Morya Longo , Il Sole 24 Ore 17/4/2014, 17 aprile 2014
IL FANTASMA UCRAINO CHE SPAVENTA E NON SPAVENTA
Martedì 15 aprile: l’escalation di violenza in Ucraina e il timore di una guerra civile fanno crollare le Borse. Piazza Affari perde il 2,33%. Mercoledì 16 aprile: l’escalation di violenza in Ucraina e il timore di una guerra civile non fanno più paura alle Borse. Piazza Affari vola del 3,44% e i BTp toccano un nuovo minimo storico di rendimento. Alzi la mano chi vede una logica in questi movimenti. Si faccia avanti chi riesce a giustificare tutto e il contrario di tutto senza cadere in contraddizione.
La verità, infatti, è che i mercati finanziari hanno abbandonato la logica e la coerenza da tempo. Il motivo di tanta esuberanza, che lascia spazio ogni tanto a qualche presa di beneficio, è legato a un fenomeno che ormai è evidente a chiunque nelle sale operative: sull’Europa, e soprattutto sui Paesi del Sud (Italia inclusa), sta arrivando un flusso incredibile di denaro dagli Stati Uniti. A comprare azioni o bond italiani, spagnoli e portoghesi sono i grandi fondi come BlackRock. Ma anche hedge fund e investitori speculativi: quelli che oggi vengono e domani – magari – ci ripensano. Insomma: dietro tanta grazia, dietro tanta abbondanza di denaro c’è tanta speculazione. Tanto opportunismo. Tanta logica di breve termine.
È così che i titoli di Stato decennali del Portogallo hanno registrato un ribasso del rendimento fino al 3,75%: minimo dal 2009. Si tratta di un tasso d’interesse 5 volte più basso rispetto al 18% toccato dai titoli portoghesi nel gennaio 2012. I titoli di Stato irlandesi sono addirittura scesi al 2,85%, cioè al minimo storico. Persino la Grecia la settimana scorsa è riuscita a emettere il suo primo titolo di Stato dal marzo 2010 raccogliendo una domanda record dagli investitori. Insomma: i BTp italiani, che hanno rendimenti ai minimi storici, sono in buona compagnia. Tutto il Sud Europa sembra essere diventato, agli occhi degli investitori (soprattutto americani), il «paradiso terrestre» dove mettere i propri soldi.
È vero che questi Paesi (Italia in parte esclusa) hanno fatto grandi progressi nelle riforme strutturali. Hanno fatto passi da gigante. Anche per la Grecia ormai non si parla più di uscita dall’euro ma di ripresa economica: i report delle banche d’affari sono passati dal titolo «Grexit» al titolo «Grecovery». Questo dà ottimismo. Ma questi passi non giustificano in toto una riduzione così repentina dei rendimenti: una buona fetta di questo rally è data dalla speculazione. Si compra Sud Europa perché offre ancora rendimenti relativamente appetibili o azioni sottovalutate. Si compra Sud Europa perché si scommette sul quantitative easing della Banca centrale europea. Si compra Sud Europa nella speranza che la crescita economica si consolidi. Si compra Sud Europa perché la liquidità è ancora abbondante. Si compra Sud Europa perché va di moda: e, sui mercati, non seguire le mode significa perdere il treno dei profitti.
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Morya Longo , Il Sole 24 Ore 17/4/2014