Corriere della Sera 17/4/2014, 17 aprile 2014
LA POLIZZA VITA CHE HA MESSO NEI GUAI GASPARRI
ROMA — Aveva assicurato di poter dimostrare il buon investimento dei soldi del Pdl. E invece il senatore Maurizio Gasparri sarà processato per peculato il primo ottobre prossimo dal Tribunale di Roma. Accusato di essersi appropriato di 600 mila euro del partito per acquistare una polizza vita. Il giudice accoglie le richieste del procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Alberto Pioletti, conferma che dietro la segnalazione della Banca d’Italia sulla movimentazione sospetta c’era effettivamente un trasferimento di fondi a scopo personale. E dunque respinge la richiesta di archiviazione del parlamentare imputato.
Nel capo di imputazione — che dà conto dei risultati delle indagini svolte dal Nucleo Valutario della Guardia di Finanza guidato dal generale Giuseppe Bottillo — si parla di «appropriazione dei fondi indispensabili per l’acquisto — con il versamento del relativo «premio unico spot» — di una polizza Bnl Private Selection intestata a lui, avente quale durata la sua intera vita e i cui beneficiari in caso di morte erano i suoi eredi legittimi (la moglie e la figlia)». E si specifica come Gasparri abbia poi «proceduto al riscatto anticipato il 1 febbraio 2013 (liquidata in 610.697 euro) e alla restituzione di 600 mila euro al gruppo pdl del Senato con due bonifici di 300 mila euro ciascuno in data 20 febbraio 2013 e 12 marzo 2013 a seguito di specifiche richieste della direzione amministrativa del gruppo».
Una scelta obbligata visto che erano stati i vertici del partito a chiedergli conto dell’ammanco. Le verifiche avevano comunque fatto emergere un’ulteriore anomalia: la somma liquidata è pari a 610.697 euro, con il presumibile conteggio degli interessi, ma Gasparri ne ha restituiti soltanto 600 mila. Che fine hanno fatto quei 10.697 euro di differenza? Anche questo dovrà essere accertato durante il processo.
Resta invece misteriosa la destinazione degli altri fondi visto che, come avevano scritto i pubblici ministeri, «la struttura amministrativa del gruppo del Pdl al Senato provvedeva alle spese utilizzando sistematicamente denaro contante direttamente prelevato da alcune impiegate anche mediante negoziazione allo sportello di assegni alle stesse intestati» e che «il contante prelevato in poco più di due anni ammonta a 2 milioni e 800 mila euro, da ritenersi considerevole sebbene il gruppo avesse una consistenza numerica e organizzativa di un certo rilievo, ed è singolare che nell’utilizzo di contributi pubblici per siffatti importi si sia adottata una tale modalità di gestione scarsamente rispondete alle esigenze di controllo e trasparenza».
I conti sono presto fatti: tra gennaio 2010 e marzo 2012 il Pdl al Senato ha ottenuto rimborsi per oltre 23 milioni di euro, ne ha spesi poco più di 12 milioni per gli stipendi, sei milioni sono stati bonificati mentre gli assegni hanno superato di poco il milione e 400 mila euro e i prelevamenti per contante sono stati di circa un milione e 300 mila euro. In totale fa 21 milioni e 100 mila euro di cui si sa poco o nulla.
«Non c’è stata alcuna appropriazione e ogni spesa è stata regolare», ribadisce Gasparri che è difeso dall’avvocato Giuseppe Valentino. E aggiunge: «Sono amareggiato, ma certo che al processo si dimostrerà la mia innocenza».