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 2014  aprile 17 Giovedì calendario

GERVASO, IL DANDY SENZA CONFINI


Il lettore si tranquillizzi. Quanto sta per leggere non è un ritratto agiografico. Non si vuole mettere in discussione la fama, la grande capacità di scrittura, la sua fantasiosa polemica, il suo successo. Roberto Gervaso ha scritto e scrive tanti articoli, è autore di libri di successo, appare in televisione, ritira premi da tutte le parti. Ma ora basta! Dobbiamo togliere il bello, dissipare la nebbia e svelare il vero Gervaso. Nudo. Se dovessimo allegare la sua foto come lo fece mamma, il giornale, peraltro liberale che non censura, sarebbe subito sequestrato per atti osceni, offesa al buon costume e causerebbe malattie oculari. Che soltanto qualche luminare oculista potrebbe far guarire, sia pure in minima parte. AccontentateVi di aggiungere fantasia alle poche indicazioni fornite.
Gervaso però è un gagà, con l’eleganza aristocratica dei tempi passati. Disdegna la cravatta, ma riesce, con abilità diabolica, a indossare un papillon di dimensioni fuori misura, arrotolato non so come. Roberto Gervaso appare solare nel suo aspetto. È spiritoso, sa stare al gioco con molto senso dello humor. Non facciamoci ingannare. La verità vera è che Gervaso è un grande attore: il palcoscenico che calpesta non è quello chiuso di un teatro. Il suo è all’aperto. Non ha confini. Recita a soggetto, non gli serve il copione. Questo lo fa lui a seconda delle circostanze. In gioventù, così dice, è stato un grande tombeur de femmes e ogni tanto - assente la moglie - si inventa episodi nei quali lui è l’Eroe che conquista, con grande facilità, l’Elena di turno. Sostiene che riceve di nascosto telefonate di mature dame che ha sempre preferito alle acerbe donzelle. E si lancia in ricordi con una prosa che solo d’Annunzio, al quale non è secondo, sapeva spargere. Gervaso sa che i lettori attendono da lui scritti giornalieri e libri freschi da sfornare. Non li delude e il mondo deve sapere che lui, pur con la sua malandata salute, offre generosamente al popolo sia bue che non il nettare della sua penna. Cita sempre il grande cardiologo Prof. Romeo. Il Virgilio che lo accompagna fuori degli inferi, dove ogni tanto si caccia per i malanni giovanili che si è causato. Lui è un dandy. Si è fatto confezionare un impellicciato cappotto con il casentino, stoffa inimitabile. Una sorta di rosa regina in un giardino fiorito. Accompagna l’indumento con una lobbia color panna. Impreca al cambio di stagione perché il soprabito gli è stato consegnato alla fine di un inverno, tutto sommato mite. Godiamocelo in fotografia. I guaiti di Gervaso raggiungono le vette quando parla delle scarpe, che una volta indossava raffinate. Ora, dice, ma non è vero, che i suoi piedi sono a melanzana e si vede costretto ad indossarne comode ma dozzinali. Si sente vittima della Sua splendida moglie dalla quale, dice lui, è taglieggiato. Così come quando prende dal riformatorio i nipoti teppisti che, invece, sono degli angioletti che sopportano un nonno che ora è anche grasso.
Il nostro eroe è mattiniero e nelle prime ore da tutto se stesso. Chiamatelo al telefono, soltanto se siete capaci di tenergli testa. Occorre senso dello humor e un minimo di cultura per stare dietro a quello effluvio di autori classici che lui conosce a menadito. Se parlate di bere o mangiare vi sembrerà di ascoltare un frate trappista. Morigerato in tutto. Ma di fronte ad un ricco buffet, si avvicina clandestinamente. Corrompe il cameriere che, con nonchalance, gli porta piatti debordanti di culatello, di salame, di prosciutto, di mortadella e formaggi stagionati. Ricotta fresca, purché sarda. Beve solo rosso e in modo parco, perché prende pillole allo ingrosso e teme una reazione chimica. Guai, se vi percepisce avversario nemico o trombone. Qui la sua arte si sublima. Illude, coccola, versa complimenti. Ma poi dà le stoccate. Non con il fioretto ma con una clava, così pesante, da tramortire un elefante. Dice che vive all’ombra di una moglie tiranna che lo controlla lo tiene legato e talvolta imbavagliato. Gli passa una misera paghetta bastante per i caffè settimanali. Ha il senso però della amicizia. Conosce tanta gente che pensa di essergli amica. Gervaso è un aristocratico e lascia credere, ma suoi amici sono pochi e a questi vuole bene. È il lato debole della sua poliedrica personalità che sa sdoppiarsi e ricomporsi.
Questo è Gervaso. E rendiamo grazie a Dio che ce lo ha dato. Perché Gervaso è come il famoso amaro. Che vita sarebbe senza Roberto Gervaso? Se lo lasciamo rispondere siamo fritti. Lui è convinto di essere unto dal Signore. Anche se è agnostico. Può credere alla esistenza di Dio, soltanto perché oltre allo universo, ha creato Lui. La Divinità lo ha illuminato e condotto nel sentiero stampato della carta. Quando scrive e lo fa con facilità, si sente a suo agio. La Sua è una facile e dotta prosa. Lui dice che di economia non capisce un acca. Perché è uno snob ricco, ma senza soldi in tasca. Eppure spendaccione della Sua personalità che non ha eguali e che tutti, anche i tromboni dovrebbero apprezzare. Ci dovrebbe essere una tariffa oraria solo per un incontro. Io sono Gervaso e Voi non siete niente. Per citare, edulcorandola, la frase del Marchese del Grillo. Lo abbiamo ritratto in modo impertinente? Siamo seri di Gervaso ce ne è uno solo che occupa tutta la Terra. Che non gli basta. Gli hanno telefonato da Marte per invitarlo a conferenziare. Non ci è andato soltanto perché la moneta del pianeta rosso non è convertibile. E Lui non conosce i misteri di quella finanza che "swoppa" tutto. Tranne Gervaso unico pezzo raro di valore che la povera Italietta possiede e che non può vendere. Roberto non è sul mercato perché Lui è il mercato, del quale peraltro diffida. Troppo rumoroso e plebeo.
Riccardo Riccardi