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 2014  novembre 14 Venerdì calendario

Forza Italia prepara una rivoluzione interna. Per la prima volta da quando è sceso in politica Berlusconi è pronto a cedere pezzi di sovranità sul suo partito. Nel braccio di ferro con Fitto, l’ex Governatore pugliese ottiene il coordinamento e un terzo degli incarichi direttivi

Sarà rivoluzione in Forza Italia, ma non farà rima con rottamazione. L’avvento dei giovani al comando, i “cento volti nuovi” preannunciati da Arcore per adesso resteranno in freezer. In compenso, e sarà la prima volta in vent’anni, Berlusconi si prepara a cedere fette di sovranità pur di salvare l’unità del partito.
L’armistizio siglato con Fitto passa proprio attraverso la concessione di un pezzo di potere e di incarichi di peso all’eurodeputato e ai suoi uomini. Un terzo del partito sarà controllato di fatto dall’ex governatore pugliese, al quale il capo è pronto a cedere la guida (il coordinamento) dell’ufficio esecutivo, sorta di governo interno, il concorso nella scelta dei coordinatori regionali meridionali e del 30 per cento dei candidati alle politiche.
Al progetto di “rilancio” di Forza Italia Berlusconi ha lavorato ieri a testa bassa proprio con Verdini, nel day after dell’ottavo faccia a faccia con Renzi che lascia non pochi insoddisfatti nel partito. Tutto deve essere pronto per la colazione di lavoro alla quale Fitto è stato invitato a Palazzo Grazioli giovedì prossimo, proprio per chiudere la partita.
Il fatto è che allo schema già messo a punto, l’eurodeputato pugliese e i suoi uomini – nelle trattative sotto traccia di questi giorni – ne hanno contrapposto uno tutto loro. Verdini ha lavorato a un nuovo ufficio di presidenza composto per metà da nominati (da Berlusconi) e per metà eletto dai parlamentari forzisti. E poi, un “ufficio esecutivo” di 12 persone, presieduto da Berlusconi con un posto da coordinatore, che potrebbe essere offerto proprio a Fitto. Il capofila dell’opposizione interna – oltre a far sapere a più riprese di non essere «interessato ad alcuna poltrona» – medita altro. Ci stanno lavorando Daniele Capezzone, Francesco Paolo Sisto e Saverio Romano.
I fittiani rilanciano coi “caucus” all’americana. Proporranno una due giorni con elettori e simpatizzanti su tutto il territorio nazionale, per discutere ed eleggere i coordinatori locali e i delegati ai congressi regionali e nazionale. Al posto delle vecchie tessere, una sottoscrizione da 5 euro, per rimpinguare le casse del partito. Al vertice, un ufficio esecutivo, ma di cinque figure: il responsabile elettorale, organizzazione, enti locali, formazione e un coordinatore. Insomma, gli uomini del big pugliese insistono ancora sulla legittimazione dal basso.
E le «facce nuove» già selezionate? «Ottimo il rilancio del partito – dice Alessandro Cattaneo, giovane dirigente incaricato dello scouting – ma l’innovazione è necessaria. Confrontiamoci pure sul metodo, ma non torniamo indietro, tanta gente meritevole ci guarda e attende un coinvolgimento». L’esito della battaglia interna resta aperto. E intanto Fitto piazza un nuovo appuntamento (Berlusconi invitato) per mercoledì a Roma sull’Europa, un altro il 27. Insomma, tiene alta la guardia. Mentre i 21 emendamenti alla legge di stabilità preparati dal “fittiano” Capezzone sono stati già firmati da 32 deputati.
«Abbiamo vinto, abbiamo vinto» esultava ieri mattina Renato Brunetta, tra i più critici dell’Italicum ultima versione, entrando al gruppo di Forza Italia e alludendo all’incontro con Renzi. Ma di quale “vittoria” parlasse erano in tanti tra i colleghi a chiederselo: il silenzio quasi tombale dei berlusconiani nel giorno dopo, su quel che nei capannelli di Montecitorio è stata considerata «l’ennesima resa», dice più di tante di dichiarazioni. “Il mattinale” di Brunetta rivendica il «serio e motivato dissenso», Augusto Minzolini definisce il patto «una commedia degli equivoci», Maurizio Bianconi parla di «Nazareno delle beffe». Raffaele Fitto, pesando le parole, avverte: «Non possiamo accettare imposizioni irragionevoli, l’esito dell’incontro con Renzi registra questa realtà delle cose, la discussione in Parlamento dovrà essere molto esplicita». Tradotto: nessun bluff, non passerà alcun compromesso al ribasso in aula. Berlusconi è avvertito.