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 2014  novembre 14 Venerdì calendario

Ruby bis, la Corte d’appello riduce le pene di Emilio Fede («ignorava l’età»), Lele Mora («condannato a quattro anni e tre mesi solo per bancarotta») e Nicole Minetti («per via di attenuanti generiche»)

Nel giro delle cene e dei dopocena di Arcore nessuno sapeva che Ruby era minorenne. Non lo sapeva Emilio Fede, non lo sapevano Lele Mora e neppure Nicole Minetti: per questo i giudici della terza sezione d’Appello riducono le pene e condannano i tre imputati del processo Ruby bis solo per la prostituzione delle maggiorenni del bunga bunga, seguendo il solco della sentenza che a luglio, sempre in appello, ha assolto Silvio Berlusconi. 
Anche la sentenza di ieri (presidente Arturo Soprano, giudici Simone Improta e Maria Rosaria Mandrioli) conferma in parte la ricostruzione dell’accusa, e cioè che tra il 2009 e il 2010 in casa dell’allora presidente del Consiglio c’era un viavai di giovani ragazze che si prostituivano per soddisfare il «piacere sessuale» di Berlusconi, dissero i pm Boccassini e Sangermano in primo grado. Attività favorita dall’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, dall’ex agente dello spettacolo Lele Mora e da Nicole Minetti, ex consigliera regionale Pdl in Lombardia. Le ragazze ricevevano dal padrone di casa soldi e regali, Fede anche la conferma alla guida del Tg4 e Mora i finanziamenti per la sua agenzia in crisi. Con l’entrata a Villa San Martino della 17enne Karima El Mahroug, una marocchina semisbandata arrivata dalla Sicilia, il 14 febbraio 2010 lo scenario cambiò perché la Procura da quella data delineò l’accusa di prostituzione minorile che, costata in primo grado la condanna di tutti (tranne Minetti), svanisce in appello. A cominciare da Berlusconi, che dopo aver avuto 7 anni, fu assolto da questo reato e da quello di concussione per costrizione contestato per la telefonata in questura che portò all’affidamento di Ruby alla Minetti. Una sentenza con la coda polemica delle dimissioni del presidente del collegio Enrico Tranfa andato in pensione con 15 mesi di anticipo. 
Anche se Fede conobbe Ruby a settembre 2009 in un concorso di bellezza in Sicilia, dove presentò la bella e formosa marocchina addirittura come una «13enne», per l’appello ciò non dimostra che quando la rivide mesi dopo ad Arcore potesse ricordarsi di lei. Per il giornalista, difeso dagli avvocati Maurizio Paniz e Alessandra Guerini, la condanna scende da 7 a 4 anni e 10 mesi per il solo favoreggiamento della prostituzione delle ragazze maggiorenni, tra le quali viene collocata Ruby, e per aver tentato di indurre alla prostituzione Chiara Danese e Ambra Battilana, le miss piemontesi fuggite inorridite da Arcore, e Imane Fadil, la marocchina con aspirazioni da giornalista. 
Nessuna prova neanche su Mora (difeso da Gianluca Maris e Nicola Avanzi) che arruolò Ruby nella sua scuderia, condannato però anche per induzione delle maggiorenni: la pena si riduce e, sommata ai 4 anni e tre mesi per la bancarotta della Lm, in parte scontati tra carcere e affidamento, da 7 arriva a 6 anni e un mese in «continuazione». «È una vittoria. L’idea di farmi ancora 7 anni mi terrorizzava. Non mi pento di nulla», dichiara in aula. Nicole Minetti, difesa da Pasquale Pantano e Paolo Righi, accusata della gestione delle case dell’Olgettina, ottiene le attenuanti e con esse lo sconto da 5 a 3 anni per favoreggiamento della prostituzione.