puliscono la Colt, suonano il banjo e mangiano salsicce e fagioli al chiaro di luna cantando “My Sweet Idaho Home”. Secondo gli esperti del Pentagono è il chiaro segno che non solo le casse di armi, ma anche i manuali di istruzione dell’esercito degli Stati Uniti sono caduti in mano nemica.