Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi a Ginevra si incontrano i rappresentanti di Russia, Usa, Europa e Ucraina e all’ordine del giorno c’è la tensione nell’Ucraina dell’Est, la storia della possibile nascita di una Repubblica di Donetsk o di una Repubblica di Odessa, che poi chiederebbero di diventare russe come la Crimea. Putin ha ammassato quarantamila uomini alla frontiera orientale, questi effettivi in pochi giorni potrebbero occupare quella parte del Paese. D’altra parte neanche gli americani stanno fermi: la portaerei Donald Cook incrocia al largo della Crimea «per condurre esercitazioni e missioni di cooperazione nella sicurezza con alleati della Nato». Obama ha chiamato a collaborare la Nato, e specialmente Germania e Gran Bretagna. La Merkel - che però continua a parlare con Putin, l’ultima volta lunedì sera, e il colloquio non sarebbe andato bene - ha messo a disposizione caccia della Luftwaffe. L’Alleanza atlantica può schierare subito 9.500 uomini e, con qualche giorno di tempo, 25 mila. L’Ucraina non fa parte della Nato, ma per giustificare questo spiegamento di forze Breedlove, capo della Nato in Europa, ha spiegato che si tratta di difendere in ogni caso l’interesse dei Paesi europei minacciati dalla politica aggressiva di Putin: Polonia, Romania, Bulgaria. Rossen Plevnelev, presidente della Bulgaria, ieri ha accusato Mosca di «volerci riportare alla fine del XIX secolo quando le grandi potenze si permettevano di ripartire i territori degli stati più deboli, compresa la Bulgaria, secondo i loro interessi. La Russia propone adesso di mettersi al tavolo delle trattative per decidere come ripartire l’Ucraina».
• È vero?Gli analisti dicono che Putin vuole soprattutto che l’Ucraina diventi una federazione di stati. Questo gli permetterebbe di mantenere un’influenza decisiva sulla parte orientale del Paese e manovrare in modo da impedire l’ingresso dell’Ucraina nell’orbita Ue. Il suo punto di forza sono proprio gli alleati europei, e in particolare gli italiani e i tedeschi, il cui approvvigionamento di gas dipende per un abbondante 30 per cento da Mosca. "Panorama" (settimanale Mondadori, cioè di Berlusconi, amico di Putin) pubblica oggi un’intervista a Aleksandr Medvedev, vicepresidente e direttore generale di Gazprom: «Per diversi decenni a venire l’Europa non avrà altre fonti di gas naturale sicure. Solo la Russia è in grado di rispondere alla crescita della domanda europea». Non ha tutti i torti, specialmente se si guarda alla possibile concorrenza dello shale gas
americano: si vende in teoria a poco, ma il prezzo diventare irraggiungibile quando si aggiunge il costo del trasporto in Europa.
• Quindi, al tavolo di Ginevra, Putin è fortissimo.
Ha due punti deboli. Il primo: la fuga dei capitali avrebbe raggiunto il livello di 150 miliardi di dollari. Nei ricconi russi le sanzioni di Obama hanno indotto il terrore di perdere tutto. L’annessione della Crimea, poi, risulta molto costosa economicamente. Il Paese ha già dovuto rivedere le stime sulla crescita, ridotta a quanto pare a zero o a un misero 0,5%. E sul mercato del gas, la Norvegia resta un concorrente assai agguerrito, come s’è visto l’anno scorso (Oslo ha venduto agli europei più gas di Mosca). In definitiva, la soluzione federale sembra in questo momento la più conveniente e facile da raggiungere. Non bisogna scherzare troppo col fuoco. Sabato scorso Putin ha mandato un cacciabombardiere Su-24 a sorvolare la Donald Cook, che navigava in acque internazionali e ha invitato il pilota a manifestarsi, senza ottenere risposta. Il Pentagono ha definito questo modo di fare «non professionale, non responsabile, gravido di rischi». E in effetti, le guerre possono scoppiare anche per sbaglio.
• Com’è adesso la situazione in Ucraina?
Le notizie sono tutte di fonte russa, perché Putin sta facendo un grosso sforzo di comunicazione, soprattutto a beneficio dei filorussi ucraini (Merkel l’ha fortemente rimproverato per questo). Stando a quello che arriva da queste fonti non obiettive, la popolazione per esempio di Kramatorsk o di Sloviansk o della stessa Donetsk ha nei confronti del «piccoli uomini verdi» - cioè dei soldati in divisa non identificabile, ma russi, che si trovano oltre il confine - un atteggiamento festoso, come se stesse avendo luogo una liberazione. Il municipio di Donetsk e quello di Kramatorsk sono stati occupati, i blindati che innalzano bandiere russe sarebbero mezzi che hanno disertato passando dall’esercito di Kiev a quello di Mosca. Potrebbe essere vero. C’è qualche morto (una decina, da una settimana in qua). I filo-russi dicono di non volere la secessione, ma la federazione. La linea di Putin.
• Il presidente ha parlato?
Sappiamo che con la Merkel ha sostenuto che l’Ucraina è sull’orlo della guerra civile.
• Se il colloquio di oggi a Ginevra fallisse?
Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri tedeschi, dice che un fallimento dei colloqui odierni a Ginevra spalancherebbe la strada a un bagno di sangue.
(leggi)