Roberto Giardina, ItaliaOggi 14/11/2014, 14 novembre 2014
ITALIANI ALL’ESTERO COME FANTASMI
da Berlino
Un fallimento annunciato e puntualmente avvenuto, come avevamo previsto alcune settimane fa. Dopo dieci anni di rinvii, dal 2004, il 19 dicembre gli italiani all’estero avrebbero dovuto votare per il rinnovo dei Comites, i comitati che si dovrebbero occupare dei loro problemi. Ma il voto in programma per il 19 dicembre è stato rinviato al 17 aprile del prossimo anno.
Qual è il motivo? Sembra che gli italiani fuori confine siano spariti. Quasi nessuno si era registrato per poter andare alle urne. Questa notizia probabilmente in Italia interessa a ben pochi, ma per quest’inutile e barocca operazione sono già stati bruciati milioni di euro, pagati dai contribuenti italiani. E per mesi sono stati bloccati i funzionari di ambasciate e consolati in tutto il mondo che avrebbero dovuto occuparsi di altre pratiche.
Per poter votare bisognava fare esplicita richiesta e mandare ai consolati tutti i documenti comprovanti che si era iscritti all’Aire, l’elenco degli italiani all’estero. Una doppia assurdità: per poter votare, che sarebbe mio diritto, avrei dovuto chiederlo espressamente, e perché dimostrare d’essere iscritto a un elenco già in possesso dei funzionari? A rispondere, si lamenta il ministero degli esteri, sono stati appena in 60 mila, il 2% dei circa 3 milioni aventi diritto. Troppo poco come garanzia democratica dell’operazione. Il sottosegretario Mario Giro ha sottolineato che il rinvio non mette in dubbio quanto fatto finora, ma ha aggiunto che non saranno distribuiti altri fondi ai consolati per portare a termine l’operazione. C’è un limite allo spreco, ma non alle follie burocratiche.
Che cosa ci si attendeva? Io non ho partecipato né parteciperò, e sono tra i fortunati che possono disporre delle loro giornate, ma chi lavora in ufficio o in fabbrica avrebbe dovuto perdere almeno tre giorni per poter votare. In queste settimane ho ricevuto telefonate da amici e conoscenti berlinesi: volevano che andassi al consolato per firmare la loro lista. Per presentarla, occorrevano almeno cento firme. Chi si candida è arrivato al massimo a 140. Senza la mia. Dubito che con altri quattro mesi a disposizione si arrivi a risultati soddisfacenti. Ed è quello che probabilmente desiderano a Roma: poter dimostrare che gli italiani emigrati non sono interessati alla democrazia, tanto vale abolire i Comites che costerebbero, o costavano, almeno 9 milioni di euro all’anno, e giungere all’abolizione del voto all’estero, come sospettano le organizzazioni degli italiani sparse per il mondo. I Comites sono attualmente 124 in 34 paesi, dall’Oceania alla Scandinavia, ognuno con 12 delegati, il che fa un totale di circa 1.400. Riusciamo a esportare burocrazia ovunque.
I Comites potrebbero sparire senza che nessuno ne senta la mancanza, e per il voto basterebbe copiare l’ex Congo belga che fa votare per lettera chiunque, ovunque si trovi. I tedeschi, tanto per ricordarlo, votano per lettera anche se desiderano andare in vacanza (di solito le elezioni si tengono in settembre). E non per una fantomatica circoscrizione estera: la mia va dalla Manica a Vladivostok sul Pacifico. Vorrei spedire il mio voto alla mia sezione di Trastevere a Roma. Con francobollo a mio carico.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 14/11/2014