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 2014  aprile 17 Giovedì calendario

Appunti su Anna Banti

Io Donna
Silenzio «È difficile discriminare se più nuoccia alla fama di un artista essere dimenticato che mal conosciuto: e vien voglia di decidere che se un grande spirito potesse scegliere, preferirebbe il silenzio alle mezze parole»

Nome Anna Banti, all’anagrafe Lucia Lopresti. Siccome il suo nome non le piaceva, decise di usare quello di una nobildonna «molto elegante, molto misteriosa» parente della madre.

Montale La Banti, che detestava Montale (lo definiva un serpente) perché durante una visita in Spagna alla domanda su quali fossero in Italia le donne che si distinguevano per qualità intellettuali aveva risposto ninguna.

Aquila Soprannome inventato dalla Banti per Maria Bellonci: «l’aquila a due tette».

Maestro Anna, solita chiamare suo marito, Roberto Longhi, «il Maestro». Il loro fu un matrimonio quasi bianco, tuttavia lei era gelosa di chiunque gli stesse vicino.

Caravaggi «Dio non mi ha dato figli ma solo caravaggi».

Origini Nata a Firenze il 27 giugno 1895, il padre avvocato calabrese, la madre originaria di Prato, figlia unica. Infanzia a Roma, studi al liceo Visconti, dove insegna un giovane critico d’arte, anticonformista e polemico, Roberto Longhi, che sposa anni dopo. E in storia dell’arte finirà per laurearsi, discutendo con Adolfo Venturi una tesi di argomento seicentesco.

Io «Consideravo la critica la cosa più nobile che uno potesse esercitare. [...] L’abbandonai quando capii che avrei fatto della critica d’arte di secondo piano. Avevo sposato Longhi e non potevo permettermelo. Volevo essere io, autonoma».

Scolaretti Nel dopoguerra, Anna Banti, Maria Bellonci, Libero Bigiaretti, Aldo Palazzeschi, Vitaliano Brancati, Corrado Alvaro ed Elio Vittorini eran soliti incontrarsi nel salotto romano di Alba de Céspedes. Lì scrivevano e recitavano versi («Oh che gioia esser autori / della casa Mondadori / oh che gaudio esser chiamati / a far parte dei beati») vestiti da contadinelli o scolaretti.

Genio «Bernhard Berenson, per sfottere il grande critico Roberto Longhi, marito della scrittrice Anna Banti, gli chiedeva che effetto fa essere sposati a un genio» (Alberto Arbasino).

Ragazzi Anna Banti riscrisse interamente i manoscritti di Artemisia e de Il Bastardo, bruciati dai tedeschi in fuga nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1943, «come ragazzi rubati alla morte».

Morte Quando Longhi morì, Anna Banti, per la disperazione, si chiuse in un armadio e battè il capo contro il muro con tale forza da provocare il distacco della retina. Longhi si osservò morire (agonia breve e lucida) col solito sarcasmo. Dino Fabbri gli disse che avrebbe voluto far qualcosa per lui. Longhi rispose: «Per esempio?».

Mangiare La sera del 2 settembre 1985 Anna Banti si sentì male prima di sedersi a tavola: la domestica le consigliò di sdraiarsi e continuò a mangiare. «Io muoio e tu mangi» replicò la scrittrice. Poi si voltò dall’altra parte e chiuse gli occhi per sempre.

Lucrezia Dell’Arti