Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Internet è arrivato in Corea del Nord, uno degli Stati più chiusi del mondo, dominato da un dittatore che gli occidentali spesso irridono, il «caro leader Kim Jong-il», ma che è tra i più feroci mai apparsi sulla Terra.
• Come è possibile che un regime simile abbia reso possibile la Rete?
Si tratta di un’apertura molto limitata: il governo ha aperto un account ( www.uriminzokkiri.com) a cui sono collegati un canale YouTube e uno Twitter. Qui i cittadini possono nutrirsi del pasto web che gli viene servito dal centro: un’ottantina di video patriottici dove si loda il caro leader, attacchi agli americani, attacchi alla Corea del Sud, ecc. In un Paese tenuto costantemente al buio, questa debole fiammella ha attirato l’attenzione di tutti. Gli iscritti all’account erano 500 lunedì scorso e 6.803 ieri. Sono numeri importanti in quella realtà e la mossa ha comunque sollecitato commenti e prese di posizione dai Paesi che hanno più problemi con la Corea del Nord: gli Stati Uniti e la Corea del Sud. Per gli Usa, Philip Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato (cioè il Ministero degli Esteri), ha detto su Twitter che l’America «accoglie con favore» l’iniziativa, auspicando che la connessione al web possa far raggiungere le informazioni in profondità. «Il governo della Corea del Nord ha aderito a Twitter, ma fino a che punto permetterà ai suoi cittadini di interagire?» Il giudizio positivo dipende dal fatto che, secondo Crowley, «una volta introdotta la tecnologia, non la si può arrestare». L’esempio è quello dell’Iran, dove, nonostante le limitazioni imposte dagli ayatollah, gli internauti riuscirono a far sapere al mondo quello che stava succedendo a Teheran e nel resto del Paese dopo l’elezione di Ahmadinejad.
• Gli americani non se la sono presa per il fatto che i nordcoreani, su Internet, li attaccano?
Naturalmente, no. Pyongyang ha messo in Rete un video di sei minuti in inglese tutto dedicato alle lodi del caro leader, definito qui «il generale mandato dal cielo». In un altro video si attacca il ministro degli Esteri di Seul, Yu Myung-Hwan, che aveva criticato i giovani sudcoreani di sinistra e pacifisti dicendo che se non «apprezzavano la libertà nel Sud potevano sempre trasferirsi al Nord». I sudcoreani però, a differenza degli americani, se la sono presa: «Gli utenti di Twitter devono essere consapevoli che interagiscono con un sito della Corea del Nord e questo è motivo di violazione della normativa sulla cooperazione e sullo scambio intercoreano», ha detto Lee Jong-joo, portavoce del ministero dell’Unificazione di Seul. Secondo la legge in vigore, infatti, coloro che contattano nordcoreani senza preventiva notifica al Ministero rischiano una multa fino a 3 milioni di won (2500 dollari).
• Che scopo si prefiggono i nordcoreanicon questa improvvisa apertura?
Credo che il loro bersaglio siano proprio i sudcoreani. Secondo un’altra interpretazione il caro leader Kim sta molto male e prepara la successione per il figlio più giovane Kim Jong-un. L’idea sarebbe quella di far conoscere il ragazzo (dovrebbe avere sui 27-28 anni), oltre che con i soliti mezzi di comunicazione di massa, anche attraverso la Rete. Le due interpretazioni non si escludono.
• Non è singolare quest’apertura nel momento stesso in cui l’Occidente si accinge e creare un Internet di serie A e uno di serie B? Sì, tra l’altro non ho capito questo fatto della neutralità...
• Allude all’idea degli amministratori delegati di Google e Verizon di mantenere la neutralità sulla Rete fissa (computer collegati attraverso il cavo telefonico) e di abbandonarla sulla rete mobile (cellulari e wireless)?
Oggi Internet è neutrale nel senso che garantisce a tutti gli utenti l’invio al destinatario di qualunque pacchetto di informazioni senza che nessuno possa ottenere una precedenza per una qualunque ragione (per esempio per aver pagato). Nell’ipotesi avanzata qualche giorno fa dai due colossi Google e Verizon, e resa pubblica tramite un articolo sul Washington Post, si immagina invece la creazione di una seconda rete in cui il traffico sarebbe governato da un’autorità centrale in base al tipo di servizio offerto e/o alla tariffa pagata. In America è in atto una polemica furibonda su quest’idea che sembra tradire la natura stessa— democratica e libertaria — del web. E tuttavia una Rete di livello superiore, senza toccare il mondo di Internet qual è oggi, potrebbe selezionare i contenuti di qualità e porre un freno all’enorme azione di disturbo (spamming) a cui ognuno di noi è sottoposto. Chi sa quando il problema sarà presente anche ai nordcoreani. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 19/8/2010]