Notizie tratte da: Gianluca Falanga # Spie dall’Est. L’Italia nelle carte segrete della Stasi # Carocci editore Roma 2014., 14 novembre 2014
Notizie tratte da: Gianluca Falanga, Spie dall’Est. L’Italia nelle carte segrete della Stasi, Carocci editore Roma 2014
Notizie tratte da: Gianluca Falanga, Spie dall’Est. L’Italia nelle carte segrete della Stasi, Carocci editore Roma 2014.
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• La Stasi, la polizia politica e servizio segreto della Ddr, la Germania comunista.
• Sira, il cervellone elettronico dell’intelligence estera della Stasi, il Direttorato estero HV A (Hauptverwaltung Aufklärung), diretto da Marcus Wolf, l’“uomo senza volto” che pare abbia ispirato John le Carré per il suo best seller internazionale La spia che venne dal freddo.
• Il servizio segreto della Ddr cominciò a servirsi molto presto della moderna elaborazione dati, prima con un proprio sistema di calcolo basato sull’uso di schede perforate, poi con un mainframe computer di prima generazione, di fabbricazione francese, acquistato nel 1968.
• Nel 1973-74, quando i tecnici e gli analisti della Stasi/HV A cominciarono a inserire in un Siemens 4004 tutte le informazioni procurate e inviate dalle spie attive in Occidente. Il software si chiamava Golem.
• Sira, sigla che sta per System der Informationsrecherche der Auslandsaufklärung, cioè Sistema di ricerca informatica dell’intelligence estera.
• Nel 1985 gli hardware in uso furono sostituiti dal sistema Eser, sviluppato dalla ricerca informatica sovietica per i paesi comunisti associati nel Comecon.
• Con la Wende, la “svolta” che mise fine al regime comunista di Erich Honecker, l’intelligence estera della Stasi provvide nel 1989 alla dissoluzione delle proprie strutture e del proprio archivio. In poche settimane furono distrutti oltre il 90 per cento della documentazione cartacea e, nel febbraio del 1990, anche tutti i nastri magnetici e le migliaia di file Sira. Una copia di backup contenente alcune sezioni dell’archivio informatico fu ritrovata nell’autunno del 1990 nella centrale informatica delle ex forze armate della Ddr a Pätz, a sud di Berlino.
• Per portare a termine una prima ricostruzione dei formati e dei sistemi di acquisizione e compressione dei dati l’agenzia federale, diretta all’epoca da Joachim Gauck, fu costretta a chiedere aiuto agli informatici militari della Bundeswehr. Dal 1998 è possibile consultare le informazioni contenute nei database Sira.
• Il dossier Rosenholz, una serie di 381 cd-rom con 350 mila schede microfilmate dello schedario distrutto della Sira, consegnato dal governo americano a quello federale tedesco e contenente le identità delle migliaia di agenti dell’HV A operanti in Occidente. La Cia ne era entrata in possesso nelle settimane successive alla caduta del Muro di Berlino e per anni si era rifiutata di girarli alla autorità tedesche.
• Decknamen, in tedesco, i nomi di copertura, quelli che assumono gli agenti e gli informatori di un servizio segreto.
• La Stasi, che faceva spionaggio soprattutto in Germania Ovest, ma anche in altri paesi del mondo, compresa l’Italia.
• Gli agenti IM, i “consulenti informali” (inoffizielle Mitarbeiter), che hanno permesso alla Stasi di essere sempre informata su quanto accadeva in Italia.
• Esempio di come la Stasi catalogava tutti i suoi informatori: XV/354/71 “HAFEN”, dove XV identificava le spie del Direttorato Esteri, quelle che operavano a ovest della Cortina di Ferro.
• Due archivi, l’F16 (archivio nominale con i nomi veri) e l’F22 (contenente i nomi in codice delle operazioni e degli agenti).
• La Farnesina, ministro degli Esteri Carlo Sforza, ricevette precise istruzioni affinché si evitasse di allacciare relazioni di qualsiasi genere e a qualsiasi livello con le istituzioni della Germania orientale, uno “Stato fantoccio” del Cremlino.
• Il 23 luglio 1950 Palmiro Togliatti si recò a Berlino per portare al III Congresso del Partito di unità socialista, il partito-Stato della Germania Est, il saluto del Partito comunista italiano.
• «La costituzione della Repubblica democratica tedesca, noi l’abbiamo accolta con gioia. Alla vostra repubblica appartiene e deve appartenere il futuro. […] Questa è la Germania, alla quale il popolo italiano deve tendere la mano, con la quale l’Italia deve procedere assieme, nell’interesse della propria indipendenza e libertà. Gli attuali governanti dell’Italia seguono un’altra via. Rifiutano di riconoscere la Repubblica democratica tedesca e hanno relazioni soltanto con le marionette americane di Bonn» (dal discorso di Togliatti al Congresso).
