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 2014  novembre 14 Venerdì calendario

PERISCOPIO

Vai in tv e ti notano la cravatta, vai in radio e ti notano un concetto. Ascoltate Nonna Radio, lei è di parola. Marcello Veneziani. il Giornale.

La Fiat, comprata tre o quattro volte in trent’anni, dai contribuenti italiani, ha deciso di pagare le sue tasse a Londra. L’Alitalia, che nel 2008 poteva fruttarci un bel po’ di miliardi da Air France, ce ne costò invece quasi cinque grazie alla triade Berlusconi-Passera-Colaninno. Marco Travaglio. Il Fatto.

Internet segna un cambiamento epocale di abitudini, come il telefono e la televisione. E i grandi cambiamenti, all’inizio, spaventano. Poi impariamo a metabolizzarli. Beppe Severgnini. Sette.

La Rai non è mia, tua, di mia sorella. Deve essere di tutti. Beppe Grillo. Tweet.

Le bugie hanno le gambe lunghe. Pièce di Luca De Filippo.

C’era già stato uno che aveva detto e fatto cose analoghe a quelle di Renzi, ma si era nel 1922. Quali coincidenze! Allora quel Tale si presentò al Quirinale e disse: «Maestà, vi presento l’Italia dei manipoli», dopo di che il presidente del Consiglio Facta fu esonerato. Oggi Renzi è andato nello stesso posto e ha detto: «Presidente, le presento l’Italia delle primarie», dopo di che il presidente del Consiglio Letta è stato sostituito. Allora Quello disse: «Senatori, potevo fare della vostra sede un’aula sorda e grigia»; oggi Renzi ha detto: «Senatori, spero che sia l’ultima volta che vi vedo in faccia». Ancora, Quello apostrofò: «Compagni, il Partito socialista è morto e sarà sostituito dal Partito Nazionale», e si alleò con gli agrari e gli industriali; oggi Renzi promette: «Amici, il Partito democratico è superato e sarà sostituito dal Partito della Nazione», e si è alleato con i manager e i finanzieri. Allora: «Italiani, in marcia!», oggi: «Italiani, cambiamo verso!». Allora: «Abbasso la perfida Albione!»; oggi: «Non ci faremo fermare dalla perfida Unione!». E si potrebbe continuare, menzionando la stessa età, il simile cipiglio, il medesimo tono irridente (la camicia no, quella oggi di ordinanza è bianca). Si dice questo non per insinuare che Renzi sia come quel Tale. Dopotutto, se lo fosse davvero tutti i nostri migliori opinionisti e intellettuali sarebbero già alla sua corte, come fecero i loro padri e nonni attorno a Lui. Marcello Pera, ex presidente del Senato. Libero.

Adriano Celentano è un portento. Ostenta la propria ignoranza per mettere a suo agio l’uditorio e può concedersi ogni strafalcione per dimostrare che la grammatica e la sintassi sono pregiudizi borghesi. Alla sagra della scempiaggine fa sempre un figurone. Alla fine, noi del pubblico bue siamo costretti a seguire ogni sua performance. Ma ormai lo facciamo con la stessa curiosità con cui da ragazzini andavamo al luna park a vedere la donna cannone. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Cossutta lavorava in un ufficio ove, alle sue spalle campeggiavano un ritratto di Carlo Marx con didascalie in cirillico e la vetusta bandiera rossa della sezione Pci di Sesto San Giovanni: la Stalingrado d’Italia, non ancora nei guai per una storiaccia di tangenti rosse. Giampaolo Pansa, Tipi sinistri. Rizzoli, 2012.
Gli stadi italiani sono penosi, scomodi, vecchi e attirano sempre meno pubblico pagante, con l’unica eccezione del bellissimo stadio nuovo della Juventus. Molti club sono sull’orlo del fallimento e così via. Le cause di questo collasso sono le stesse del declino generale del Paese. In breve, da anni, non coltiviamo alcuna visione del futuro. Venti o anche soltanto dieci anni fa, quando i club italiani erano ancora fra i più forti e ricchi del mondo, avremmo dovuto investire nel cambiamento. Ma le società di calcio, dirette da personaggi mediocri e politicanti, gli stessi che ritrovi in Confindustria, non hanno saputo prendere un treno che uno. Curzio Maltese. ilvenerdì.

I bar di Milano non hanno più i biliardi, punto di incontro tra giovani e adulti. Correvano certe sfide, parole, risate. Al posto dei biliardi, adesso hanno messo i videopoker. Meno spazio, più guadagno. Comunque, in via Fara, ce n’è uno. Bello e semplice. Scambi quattro chiacchiere con gli sconosciuti senza passare per matto o maniaco. Massimo Fini, giornalista. Corsera.

Travolto dai sensi di colpa e dall’euforia generale, accontento mia moglie e vado con lei alla manifestazione pomeridiana di chiusura della campagna elettorale dei Ds. Nel tragitto verso l’Arena flegrea, improbabile e periferico luogo del meeting, incrociamo i militanti di An che scendono dai pullman e si avviano, imbandierati e pugnaci, verso la piazza. Avviene in macchina il seguente dialogo, lo riporto letteralmente: «Guarda come sono brutti...», «Perché? Mi sembra gente normale», «Ma quando mai, guarda quella vajassa (donna grassa e volgare)... e quell’altro, ha la faccia da camorrista». La chiudo lì, non ho forza e voglia di contrastare i già noti complessi di superiorità morale ed etica, e ora anche estetica!, della sinistra. Claudio Velardi, L’anno che doveva cambiare l’Italia. Mondadori, 2006.

Mia mamma è in camicia da notte, curva come un immondo coleottero rosa, la vedo che afferra uno scialle. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli.

Carlo Cassola era di un fanatismo a tratti persecutorio. Se si metteva in testa che una persona non rientrava nei suoi schemi mentali, diventava un martello. Mi accadde di dirgli che sarei andato di nuovo a vivere negli Stati Uniti. Mi scrisse una letteraccia piena di insulti. Decisi di troncare. Non risposi. Partii. Per lavoro, certo. Vi giunsi la prima volta dopo i cinquant’anni. Era il 1967. Andai a vivere a Milwaukee, nel Wisconsin. Dove era nato mio nipote. Uscii dalla stazione ferroviaria e chiesi al taxi di portarmi nel migliore albergo della città. Fece il giro dell’isolato e mi lasciò giusto sul marciapiede di fronte dove mi aveva raccolto. Neanche un tassista di Napoli avrebbe preso quella corsa. Manlio Cancogni, romanziere, 98 anni. la Repubblica.

Ricorda le polemiche sulla teca di Maier dell’Ara Pacis? Ecco, ci si azzuffa e si dimentica che, accanto all’Ara Pacis c’è il Mausoleo di Augusto in stato di abbandono. L’ultima volta che ci sono stato era una tana per tossicodipendenti. A nessuno è venuto in mente di tirarlo a lucido, visto che quest’anno ricorre il bimillenario di Augusto? Christian Greco, neodirettore del Museo egizio di Torino. Sette.

Il comunismo è stato prima terrore, poi pericolo, poi minaccia, infine farsa. Roberto Gervaso.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 14/11/2014