Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 14/11/2014, 14 novembre 2014
RENZI ACCONTENTI NAPOLITANO
[Intervista a Mario Adinolfi] –
Mario Adinolfi è impegnato nel ritoccare la macchina de La Croce, il quotidiano che manderà in edicola dal 13 gennaio, dando voce al movimento nato dal suo libro, Voglio la mamma (Youcaprint), che il 9 dicembre esce in edizione aggiornata. Com’è noto si tratta un’aggregazione che, da sinistra, vuole opporsi a quello che parrebbe il pensiero dominante sui temi etici, dall’aborto, all’eutanasia, ai matrimoni gay.
Adinolfi, romano di Testaccio, classe 1971, giornalista e blogger, è anche un analista politico acutissimo. Oltre un anno fa, in un’intervista a ItaliaOggi, disse che Matteo Renzi avrebbe dovuto «prendersi il Pd e farne un comitato elettorale», cosa che, secondo l’opposizione interna al premier, è effettivamente avvenuta.
Domanda. Adinolfi, Renzi ha dato inizio a questa resa dei conti con la Cgil, trovandosi contro anche la Fiom, per quanto avesse abbastanza dialogato col suo leader, Maurizio Landini. Come finirà?
Risposta. Dobbiamo fare un passo indietro.
D. Facciamolo.
R. Dal 25 maggio, Renzi è l’imperatore d’Italia.
D. Addirittura.
R. Massì, glielo spiego. Con la vittoria alle europee, il premier s’è preso il Paese. Perché nessuno può minacciarlo con qualunque arma politica.
D. Facciamo qualche esempio?
R. Certo. Che cosa possono fare i suoi avversari? Vogliono andare al voto? Ma quello prende il 60% a esser prudenti. Non esiste un’alternativa. Mentre esistono, è bene ricordarlo, dei parlamentari che vogliono restare tali il più a lungo possibile: sono stato deputato del Pd e so bene di che cosa si parli. Questi gli voteranno qualsiasi cosa Renzi voglia far approvare. Qualsiasi.
D. Ma secondo lei, Renzi fa bene a mettersi muro contro muro col sindacato? Non finirà per favorire, prima o poi, la nascita di un soggetto forte alla sinistra del suo partito?
R. Secondo me è positivo che decida di distruggere quel santuario della sinistra. Anzi si tratta di un passaggio cruciale del pensiero renziano: per lui i luoghi che condizionavano in modo determinante l’azione del partito, vanno conquistati e devastati. E ce n’erano di casematte intorno ai vecchi leader.
D. Lei usa il passato, non ci sono più?
R. Veda un po’ lei: Massimo D’Alema deve andare a Otto e mezzo a frignare contro Renzi. Fa tenerezza. Due anni fa, solo due anni fa, D’Alema era nella stessa trasmissione a dire che Pier Luigi Bersani avrebbe stravinto e pronosticando una brutta fine per Renzi.
D. «Andrà a sbattere», disse, «e si farà male»...
R. Sì e aggiunse che, se per ipotesi, avesse vinto, perché a un certo punto un sondaggio accreditò il sindaco di Firenze di un grande recupero, lui, D’Alema, avrebbe fatto la scissione. Due anni dopo, abbiamo visto dove stia Renzi e dove l’ex-segretario dei Ds.
D. In effetti pare un secolo ma sono solo 24 mesi...
R. È la rottamazione, anche se lui, Renzi, ora non ci mette troppo l’accento sopra. E rottamare significa anche prendere i fortini di quel pensiero: la battaglia con la Cgil nasce da lì. Una battaglia che richiede coraggio, intendiamoci. Non so quanti l’avrebbero fatto al posto suo. Comunque vincerà lui.
D. Ma non sarebbe meglio, per Renzi, fare l’accordo sulla nuova legge elettorale e andare al voto? Oppure anche lei pensa che gli convenga durare tutta la legislatura?
R. Se fossi Renzi e se avessi questo livello di consenso, chiederei al presidente Giorgio Napolitano di farsi da parte, cosa che peraltro sembra possa avvenire a breve, dopodiché favorirei la salita al Colle di un presidente che mi garantisse una certa agibilità politica.
D. E quindi?
R. Approfitterei del primo pretesto, lo stop di una legge, il rinvio di una riforma, per chiedere lo scioglimento delle camere. E i suoi avversari sono capacissimi di dargliene di occasioni.
D. Che cosa succederebbe?
R. Che Renzi rischierebbe di avere la maggioranza assoluta, un fatto storico.
D. Ne è sicuro?
R. Sì ed accadrebbe anche per la povertà dell’offerta alternativa, intendiamoci.
D. Esaminiamola...
R. Scusi, c’è quella grillina che mi pare abbastanza in difficoltà. Quella di Silvio Berlusconi, idem. C’è a destra, il fronte neolepenista, Matteo Salvini con Giorgia Meloni, che è in espansione ma non è di governo. E dunque, non c’è alternativa.