• Giulio Andreotti, che alla riunificazione tedesca nel 1990 disse di amare così tanto la Germania da preferirne due.
• Nel gennaio del 1957 si costituì a Roma il Comitato di studio della questione tedesca, composto da un gruppo di intellettuali d’area comunista, socialista e indipendenti, esponenti di un segmento della sinistra italiana interessato a conoscere e far conoscere l’evoluzione culturale della Germania divisa, in particolare della metà orientale.
• Per intercessione del Pci, che organizzò un finanziamento da Berlino Est di 4.500 dollari, il Comitato diede vita nel febbraio del 1957 al Centro Thomas Mann (Ctm), una sorta di ufficioso istituto culturale della Ddr, il primo in assoluto in un paese occidentale.
• Presidenti del Ctm: l’archeologo comunista Ranuccio Bianchi Bandinelli (fino al 1968); l’antifascista liberale Franco Antonicelli, letterato amico di Leone Ginzburg e Cesare Pavese; il costituzionalista Stefano Rodotà, insignito nel 1988 con l’Ordine della Stella per l’Amicizia dei popoli.
• Nel 1966 Bianchi Bandinelli riuscì a portare in Italia, alla Biennale del teatro di Venezia, la compagnia del Berliner Ensemble, il teatro di Brecht a Berlino Est.
• Nel 1963 fu costituita a Berlino Est la Deutsch-Italienische Gesellschaft (Dig), la Società tedesco-italiana, una sezione della Lega per l’amicizia dei popoli, organizzazione del regime addetta alla gestione delle relazioni culturali con i paesi esteri. Presidente della Dig, la cantante e interprete di opere brechtiane Gisela May.
• Il Sed, il Partito d’unità socialista, il più fedele al Cremlino; e il Pci, il partito comunista più grande e forte dell’Occidente, con un numero di iscritti di gran lunga superiore a quello dei partiti comunisti di altri paesi dell’Alleanza atlantica. I due mantennero uno scambio intenso e forme di cooperazione salda, anche se non privi di contrasti.
• Il 14 febbraio 1968 una delegazione di dirigenti del Sed arrivò a Roma e si trattenne fino al 26 febbraio. Fu ricevuta dai sottosegretari agli Esteri e alle Partecipazioni statali ed ebbe la possibilità di incontrare i rappresentati delle più grandi imprese italiane (Fiat, Olivetti, Montedison) e dei partiti socialisti Psi e Psiup. Non era mai accaduto prima che il partito della dittatura tedesco-orientale avesse l’opportunità di allacciare contatti con esponenti di spicco della classe dirigente di un paese occidentale.
• A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta cominciarono a nascere dissidi ideologici fra i comunisti italiani e tedesco-orientali.
• Tra il 1964 e il 1966 ci fu il caso della persecuzione del dissidente Robert Havemann, docente di Fisica allontanato dall’Università Humboldt di Berlino per le sue critiche sulla situazione politica della Ddr, che scatenò un braccio di ferro a mezzo stampa fra il regime tedesco-orientale e il Pci, che aveva preso le difese dello stesso Havemann.
• Nel dicembre del 1965 la Defa, il gigante della produzione cinematografica di Stato della Ddr, concluse un accordo di coproduzione con la Unitelefilm, impresa del Pci, per la realizzazione di un film documentario sul Vietnam. In seguito furono coprodotti video su Berlino, ma l’intesa Defa-Unitelefilm non durò a lungo, a causa della scarsità di mezzi finanziari del regime e della crescente diffidenza politica fra i partiti.
• La Ddr, integrata nel Comecon e vincolata da una collaborazione con Mosca, non disponeva delle risorse in valuta estera necessarie per operare sul mercato internazionale. Nonostante questo, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, il volume d’affari tra Italia e Germania Est aumentò sensibilmente, grazie anche all’apertura a Roma di uno sportello italiano della Camera per il Commercio estero della Ddr.
• Tra il 1960 e il 1965 si registrò un aumento costante del volume commerciale complessivo di oltre il 35%, con picchi del 40%.
• Per l’Italia il commercio con la Germania Est non rappresentava che lo 0,4% del volume totale annuo dei commerci con l’estero.
• Fino al 1970 l’Italia era, dopo la Francia, il secondo Paese dell’Occidente per numero di delegazioni parlamentari ospitate nella Ddr a scopo di studio e per visite di informazione. Nel 1967 erano 120 i deputati e i senatori italiani accolti dalla dittatura: 42 comunisti, 33 democristiani, 32 socialisti, 10 socialisti del Psiup, 2 socialdemocratici e uno del Partito repubblicano.
• Ascolta compagno, programma trasmesso a partire dal 1961 da Radio Berlin International, l’emittente radiofonica al servizio della politica estera della Ddr, e indirizzato alle migliaia di Gastarbeiter (i lavoratori stranieri, ndr) italiani.
