Il Sole 24 Ore, 14 novembre 2014
Per Sky una fusione da 20 milioni di clienti. La britannica BskyB completa l’acquisizione del 100% di Sky Italia e del 57% di Sky Deutschland. Parte ora l’integrazione. L’obiettivo per il nuovo colosso della pay tv è di raggiungere 60 milioni di abitazioni
Il padrino, si sa, è Diabolik. La prima co produzione di Sky (Europe) sarà ispirata alle avventure del criminale a fumetti made in Italy, bizzarra circostanza per celebrare la nascita di una tv a lungo attesa. Sky europea esce dal libro dei sogni e diventa realtà con il completamento dell’operazione che ha visto l’americana 21Century Fox vendere alla britannica BskyB il 100% di Sky Italia e il 57% di Sky Deutschland. Un’operazione fatta in famiglia con Murdoch-Diabolik che si toglie la maschera di proprietario del colosso Usa per indossare solo quella di azionista di riferimento di Sky. Fox aveva il 39,1% di BskyB e continuerà ad avere la stessa quota del gruppo paneuropeo che perde la B di british e la B di broadcasting, tornando ad essere solo Sky plc. Dalle casse di BskyB escono 6.89 miliardi di sterline in totale, compresi quelli pagati per portare in pancia alla nuova pay tv un altro 32% di capitale di Sky Deutschland raccolto fra i piccoli azionisti. L’operazione si chiude quindi con la nascita di Sky (Europe) che avrà in pancia la totalità della tv italiana e la quasi totalità di quella tedesca. Un colosso radicato in cinque paese: Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Germania, Austria con una base di clienti che sfiora i 19 milioni (10,3 sulla piazza britannica, 4,75 su quella italiana, 3,7 su quella tedesca e austriaca) e una base di ricavi di 11 miliardi di sterline (13,8 miliardi di euro). Numeri non lontani da Comcast (22 milioni) e Att (20 milioni) negli Usa. Ceo della società nella sua dimensione globale rimarrà Jeremy Darroch fino a ieri alla testa di BskyB, Andrea Zappia ceo in Italia e Brian Sullivan in Germania continueranno a svolgere le funzioni nelle rispettive dimensioni territoriali.
Una razionalizzazione? Qualcosa del genere se si pensa ai risparmi generati dalle sinergie (fra i 2 e i 300 milioni di sterline) e dalla creazione di un gruppo unito con 31mila dipendenti e un bilancio di programmi combinati da 4,6 miliardi di sterline. Per dirla con le parole di Darroch «il deal non è il Regno Unito che fa un take over, ma le tre Sky che si riuniscono». Con un obiettivo comune raggiungere o almeno provarci 60 milioni di abitazioni che sono nel raggio d’azione della pay tv ma ancora non sottoscrivono alcun abbonamento. Inutile dire che la concorrenza è elevatissima con i nuovi player da Liberty Global, a Bt, Mediaset per non parlare dei nuovi content provider conme Netflix.
«L’affare – dice Claire Enders fondatrice di Enders analysis società che monitora il mondo dei media e delle tlc – l’ha fatto senza dubbio la Fox cedendo Sky Italia che non ha ancora raggiunto il punto di pareggio vittima dell’escalation con Mediaset e della crisi economica. Il prezzo è comunque giusto e lo stesso si può dire per Sky Deutschland. Cosa succederà ora? Credo ci sarà una gestione più accorta, vedremo risparmi e ottimizzazione dei diritti. Non per il calcio che resta su dimensione nazionale. È ormai evidente a tutti che non si tornerà a un single player nazionale per le royalties del pallone. In Europa vediamo arrivare players diversi. Liberty Global in realtà potrebbe anche diventare partner di Sky: qualcosa del genere accade già negli Usa con Fox. Ma anche Bertelssman, Vivendi e in Gran Bretagna Bt. Ora anche Vodafone dopo le acquisizioni di Kabel Deutschland e Ono in Spagna si lancerà nell’arena. Vodafone su Sky? È vero ci sono state voci di un possibile interessamento, ma non mi pare un’opzione realistica».