La Stampa, 14 novembre 2014
Scamarcio, il sex symbol che alleva lumache: «Sono animali estremamente sensibili... per esempio, quando sono un po’ influenzato, lo capiscono, e si strusciano, fanno un rumorino, alcune si attaccano a una gamba...»
Vogliono tutti lui. Nei ruoli più vari, nei luoghi più disparati, nelle storie più eterogenee. Insieme con Raoul Bova e Marco Giallini, Riccardo Scamarcio è tra gli attori più richiesti del momento. Ma non solo. Oltre ad essere un ex-teen idol e un interprete da sempre impegnato nelle battaglie per la sua categoria, Scamarcio è uno specialista di imitazioni a cui piace ridere e far ridere. Ieri mattina, fresco di compleanno, ha ricevuto gli auguri in diretta da Giovanni Veronesi che lo ospita, sotto mentite spoglie, nel programmaQuesto non è un Paese per giovani, condotto con Massimo Cervelli. Dai microfoni di Radio2, Scamarcio ha lanciato un personaggio degno dell’epoca d’oro di Alto gradimento, un «allevatore di lumache» sulle cui attività i conduttori sono, ogni mattina, sempre più perplessi: «Le lumache – spiegava ieri l’attore con accento marcatamente pugliese – sono animali estremamente sensibili... per esempio, quando sono un po’ influenzato, lo capiscono, e si strusciano, fanno un rumorino, alcune si attaccano a una gamba...». Insomma, oltre che attore fascinoso e produttore intraprendente, Scamarcio sta rivelando sempre di più la sua vena comica. E dire che, proprio in questi giorni, è immerso in un clima molto differente, sul set del nuovo film di Sergio Castellitto Nessuno si salva da solo, dal romanzo di Margaret Mazzantini sulla vicenda di un marito e una moglie che rivivono, nell’arco di una cena, il percorso della storia d’amore che li ha uniti e infine separati.
Com’è Castellitto regista?
«Sono contento di lavorare con lui: è particolarmente bravo con gli attori, e poi la protagonista femminile è Jasmine Trinca, con cui ho ottima intesa. Il film racconta la crisi di una coppia in uno spazio temporale ristretto, ed è molto centrato sugli attori».
Come si è preparato per il ruolo?
«Abbiamo parlato molto con Margaret, per entrare nei personaggi era necessario calarsi in quel tipo di scrittura. Recitiamo in modo molto realistico, anche se poi ci sono momenti diversi, che riguardano il nostro passato».
Ha appena finito di interpretare, a Londra, un film pieno di star, che esperienza è stata?
«Sì, è una commedia, diretta da John Wells, il regista di Osage County, il protagonista è Bradley Cooper, poi ci sono Sienna Miller, Uma Thurman, e anche Omar Sy, il badante di Quasi amici. Cooper è Adam Jones, un cuoco di talento che ha avuto problemi di tossicodipendenza, ne è venuto fuori, e ha messo in piedi una squadra, con l’obiettivo di aprire un ristorante stellato e tornare sulla cresta dell’onda».
E lei che cosa fa?
«Io sono uno chef italiano un po’ folle, diciamo sui generis, grande amico del protagonista e deciso a dargli una mano».
Ha appena girato con i fratelli Taviani in Maraviglioso Boccaccio, prima ancora aveva recitato nel nuovo film di Vincenzo Marra La prima luce. Riesce a trovare il tempo per occuparsi della sua casa di produzione, la «Buena onda»?
«Certo, a marzo inizio le riprese di Pericle il nero, tratto dal romanzo noir di Giuseppe Farrandino, la regia è di Stefano Mordini, e io sono produttore e interprete. È un progetto cui tengo molto, che girava da un po’, e non si riusciva a realizzare. La vicenda ruota intorno alla figura di un killer che a un certo punto prende coscienza di sè, e cambia, rifiutando le regole del mondo cui appartiene».
Diretto da Pupi Avati, ha recitato al fianco della superdiva Sharon Stone nel Ragazzo d’oro. Come è andata?
«Molto bene, è una donna intelligente, colta, simpatica, piena di senso dell’umorismo, e poi naturalmente molto affascinante».
Nessun capriccio da star?
«Assolutamente. Sharon Stone ha saputo convivere con la sua immagine di diva grazie a una personalità forte, ma anche molto femminile, e poi, rispetto alle star contemporanee, ha un tocco di dolcezza in più, un’eleganza intrinseca. Sul set non si è mai presa sul serio, non fa la diva, e invece lo è».