• Le informative dell’HV A indirizzate ai responsabili della politica estera della Ddr nel governo e nel partito attestano un’intensificazione del monitoraggio della scena politica italiana a partire dalla primavera del 1961.
• La firma del Grundlagenvertrag, il Trattato fondamentale, nel dicembre 1972, che oltre a sancire il reciproco riconoscimento delle due Germanie, spalancò le porte all’accoglienza della Ddr nella famiglia delle nazioni.
• Nel 1973 entrambe le Germanie diventarono membri delle Nazioni Unite.
• I tedeschi orientali aprirono a Roma un’ambasciata in una palazzina ai Parioli, in via di Trasone 56/58, mentre l’Italia aprì una sua ambasciata a Berlino Est, due piani in un palazzo al numero 40 del viale Unter den Linden.
• Alberto Indelicato, l’ultimo a rappresentare l’Italia in Germania Est prima della caduta del Muro.
• Una delegazione di imprenditori italiani, capitanata dall’ingegnere Giuseppe Locatelli, presidente delle Acciaierie Redaelli, alla fine di febbraio del 1973 soggiornò nella capitale della Ddr per presentare ai comunisti tedeschi una serie di proposte per l’intensificazione delle relazioni bilaterali con l’Italia in campo economico.
• Il 19 aprile 1973 il governo italiano (Andreotti II) e quello della Ddr firmarono a Roma un trattato di cooperazione economica che disponeva, tra l’altro, l’istituzione di una commissione mista composta da delegati di ambo i paesi e strutturata in diversi gruppi di lavoro, allo scopo di incrementare le relazioni nel campo della cooperazione industriale e commerciale.
• Il 14 marzo 1970, alla Fiera di Lipsia, fu siglato il più significativo affare economico nella storia delle relazioni tra l’Italia e la Ddr, la costruzione di un’acciaieria elettrica nella cittadina di Brandeburgo sulla Havel. La commessa per la realizzazione dell’impianto fu assegnata a una partnership italo-tedesca (dell’Est) di cui faceva parte l’azienda impiantistica friulana Officine meccaniche Danieli Co. Spa, legata al gruppo Riva. La struttura fu inaugurata all’inizio del 1980.
• Il 18 maggio 1977 fu aperta a Roma la prima filiale italiana della banca commerciale della Ddr.
• L’ascesa al potere nella Germania Est di Honecker, che conosceva Berlinguer sin dai tempi in cui entrambi dirigevano le rispettive organizzazioni giovanili, la Fdj tedesca e la Fgci italiana, consentì un breve momento di distensione tra i due partiti comunisti.
• Berlinguer, che si recò in visita a Berlino Est nel dicembre del 1973.
• Tra il 1976 e il 1977 si consumò la rottura definitiva fra il partito comunista italiano e quello tedesco.
• Quella volta che Wolf Biermann, poeta e cantautore tedesco, aveva irriso il regime dal palco di un suo concerto a Colonia. Per ordine di Honecker gli fu impedito il rientro nella Ddr. Il quotidiano l’Unità contestò l’accaduto con una serie di articoli di protesta contro la Germania comunista e Berlino Est si fece sentire presso la segreteria del Pci affinché si smettesse di attaccare la Ddr a mezzo stampa.
• Nel novembre del 1977 il direttore socialista della Biennale di Venezia, Carlo Ripa di Meana, decise di dedicare l’edizione di quell’anno al tema della dissidenza nei paesi comunisti. La manifestazione subì la reazione indignata dell’Unione Sovietica, che provò in tutti i modi a impedirne la realizzazione, esercitando pressioni sul Pci e arrivando a minacciare ritorsioni contro il governo italiano, che sosteneva la manifestazione con denaro pubblico.
• Craxi, che nell’estate del 1984 si recò nella Germania Est, fu il primo capo di governo italiano a visitare la Ddr, anticipato di poco dal greco Andreas Papandreu, il secondo premier in assoluto di un paese Nato nella capitale della Germania Est.
• Craxi atterrò all’aeroporto di Berlino-Schönefeld il mattino di lunedì 9 luglio 1984, accolto con gli onori militari. I colloqui con Erich Honecker avvennero nel pomeriggio nel suo ufficio al Consiglio di Stato, dopo aver effettuato la deposizione di una corona di fiori al mausoleo per le vittime del fascismo lungo il viale Unter den Linden, e proseguirono il giorno successivo, dopo una conferenza stampa all’ambasciata d’Italia a Berlino Est.
• L’Italia fu anche il primo paese Nato ad accogliere il massimo rappresentate della Ddr, Erich Honecker, che soggiornò a Roma il 23 e 24 aprile 1985. Fu ospite del presidente della Repubblica Sandro Pertini al Quirinale e ricevuto da papa Wojtyla in Vaticano.
