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 2014  novembre 14 Venerdì calendario

Amazon e Hachette hanno fatto la pace: «Ieri i manager dei due gruppi hanno annunciato di aver firmato un nuovo contratto pluriennale di cui, però, non hanno voluto fornire ulteriori dettagli». Lo scrittore Douglas Preston: «Se mai dovesse sorgere di nuovo un disaccordo tra i retailer online e gli editori, Amazon non cerchi più di prevalere a discapito di libri e autori. Finalmente posso tornare al mio romanzo»

Pace fatta tra Amazon e Hachette. Finisce così la lunga disputa che dalla primavera scorsa negli Stati Uniti teneva impegnati i due colossi dell’editoria coinvolgendo anche gli autori. Ieri i manager dei due gruppi hanno annunciato di aver firmato un nuovo contratto pluriennale di cui, però, non hanno voluto fornire ulteriori dettagli. Tuttavia, a grandi linee dovrebbe ricalcare quello siglato due settimane fa dalla stessa Amazon con Simon & Schuster secondo cui, dal 1° gennaio 2015, la casa editrice può decidere il prezzo degli ebook lasciando alla biblioteca online americana uno spazio di manovra per gli sconti. L’accordo dovrebbe lasciare al livello attuale i guadagni degli scrittori. 
Soddisfazione è stata espressa da entrambe le parti. D’altro canto nessuno dei due contendenti sembrava trarre beneficio dal braccio di ferro: mentre sono precipitate le vendite di Hachette sulla libreria online (che, peraltro contano per il 60% sulle vendite totali di Hachette in Rete), lo scorso mese il rapporto sugli utili di Amazon è stato deludente, nonostante non fosse chiaro il peso delle mancate vendite di libri Hachette. 
Michael Pietsch, amministratore delegato di Hachette – quarto gruppo editoriale americano, costola del francese Lagardère – l’ha definita «una grande notizia per gli scrittori, un accordo di cui gli autori trarranno benefici per anni, che dà ad Hachette enormi possibilità di marketing con uno dei più importanti partner per quanto riguarda la vendita di libri». Canta vittoria anche il colosso di Seattle per bocca di David Naggar, vice presidente di Kindle, secondo cui «il nuovo accordo include specifici termini finanziari che incentivano Hachette ad abbassare i prezzi, cosa che riteniamo una grande vittoria per i lettori e per gli autori». 
La disputa Hachette-Amazon ha dominato per mesi i dibattiti editoriali, ha varcato l’oceano arrivando anche in Europa e spingendo gli addetti ai lavori a schierarsi in due fazioni contrapposte. Tutto è cominciato con Amazon che avrebbe voluto vendere i titoli elettronici di Hachette (che costano tra 12,99 e 19,99 dollari) a un prezzo unico di 9,99. A questo doveva corrispondere anche una nuova ripartizione dei diritti, a favore del retailer. Per fare pressione sul gruppo editoriale durante la negoziazione, Amazon ha messo in atto tattiche di disturbo (di bullismo, secondo i più critici) sui libri pubblicati da Hachette: consegna ritardata, cancellazione dei titoli dalle liste dei volumi consigliati, prevendite impraticabili. Pratica che a molti è sembrata una violazione del primo comandamento che il gruppo di Seattle ha sempre perseguito: stare dalla parte del consumatore (o lettore, in questo caso). 
Il risultato è stato un manifesto firmato da oltre 900 scrittori (non tutti pubblicati da Hachette), capeggiati da Douglas Preston – tra cui Paul Auster, Donna Tartt, Jay McInerney, Stephen King, John Grisham, Scott Turow – scesi in campo contro il più potente distributore di libri del mondo. Il 10 agosto la loro lettera contro Amazon è stata pubblicata in una pagina di pubblicità a pagamento del «New York Times», mentre pochi giorni dopo è arrivata la risposta degli scrittori editi da Amazon (tra cui Hugh Howey e J. A. Konrath) che elogiavano la politica degli sconti di Amazon. 
E non c’è solo il fronte Usa. «Non vogliamo essere tenuti in ostaggio»: era il passaggio chiave anche di una lettera aperta firmata in Germania da Elfriede Jelinek, premio Nobel 2004, e da altri protagonisti del mondo della letteratura, contro Amazon colpevole di praticare lo stesso tipo di pressione sul gruppo svedese Bonnier. 
La fine delle ostilità con Hachette fa ben sperare anche sugli altri accordi con i grandi gruppi americani, ancora da concludere: HarperCollins, Macmillan e Penguin Random House. Tirano un sospiro di sollievo scrittori e agenti. Ieri Douglas Preston si è augurato che «se mai dovesse sorgere di nuovo un disaccordo tra i retailer online e gli editori, Amazon non cerchi più di prevalere a discapito di libri e autori». Per concludere: «Finalmente posso tornare al mio romanzo».