17 aprile 2014
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Biografia di Beppe Modenese
• (Giuseppe) Alba (Cuneo) 26 novembre 1927. Presidente onorario della Camera nazionale della moda.
• «Dandyssimo, elegantissimo, profumatissimo, educatissimo, solennissimo (…) Pur definendosi semplicemente “uno che crede in se stesso e nel suo lavoro”, è l’unica persona al mondo che, quanto a titoli, stia alla pari col vicario di Gesù Cristo: otto il Papa, da “vescovo di Roma” a “servo dei servi di Dio”; altrettanti Modenese: “primo ministro della moda italiana” (Women’s Wear Daily); “istituzione” (Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia); “re di mode” (Antonello Aglioti, Magazine sul 2 di Raidue); “uomo più elegante di Milano” (Natalia Aspesi di Repubblica); “ambasciatore insostituibile” (Paola Cacianti del Tg1); “monumento” (Mariella Milani del Tg2); “arbiter elegantiarum” (Moda e modi); “Richelieu della moda” (Gianluca Lo Vetro, il primo giornalista, nel 1987, a occuparsi di sfilate sull’Unità, costretto da Modenese a sloggiare dalle poltroncine d’onore durante un défilé perché aveva una stringa delle scarpe sfilacciata). Se l’industria dell’ago e filo è diventata la seconda d’Italia dopo quella dell’automobile, (…) il merito è anche, se non soprattutto, di quest’uomo così defilato e schivo da non essere neppure biografato nel Catalogo dei viventi di Giorgio Dell’Arti. Sua fu l’idea di Milano Collezioni, il più importante appuntamento mondiale con il prêt-à-porter (…)» (Stefano Lorenzetto) [Grn 19/9/2010].
• Il padre Pietro era un industriale, produceva cioccolato: «Uno dei fratelli Ferrero, fondatori dell’omonima azienda dolciaria, da ragazzo lavorava da noi». La madre Teresa, detta Gita, ebbe quattro figli maschi.
• Fu mandato a studiare Economia e commercio all’Università di Torino, «ma capii subito che non era la mia strada». Poi si trasferì a Milano e divenne direttore della galleria d’arte Il Ridotto in via Montenapoleone, punto di ritrovo preferito dell’alta borghesia meneghina.
• «Fondamentale fu l’incontro con Giovanni Battista Giorgini. Il 12 febbraio 1951 organizzò a Firenze la prima sfilata della moda italiana. Devo molto allo scrittore Alvise Zorzi, il grande paladino di Venezia, che da direttore dei programmi culturali della Rai mi affidò in tv una rubrica di moda, Vetrine: mi diede visibilità. E anche a Coco Chanel. Nel 1966 non c’era nessuno che volesse accompagnarla a Mosca per la prima sfilata di moda nell’Urss. La Dupont de Nemours, per cui lavoravo, mandò me. Lì imparai a fare tutto con niente, a cominciare dalle passerelle di legno per le modelle. Le donne, che di giorno indossavano la tuta da operaie in fabbrica, la sera arrivavano all’hotel Rossiya con i loro tailleur approssimativi ricavati dagli abiti rivoltati dei mariti» (a Stefano Lorenzetto).
• «Una persona è elegante quando si sente a proprio agio negli abiti e non si fa notare. Ci sono giorni in cui indosso pantaloni di velluto, maglia e giacca di fustagno. Arrivo fin sulla porta di casa e torno indietro a cambiarmi».
• Porta solo calze rosse, «però mai con scarpe nere».