• Il Direttorato Estero HV A, guidato per oltre trent’anni dal generale Markus Wolf.
• L’intelligence estera della Germania Est fu costretta a operare per un ventennio quasi esclusivamente per via illegale, cioè con reti clandestine di agenti, le cosiddette “residenture illegali”. Solo con la piena integrazione della Ddr nella comunità internazionale negli anni Settanta l’HV A e l’intelligence militare poterono estendere il proprio raggio d’azione su scala planetaria, sfruttando le nuove ambasciate e rappresentanze commerciali aperte in giro per il mondo come basi operative a copertura legale, cioè riconosciute dai paesi ospitanti (“residenture legali”).
• Alla struttura HV A III fu affidata la regia dello spionaggio politico, il controllo dei canali d’intelligence nell’Occidente europeo e sugli altri continenti, fatta eccezione per la Repubblica federale tedesca e gli Stati Uniti, ai quali si dedicavano altre strutture specifiche.
• Le quattro sezioni della struttura HV A III: Europa (A), Medio Oriente e Asia (B), Africa e America Latina (C), consiglieri militari o alla sicurezza inviati nei paesi del Terzo Mondo (D) mandati per sostenere guerriglie comuniste locali o per aiutare a costruire polizie segrete e forze di sicurezza di regimi filosovietici.
• La struttura III/A (Europa) era organizzata in tre uffici: l’Italia faceva parte dell’ufficio I.
• Erano almeno quattro gli uffici di competenza che si occupavano più o meno sistematicamente di spionaggio dell’Italia o di cittadini italiani nella Ddr: il reparto II teneva sotto controllo le ambasciate dei paesi occidentali a Berlino Est (“basi legali del nemico”), la residenza dell’ambasciatore e la vita dei membri della missione diplomatica italiana nella Ddr; i reparti 6 e 9 si occupavano dei servizi segreti occidentali; il reparto 13 seguiva i giornalisti e corrispondenti di testate di stampa e televisioni occidentali, monitorando le loro frequentazioni e i loro movimenti nella Ddr ed eventualmente avvicinandoli per influenzarli o ingaggiarli come informatori.
• L’11 giugno 1969, a Mosca, al congresso mondiale delle organizzazioni marxiste-leniniste, il vicesegretario del Pci, Enrico Berlinguer, ripudiò la «guida» sovietica e condannò la repressione della Primavera di Praga dell’estate precedente come inaccettabile violazione della sovranità e dell’indipendenza del popolo cecoslovacco. Al termine dei lavori del congresso la delegazione del Pci si rifiutò di aderire al documento finale, firmandone un solo capitolo.
• Alla Conferenza dei partiti comunisti e operai d’Europa, tenutasi a Berlino Est nel giugno del 1976, si schierarono da un lato gli eurocomunisti italiani, francesi e spagnoli, dall’altro i sovietici e i loro seguaci.
• Le carte d’archivio confermano che la Stasi/HV A monitorò in maniera minuziosa l’evoluzione della situazione politica italiana, le lotte di potere nella Dc, l’estremismo politico di destra e di sinistra, la labilità dei governi, le indagini della magistratura ecc.
• Il primo documento d’analisi della politica comunista in Italia reperibile negli archivi della Stasi, oggi non più segreti, è datato 11 gennaio 1967. Si trattava di un rapporto che informava il dirigente del Politbüro Axen sulle difficoltà del Pci a poco più di due anni dalla morte di Togliatti.
• L’informativa 569/72, del 19 giugno 1972, che affrontava, partendo dall’analisi dei risultati elettorali di maggio, il tema della mancanza di sbocchi e formule politiche per rilanciare l’azione di governo dopo il fallimento del centro-sinistra di Moro.
• Con l’informativa 1102/73, del 26 ottobre 1973, la Stasi/HV A presentò a Hermann Axen una relazione sul pessimismo del governo di Bonn e della Nato nei confronti del gabinetto insediatosi a Roma (governo Rumor).
• Il BIOst, organismo di ricerca socio-politologica legato al ministero dell’Interno del governo di Bonn, rivolto allo studio del comunismo e dei paesi socialisti. Aveva sede a Colonia e finì presto nel mirino della Stasi, dipartimento HV A I, ufficio 3.
• Dal 13 al 17 marzo 1972, quando si tenne il XIII Congresso nazionale dei Pci a Milano, al Palalido, quello in cui Enrico Berlinguer fu eletto segretario nazionale. All’ordine del giorno la questione della gestione diretta del potere insieme a democristiani e socialisti. Tra i partecipanti c’era anche una delegazione del BIOst, la cui relazione finì nelle mani della Stasi.
