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 2014  aprile 17 Giovedì calendario

IL REATO SI APPLICA GIÀ ALLE EUROPEE PENE DA 4 A 10 ANNI DI CARCERE


ROMA .
Reato subito? Sì, questa è la notizia più importante. Il 416-ter, il voto di scambio tra politica e mafia, entrerà in vigore immediatamente. Manca solo la firma in calce del capo dello Stato e l’uscita nella Gazzetta ufficiale. Poi le polizie e i magistrati potranno monitorare la campagna elettorale per le europee. Certo, ormai manca poco più di un mese, magari gli accordi sporchi sono stati già fatti, politici e mafiosi si sono già messi d’accordo sfruttando le inspiegabili risse della politica. Ma il nuovo articolo del codice penale, checché ne dicano i suoi inspiegabili detrattori, consentirà incriminazioni fino a oggi letteralmente impossibili.
È buono o è cattivo il 416-ter votato al Senato? Hanno ragione i grillini e i malpancisti del Pd, e magistrati come il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, oppure chi l’ha votato, l’Anm, il procuratore antimafia Roberti, il commissario anti-corruzione Cantone?
«Leggiamo il nuovo articolo del codice penale, che si chiama “ter” perché segue il 416, l’associazione a delinquere semplice, e il 416-bis, quella di stampo mafioso. Un 416-ter esiste sin dal giugno 1992, ma è considerato un’arma spuntata perché si dà voto di scambio solo se nell’accordo tra il politico e il mafioso corre del denaro. Ma la già ricchissima mafia certo non vuole denaro dal politico, ma il suo interessamento e l’appoggio a qualsiasi sua necessità e richiesta. Ora questo gravissimo gap viene superato. Perché «chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità mafiose in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con una pena da 4 a 10 anni».
Questa pena è sufficiente, è congrua, oppure è sottodimensionata ed è un regalo alle mafie e a chi ci si mette d’accordo?
«Si è litigato per settimane su questo. Col risultato di rallentare il voto finale e rischiando di perdere l’aggancio con le europee. Punire il voto di scambio con un minimo di 7 e un massimo di 12 anni, come per l’associazione mafiosa, o un gradino più sotto, da 4 a 10 anni? I fautori della prima tesi sostengono che il voto di scambio è un crimine gravissimo, e il politico ne deve pagare più che pesantemente le conseguenze. Chi sponsorizza la pena più lieve sostiene che deve esistere una gradazione razionale tra 416-bis, concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio».
È sufficiente la formula «denaro o altra utilità» per farci rientrare i possibili accordi tra il mafioso e il politico corrotto oppure era necessario prevedere anche «la sua disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione»?
«Anche su questo la rissa è stata molto dura. Ma hanno prevalso le puntuali osservazioni di pm come Roberti (Procura nazionale Antimafia), Cantone (Anticorruzione) e Sabelli (Anm) che giudicavano il riferimento alla «disponibilità» unicamente come foriero di confusione e di possibili ostacoli nelle indagini».
Fino a che punto un magistrato potrà perseguire anche la sola «promessa» di procurare voti o la sola «promessa» di ottenere in cambio «denaro o altra utilità»?
«Non è tanto la prima, quanto la seconda “promessa” che ha scatenato le paure di Forza Italia, preoccupata di restare incastrata da mafiosi e falsi pentiti pronti a raccontare bugie per inseguire anche una semplice vendetta. Ma la novità della norma sta proprio lì, nel fatto che diventerà reato anche la semplice promessa di dare «denaro o altra utilità».
È giusto che nel testo sia scomparso l’avverbio «consapevolmente» a proposito della consapevolezza, nel caso di voto di scambio, di avere di fronte un mafioso che commette un reato?
«La “consapevolezza” è stato il primo baluardo della Destra a cadere perché chi si avvicina o si fa avvicinare dal mafioso in caccia dei voti sa bene chi ha di fronte».
Per garantire buoni risultati nella lotta alla mafia bisogna aumentare le pene attualmente previste per i reati?
«Il fronte dei magistrati è diviso. Per un Gratteri favorevole, si levano altre voci in dissenso pronte a dire che le pene ci sono e sono giuste ed è del tutto fuorviante ipotizzare modifiche».

Liana Milella, la Repubblica 17/4/2014