D. Avversari deboli, ma lui qualche merito ce l’avrà?
R. Beh, lui ha fatto un capolavoro: ha costruito un grande partito popolare e ne ha fatto l’architrave del sistema. La vera trasformazione del Pd è la sua.
D. Vale a dire?
R. Prima non era altro che l’ex-Pci, e infatti non andava oltre il 25%, ed era destinato a non governare mai. Lui è stato bravo a spostare al centro l’asse di quel partito - che è il suo, non lo chiamo più neanche Pd - e poco importa se, alla fine dell’anno, gli iscritti saranno scesi.
D. Ha fatto la Dc?
R. La Dc era l’unica che aveva fatto una cosa simile ma aveva un difetto: non raggiungeva la maggioranza assoluta, si fermava al 38-40%.
D. Dunque un Renzi destinato a durare.
R. Assolutamente. Questa è una fase storica: come l’Italia giolittiana, fascista, dc e berlusconiana. Semmai potrebbe essere lui che, fra dieci anni, si stanca e molla.
D. Dove potrebbe sbagliare?
R. Prendendo qualche provvedimento non semplicemente impopolare ma antipopolare.
D. Per esempio?
R. Se favorisse il disegno di legge che porta il nome del deputato dem Ivan Scalfarotto, sull’omofobia, o quello della senatrice Pd Monica Cirinnà, che raggruppa varie proposta sulle unioni civili. Per ora li abbiamo fermati.
D. Chi, i circoli Viva la mamma che sono ormai uno in ogni capoluogo di provincia?
R. Sono 125 per l’esattezza. E comunque sì, sono gli effetti politici di una mobilitazione che riempie i palazzetti dello sport, le piazze e i teatri. Ricordo che cominciai a scrivere il libro il 19 settembre 2013, il giorno che il ddl Scalfarotto fu approvato alla Camera, senza neppure un dissenziente nel Pd, senza che un Beppe Fioroni o una Rosi Bindi, dicessero qualcosa. E se ne dava per certa l’approvazione, un mese dopo, al Senato. Ancora là sta. Mentre il Cirinnà è bloccato in commissione.
D. Eppure anche Renzi aveva detto che si sarebbero fatte le unioni civili.
R. Sì anche le stepchild adoption (l’adozione del figlio naturale di uno dei partner, ndr), cosa che significherebbe la legalizzazione degli uteri in affitto, perché si tratta perlopiù dei figli di persone omosessuali avuti con questo metodo. Renzi l’aveva preannunciato per ottobre, ma non si è visto.
D. C’era stata un’intervista, se non ricordo male...
R. Ne aveva parlato ad Avvenire, quattro mesi fa. Poi Repubblica, nel giorno di apertura del sinodo sulla famiglia, aveva persino rivelato di un incontro segreto fra il sottosegretario di Stato, Pietro Parolin, il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e Renzi stesso, per dare il via. E invece niente di tutto questo. Il fatto vero è che quelle misure sarebbero fortemente impopolari e Renzi lo sa bene.
D. E se, invece, andasse avanti?
R. Lo temerei. Perché lo conosco bene e so quanto, come politico, possa essere spregiudicato. Ma quando la sinistra ha fatto queste cose, ha perso: José Zapatero in Spagna, è sparito, Francois Hollande in Francia, ridotto al lumicino, Barak Obama negli Usa, che ha perso consensi. La verità è che sono provvedimenti chic per il mondo intellettuale e per il circuito della stampa, ma profondamente impopolari fra la gente. E questo Renzi lo capisce bene.
D. Senta perché con lei, certi militanti Lgbt (lesbico-gay-bisessuale-transgender, ndr) sono più aggressivi che con altri?
R. Perché sono di sinistra e ho fatto il deputato Pd, pure renziano. Questo dà l’orticaria. E poi siamo ostativi.
D. Avete bloccato Vladimir Luxuria alla tv dei vescovi, Sat 2000 con 25mila fra mail, messaggi, tweet...
R. Hanno gridato all’intolleranza ma Luxuria, se non può fare lo 0,3% di share di Tv2000, dilaga comunque in ogni emittente televisiva, mentre Costanza Miriano (giornalista cattolica, ndr), non può parlare da nessuna parte.
D. Adinolfi però in tv lo vedo...
R. Sì, ma parlare di politica: il libro non me l’hanno mai fatto portare.
D. Ostracizzato?
R. Non sarebbe un problema.
D. E allora il problema dov’è?
R. Nel ribaltamento della realtà: a Bologna per aggredire le Sentinelle in piedi, che manifestavano contro il disegno di legge sull’omofobia, non hanno esitato a tirare preservativi pieni di orina contro i bambini che stavano coi genitori. A Rovereto (Tn) hanno mandato all’ospedale un prete 70enne. Eppure Roberto Saviano ha parlato delle sentinelle come «fautrici di violenza».
D. Mentre in effetti leggono solo libri. Ci va anche lei?
R. Certo. L’ultima volta leggendo Gente non comune di Eric Hobsbawm, un saggio che racconta come le persone semplici, le folle anonime, facciano poi la storia.
Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 14/11/2014