• Nell’informativa del 12 gennaio 1976, la 16/76, la Stasi registrò lo spostamento a sinistra degli equilibri politici italiani dopo il risultato elettorale ottenuto dal Pci alle regionali del 1975: i comunisti governavano cinque regioni e le prime cinque città italiane (Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova).
• Sono cinque le relazioni della Stasi/HV A sull’evoluzione della situazione politica italiana nel corso dell’anno 1977.
• L’informativa 29/77 del 16 luglio 1977 descriveva le modalità di coinvolgimento del Pci nell’attività di governo.
• Il XXII dipartimento centrale della Stasi, quello che si occupava dell’antiterrorismo.
• Fra il 1969 e il 1973 il Pcus brezneviano lanciò la cosiddetta “campagna per la pace”, una politica che all’offensiva “pacifista” (riduzione delle spese militari, scioglimento delle alleanze difensive, creazione di zone “neutralizzate”, libere da armi nucleari) combinava il “programma di lotta”, l’alleanza di tutte le forze antimperialiste per aggredire il capitalismo. La proposta era rivolta non solo ai movimenti delle lotte di liberazione decoloniale del Terzo Mondo, in Asia e in Africa, ma anche a quelli protagonisti di “scontri di classe” nelle metropoli occidentali.
• Negli anni Settanta e Ottanta la Stasi era presente negli ambienti dell’eversione sia di sinistra che di destra in Europa e in Medio Oriente. Il monitoraggio del terrorismo internazionale serviva non soltanto a proteggere la Ddr, ma anche a controllare i gruppi armati e a influenzarli, offrendo loro appoggio e protezione, in modo da poterli sfruttare o pilotarli.
• Negli archivi della Stasi è stata trovata, agli inizi degli anni Novanta, una documentazione sull’organizzazione delle cosiddette “unità čekiste d’assalto” e di altre forze paramilitari, un commando di “partigiani dormienti”, addestrati in segreto alla “diversione” (tecniche di guerriglia, attentati terroristici, sabotaggio) dall’esercito popolare della Ddr e da una struttura della Stasi denominata AGM/S. Venivano impiegate sia in caso di guerra, sia di pace, in una situazione di crisi politica avanzata o di tensioni eccezionali fra le due Germanie.
• Le “unità čekiste d’assalto”, attive a partire dal 1974.
• Il XXII dipartimento antiterrorismo, messo a punto dal capo della Stasi Erich Mielke a partire dal 1972. Con meno di 250 uomini all’attivo negli anni Ottanta, era una delle strutture operative più piccole della Stasi.
• Il XXII dipartimento antiterrorismo, composto all’inizio da tre sezioni, la prima e la terza si occupavano rispettivamente dell’estremismo di sinistra e di destra, la seconda era l’unità d’analisi, dove convogliavano le informazioni per essere studiate. Nel 1981 furono creati otto uffici, tutti con sede centrale a Berlino, presso il quartier generale del ministero di Mielke.
• Altre strutture della Stasi: il II dipartimento centrale (controspionaggio), il X (relazioni internazionali e coordinamento con altri servizi), il VI (filtro alle frontiere) e il Direttorato Estero HV A (spionaggio e disinformazione all’estero).
• Le Br comparirono nella lista delle organizzazioni ostili del XXII dipartimento della Stasi del 24 gennaio 1980.
• I terroristi italiani sono registrati nello schedario centrale del XII dipartimento della Stasi (registrazione e gestione dell’archivio centrale): le singole tessere nominali contengono a fronte la data di inserimento nello schedario, il numero del dipartimento che ha effettuato la registrazione, i dati personali del soggetto registrato (data e luogo di nascita, organizzazione di appartenenza); sul retro annotazioni, per lo più eseguite a mano, di tutte le informazioni a disposizione del servizio sul soggetto (segnalazione della polizia, indagini in corso, data di arresto, sospetti di coinvolgimento in azioni terroristiche).
• Il terrorismo internazionale, che trovava una sponda negli apparati riservati del Patto di Varsavia. Sono note le missioni a Praga del dirigente comunista italiano Salvatore Cacciapuoti, vicepresidente della Commissione di controllo del Pci, inviato dal partito a metà degli anni Settanta per chiedere spiegazioni ai compagni del Partito comunista cecoslovacco in merito all’addestramento di brigatisti in campi segreti dello StB, la Stasi della Repubblica Socialista Cecoslovacca. Ma a Praga negarono ogni genere di fiancheggiamento del terrorismo italiano.
• Il mattino successivo al ritrovamento del cadavere di Moro a Roma, una delegazione del Pci, guidata da Angelo Sarto e composta da militanti residenti in Germania Est, si recò all’ambasciata d’Italia nella Ddr per porgere le condoglianze. La Stasi ne ebbe notizia il giorno stesso.
