Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/4/2014, 17 aprile 2014
PERISCOPIO
Pierluigi C. sul blog di Grillo ricorda ai piddini che Stalin, di ebrei «ne ha uccisi 10 milioni nei gulash ai lavori forzati». Ma il comico non era Beppe? Il rompi-spread. MF.
Venderanno Roma agli asiatici e Pompei ai tedeschi. Quelli sanno come intervenire. Noi facciamo solo eventi e mai interventi. Francesco Merlo. la Repubblica.
In tutta Europa hanno eliminato i graffiti tranne che a Roma dove sono tutti artisti imbrattatori, tanto restano impuniti. Carlo Verdone. la Repubblica.
Pechino ha riferito che nel 2014 la Cina ha visto un aumento del debito pubblico locale a quasi 1,3 trilioni di sterline, il 67 percento in più dal 2010. The Times.
L’unica vera penuria nella disponibilità del combustibile è stata raggiunta alla metà dell’800 quando le baleniere di tutto il mondo faticavano sempre più a trovare i preziosi cetacei il cui olio illuminava tutto il mondo sviluppato dell’epoca. È stata questa difficoltà e il conseguente bisogno insoddisfatto a spingere Mr. Drake a perforare il primo pozzo e a inventare l’industria petrolifera nella terra di Pennsylvania. Chicco Testa. Il Foglio.
Sorgenia, la società del gruppo De Benedetti, non è un faccenda che riguarda solo azienda e banche; essa chiama in ballo anche il governo per ciò che non deve fare. Sarebbe grave se, nonostante qualche smentita, si pensasse a forme, dirette o indirette, di sostegno pubblico per la ristrutturazione del debito della società; bisognerebbe, allora, riprendere i tanti altri casi, di gran lunga più meritevoli e con azionisti di controllo non certo dotati di ampie risorse, nei quali la mano pubblica ha deciso di non agire. Mario Selcioni. Il Foglio.
Progresso e lavoro non è un nuovo partito ma un’associazione che si rivolge a quella generazione che sa poco o niente del ’68, del ’75, del ’77 o del ’92, tappe cruciali per l’Italia. A loro vogliamo far capire valori come riformismo, uguaglianza, laicità, garantismo. Vogliamo inoltre ridare centralità alle imprese, unica strada per uscire dalla crisi in un Paese privo di una politica industriale. Giovanni Consorte ex a.d. di Unipol. Corsera.
Può un povero cristo liberale come me trascorrere tutta la vita fra chi strilla che i magistrati sono tutti comunisti e chi sostiene che invece sono intoccabili e le sentenze non si discutono? Ma da quando in qua esiste qualcosa di produzione umana che sia indiscutibile? Ma per piacere... Comunque, pietà, sono argomenti che non mi interessano più. Giuliano Urbani, ex deputato Fi. la Stampa.
Il benessere è un fattore di rallentamento della crescita, dal momento che più un paese è ricco, meno facilmente cresce. Per quale ragione? Probabilmente, più d’una, ma sicuramente è vero che l’espansione economica degli scambi di mercato ha storicamente permesso la crescita del potere statale e, di conseguenza, la crisi del capitalismo medesimo. Sono stati insomma i capitalisti a fornire al loro boia la corda con cui, alla fine, verranno impiccati. Luca Ricolfi. Il Giornale.
L’Italia è paralizzata dal dispiegarsi di una possente disgregazione, sostenuta dalle nostre asfittiche élite con i loro annessi e spesso disastrati interessi, da sterminate nomenklature politico-sindacali, da organi statali diventati autoreferenziali dopo il 1992, dal sistema delle influenze internazionali con la parte burocratico-tedesca dell’Unione che considera il ridimensionamento della governance di una nazione ingombrante come quella italiana, base per una politica comunitaria unitaria. Ludovico Festa.
La bozza elaborata dal «Barilla center food & nutrition» parte dalla constatazione che esistono «tre enormi paradossi globali» da smontare: mentre un miliardo e mezzo è obeso o sovrappeso e ogni anno muoiono di fame 36 milioni di persone; nonostante la piaga della mancanza di cibo e della malnutrizione, un terzo della produzione agricola globale è usato per nutrire bestiame e la domanda globale di biocarburante è in continua crescita; ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. «Partendo da questi paradossi», spiega Guido Barilla, «il nostro protocollo chiede in modo articolato un impegno sul fronte dell’agricoltura sostenibile, della lotta allo spreco di alimenti e della promozione degli stili di vita sani». Francesca Basso. Corsera.
Propongo di creare a Roma un nuovo corpo dei vigili urbani da scegliere per concorso tra gli studenti laureati in storia dell’arte, architettura e materie affini. Sarebbe un modo di dare lavoro, uno stipendio, a giovani amanti del bello e dotati di senso estetico. A ciascuno di loro dovrebbe essere dato «in custodia», con pieni poteri, un monumento, una piazza, un luogo da salvaguardare. Giovani che capiscono quanto sono belle Piazza del Popolo o Piazza Navona e le difendono come «una cosa propria». Oggi Roma viene spesso sfigurata. È completamente negletta dagli abitanti. È una città piena di graffiti ed è uno scempio vedere le mura di Roma ferite da questi tatuaggi orrendi. Multe, multe da orbi dovrebbe infliggere il nuovo superattivo e indignatissimo studioso-custode. Raffaele La Capria. Corsera.
Sono cose di cui non si scrive sui giornali. Cose minori che si ripetono uguali, ogni anno. Una mattina serena, dopo tanta pioggia. È successo all’improvviso. Dalla finestra dello studio, esposta a nordest e senza sole d’inverno, per la prima volta ieri ne è entrato un raggio. I gatti di casa sono arrivati subito, come misteriosamente convocati: e sdraiati sulla scrivania se ne sono fatti accarezzare, socchiudendo beati gli occhi d’oro. Poi, appena fuori dal portone, quell’aria che ti senti sulla faccia, diversa - con dentro echi di cosa? Di erba, di terra intiepidita dal sole. E questa luce chiara, che quasi ti fa chiudere gli occhi, e netta, che fa brillare i colori. Ma è al Parco Sempione, che, in una notte, la nuova aria ha compiuto la metamorfosi: le forsizie, di colpo, sono tutte fiorite. Erano cespugli secchi, e ora sono una esplosione di oro. E ti accorgi allora che ovunque vai, dove c’è appena un angolo stretto di giardino dietro ai cancelli, anche lì ecco le forsizie radiose. (Che si parlino, tra loro? Che si siano messe d’accordo? Mi immagino, nel silenzio della notte, l’aprirsi contemporaneo di migliaia di fiori). Marina Corradi. Avvenire.
Un uomo dotto è un ozioso che ammazza il tempo oziando. State in guardia contro la sua falsa conoscenza: è più pericolosa dell’ignoranza. George Bernard Shaw, Manuale del rivoluzionario. Piano B edizioni.
Gli alberi, immobili, aspettano il vento che li scuota. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/4/2014