• Angelo Sarto, negli anni Sessanta inviato dell’Unità e di Rinascita a Berlino Est, che nella Ddr teneva i rapporti con il Sed per conto del Pci e si occupava degli affari finanziari occulti del partito.
• Il terrorista Piero Morlacchi, militante del gruppo storico delle Br. Nel fascicolo della Stasi a lui dedicato è scritto che la Ddr gli aveva concesso asilo politico nel 1965, quand’era perseguitato in Italia per i suoi ideali radicali, prima che egli facesse rientro a Milano e partecipasse alle prime azioni delle Br.
• La Stasi si interessò anche a Heidi Ruth Peusch, moglie di Morlacchi. I due furono arrestati dalla polizia italiana a Milano nella retata del 1972, dopo il sequestro Macchiarini, il primo eseguito dalle Br.
• La Stasi, che per penetrare occultamente nelle formazioni della “lotta armata” e del terrorismo internazionale, puntava a reclutare come collaboratori non ufficiali della categoria IMB (“IM a contatto con il nemico”) due profili: il primo, persone che si muovevano agevolmente negli ambienti estremisti ed eversivi perché vi appartenevano e vi erano cresciuti, simpatizzanti della “lotta armata” esterni alle organizzazioni, che avevano rapporti personali con i terroristi; il secondo, il fiancheggiatore, elemento periferico dell’organizzazione, iniziato alle dinamiche più intime, ma non un membro della Direzione, non uno dei “capi”, che la Stasi considerava troppo esposti e pericolosi.
• Una lista degli informatori della Stasi all’interno dei gruppi terroristici è contenuta in un resoconto firmato dal direttore dell’ufficio 8 (terrorismo internazionale) del XXII dipartimento, datato 2 febbraio 1989. Non tutti gli agenti IMB di questa lista sono stati individuati e identificati: nel caso delle Br si conosce soltanto il nome di copertura e il numero di registrazione dell’informatore in questione. Per esempio, IMB “ELSE BRUNNER” (XV/4005/86).
• Brigitte Heinrich, informatrice della Stasi, esponente della sinistra extraparlamentare francofortese con frequentazioni italiane in ambienti contigui alla “lotta armata”, alias agente IM “BEATE SCHÄFER”. Si infiltrò nel partito dei Verdi e riuscì a farsi eleggere deputata al Parlamento europeo di Strasburgo negli anni Ottanta.
• La Heinrich aiutò la Stasi a orientarsi nella giungla delle sigle terroristiche e nei retroscena della “lotta armata”.
• Il fascicolo sulle Br, chiuso dalla Stasi all’inizio del 1989 con la motivazione ufficiale che l’organizzazione, sfaldatasi in tronconi, non costituiva più alcun reale pericolo per la sicurezza della Ddr.
• Alla fine degli anni Settanta, la Stasi ingaggiò come informatori IMB diversi membri di organizzazioni neonaziste attive in Germania Ovest.
• Negli archivi della Stasi sono conservati fascicoli dedicati all’organizzazione dei servizi di sicurezza italiani. L’intelligence della Ddr, in particolare il controspionaggio della Stasi, tentò di intercettare i movimenti e le strutture degli agenti italiani all’estero, la loro eventuale cooperazione con i partner tedesco-occidentali del Bnd, i rapporti con la Cia e il peso del controllo americano sul funzionamento dell’apparato riservato dello Stato italiano.
• Peter Weinmann, quarantenne estremista di destra, militante del partito neonazista tedesco Npd e doppio agente al soldo di diversi servizi. Per la Stasi era IMB “HANS OTTO” (XV/5505/82), dal 1984 “ROLF RÖMER” (XV/5505/84), per l’Agenzia per la tutela dell’ordine costituzionale di Colonia “WERNER” e per il Sismi “SIEGMUND”. I tedeschi lo addestrarono nel 1968 all’utilizzo degli esplosivi, la Digos italiana lo trattò come confidente e infiltrato in Alto Adige, dove Weinmann si trasferì nel 1976.
• Tra il 1986-88 si assistette in Alto Adige a una violenta ripresa del terrorismo, con 46 attentati dinamitardi in luoghi pubblici, uno dei quali all’hotel che ospitava l’allora ministro degli Esteri italiano, Andreotti.
• La Stasi, che per i servizi dell’Unione Sovietica (KGB, GRU) era il principale fornitore d’informazioni sulle condizioni delle forze armate dei paesi occidentali, sulla loro disposizione, il loro equipaggiamento, l’organizzazione interna, in generale sui dispositivi del Patto atlantico e sugli sforzi di ammodernamento tecnologico degli armamenti intrapresi dagli Stati membri.
• Dopo la Germania federale l’Italia fu uno dei bersagli prediletti dello spionaggio tecnologico della Ddr.
• Il Sektor Wissenschaft und Technik (sezione Scienza e Tecnologia, SWT), struttura di cui si dotò il Direttorato Estero della Stasi nell’estate del 1971, dedita allo spionaggio industriale, scientifico e tecnologico all’estero, specialmente in Occidente.
• Il CoCom, Coordinating Committee on Multilateral Export Controls, il principale ostacolo all’evoluzione tecnologica di paesi come la Ddr. Era un organismo con sede a Parigi, costituito alla fine del 1949. A volerlo erano stati soprattutto gli americani, intenzionati a tagliare fuori i paesi comunisti e filosovietici dall’accesso alle più moderne tecnologie.
• Un settore colpito dall’embargo CoCom fu la microelettronica. I prodotti a tecnologia più avanzata venivano inseriti in liste che li escludevano automaticamente dal commercio con l’Est. Quando questi venivano superati da altri prodotti ancora più avanzati e moderni, l’amministrazione CoCom li sostituiva: in questo modo i paesi comunisti potevano importare legalmente dall’Occidente solo tecnologia ormai obsoleta. Le imprese occidentali erano costrette ad attenersi alle limitazioni delle esportazioni imposte, pena sanzioni.
• Al CoCom, sciolto nel 1994, aderivano 17 Stati, tra cui l’Italia.
• I cinque gruppi di lavoro dell’SWT: 1. SWT-AG 1, addestramento di agenti da impiegare in “residenture” con copertura legale, per esempio funzionari diplomatici tecnico-scientifici in servizio presso le rappresentanze estere della Ddr (ambasciate, consolati ecc.), impiego di informatori/collaboratori non ufficiali (IM) in uffici tecnici e commerciali oppure reclutati tra gli studenti tedesco-orientali iscritti a università all’estero. I quadri impiegati a tempo pieno erano 22, più 42 ufficiali in missione speciale (OiBE) e 10 collaboratori non ufficiali con funzioni di istruttori e gestione diretta di fonti (HIM). Gli informatori IM o contatti (KP) erano 117, le operazioni registrate 480.
2. SWT-AG 2, gestione informatica della documentazione raccolta e collegamento con il dipartimento d’analisi (HV A V).
3. SWT-AG 3, recupero di modelli e prototipi per la produzione bellica convenzionale, apparecchiature per la decrittazione e la comunicazione cifrata e altra tecnologia occidentale per la localizzazione e l’intercettazione audio, video, ambientale e radiofonica.
4. SWT-AG 4, gruppo operativo disciolto nel 1986, attivo solo per due anni, di cui non è stato possibile ricostruirne le competenze.
5. SWT-AG 5, sfruttamento ai fini operativi di contatti ufficiali nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, cioè analisi delle informazioni contenute nella relazioni di viaggio redatte e consegnate alla Stasi al loro rientro in patria dai cittadini a cui era consentito recarsi in Occidente.
• Negli anni Settanta la Germania Est produceva computer assemblati plagiando i modelli Ibm. I chip da 16 e 32 kilobyte prodotti dalla VEB Robotron di Dresda, la maggiore industria nazionale del settore, erano ampiamente superati. Nel 1989 la Germania comunista era in grado di produrre un massimo di 90 mila chip da 256 kilobyte, mentre l’Austria ne immetteva sul mercato oltre cinquanta milioni.
• Il database TDB11, banca dati dell’unità d’analisi dell’apparato SWT (dipartimento V). Il reparto era responsabile per la valutazione, gestione e trasmissione delle informazioni procurate dalle attività operative della sezione di spionaggio scientifico-tecnologico, compresa la loro archiviazione e amministrazione informatica.
• Il database TDB11, con 204.820 informazioni in entrata, 1.927 in uscita e 9.614 commissioni (stato del cervellone dell’HV A nell’autunno del 1989, nei giorni immediatamente precedenti la caduta del Muro di Berlino).
• A ogni informazione in entrata veniva assegnato un voto in numeri romani, da I (ottimo) a V (scarso). È possibile quindi sapere quanto credito la Stasi/HV A abbia attribuito alle singole informazioni ricevute e quali fossero gli informatori e le fonti più attendibili presi maggiormente in considerazione.
• Inserendo la parola “ITALIEN” nella funzione di ricerca del database TDBII si ottiene un elenco di 471 informazioni totali.
• Tra il 1972 e il 1974 l’intelligence estera della Ddr fu impegnata a monitorare un’importante trattativa d’affari che vide protagonisti due colossi europei dell’industria automobilistica occidentale, la Klöckner Humboldt Deutz di Colonia, azienda leader nel settore della produzione di motori, e la Fiat. La trattativa venne seguita fino alla conclusione del contratto di cooperazione, firmato nel settembre 1974.
• Nel 1966 fu realizzata a nord di Potsdam, sulle rive del lago Stechlin in Brandeburgo, la prima centrale nucleare a tecnologia sovietica costruita al di fuori dell’Urss.
• Fra i membri del Patto di Varsavia, la Germania Est era il principale fornitore di informazioni sul fianco orientale della Nato ai vertici militari dell’Armata Rossa.
• Rainer Rupp, nome in codice “TOPAS” (topazio), agente XV/3334/68, la spia dell’HV A strategicamente più importante perché piazzata ai piani alti del quartier generale della Nato a Bruxelles. Contattato dalla Stasi già nel 1968, quando studiava Economia all’Università di Magonza, fece carriera nella Nato a Bruxelles, fino a farsi assumere nel 1977 con un incarico presso l’ufficio politico del Comitato economico. Per dodici anni passò all’intelligence della Ddr una quantità notevole di fascicoli riservatissimi dell’Alleanza atlantica.
• Lo spionaggio militare era materia del dipartimento IV del Direttorato Estero HV A, che nel 1988 contava 74 spie, fra informatori IM e contatti KP.
• L’informativa 55/73 dell’intelligence della Ddr, una relazione di oltre trenta pagine dedicata al mondo militare italiano, l’esercito, la marina e l’aviazione, e alla politica militare dell’Italia post-bellica, all’inizio degli anni Settanta.
• La prima importante missione di pace internazionale dell’Italia, nell’agosto del 1982, quando il governo Spadolini mandò in Libano un contingente di 8.500 soldati, 7.000 dei quali di leva. Il ritiro nel settembre del 1984.
• La Stasi HV A dedicò un passaggio della relazione politico-militare 5/83 all’attivismo del ministro Lelio Lagorio, il primo socialista italiano a gestire la Difesa.
• Un informatore KP, Kontaktperson. Secondo la Stasi, un “contatto” non era in genere un agente o un informatore IM, bensì una persona che disponeva di informazioni sensibili rilevanti o che poteva esercitare influenza politica, ma che non doveva sapere di stare colloquiando direttamente con la Stasi. Un informatore era incaricato di maturare con questa persona un prolungato rapporto di fiducia che permettesse di assorbirne le informazioni o di indurlo a compiere atti di rilevanza operativa, senza essere consapevole di stare agendo per un servizio segreto.
• Alcune spie attive nel triennio della “crisi italiana” (1976-78): Ingolf Hähnel, alias “MUNGO”; l’agente IM “LETZIN” ecc.
• LAR, Legal Abgedeckte Residenturen, le basi d’intelligence (“residenture”) a copertura legale. La “residentura” legale italiana era organizzata intorno all’ambasciata della Ddr di via di Trasone a Roma e l’ufficio consolare e commerciale in via Monte Nero a Milano.
• Enrico Aillaud, il primo ambasciatore inviato dal governo italiano a Berlino Est. Si insediò ai primi di ottobre del 1973 e pare fosse stato reclutato come informatore del KGB.
• La Stasi utilizzava un doppio schedario operativo: in uno si registravano in chiaro gli estremi anagrafici della persona che interessava al servizio, nell’altro il nome di copertura e il numero di registrazione. Solo la combinazione delle informazioni contenute nelle due tessere consente agli archivisti di procurarsi l’accesso ai fascicoli archiviati.
• Alcune spie della Stasi in Italia: XV/205/68 “ANTONIUS” HV A II Alfons Waschbüsch, studente ingaggiato per seguire i rapporti su politica vaticana e relazioni tra Italia e Santa Sede; XV/177/77 “BERND” HV A III, cinque relazioni sull’operato di Giulio Andreotti come ministro degli Esteri nell’autunno del 1984; XV/134/85 “ONE”/“VELTLINER” HV A III, situazione dei partiti politici italiani nel 1977-78, posizioni del Pci su Moro, eurocomunismo ed elezioni europee; ecc.
DA PAG. 242 A PAG. 249 TABELLA CON L’ELENCO DELLE SPIE DELLA STASI IN ITALIA (SPIONAGGIO POLITICO)
DA PAG 251 A PAG. 255 TABELLA CON L’ELENCO DELLE SPIE DELLA STASI IN ITALIA (SPIONAGGIO INDUSTRIALE, SCIENTIFICO E MILITARE)
• Sul versante tecnologico, uno degli informatori più importanti fu “OPTIK”, che permise all’intelligence della Germania comunista di tenersi sempre aggiornata, e di tenere informato il KGB sovietico, nel settore dell’evoluzione delle tecnologie militari più sofisticate.
• “OPTIK”, la cui identità non può essere rivelata, ma che molto probabilmente era un italiano residente a Bologna.
• Roland Gandt, nome in codice “VENSKE”, uno dei più celebri “agenti Romeo” dell’HV A di Markus Wolf, specializzati nella seduzione e nell’aggiramento di segretarie nubili o bisognose di attenzioni maschili che lavoravano nelle segreterie dei ministeri tedesco-occidentali e dei comandi Nato.