Roberta Mercuri, Voce Arancio, 19 agosto 2010
LA CURA DEI CAPELLI, PER VOCE ARANCIO
Capelli sulla testa di un essere umano: 100-150mila (circa 250 per centimetro quadrato). Capelli che cadono ogni giorno: 50-100. Crescita dei capelli in una vita: nove metri e mezzo. In un giorno: 0,4 millimetri.
Giulio Cesare, angustiato dalla calvizie, si pettinava portando avanti i radi capelli e coprendo i buchi rimasti con la corona d’alloro.
Pietro Tesauro, presidente di Ishr (Società italiana per la cura e chirurgia della calvizie), dice che negli ultimi anni sono stati almeno 200mila in Italia gli interventi di chirurgia della calvizie: «Non siamo affatto un settore di nicchia vista la richiesta sempre più crescente d’interventi. Parliamo di una vera e propria scienza che però non può collezionare più di un certo numero d’interventi all’anno per chirurgo. Forse è per questo che non si cerca molto la pubblicità. I capelli, attualmente, muovono una buona parte dell’economia […] A differenza del passato, oggi un intervento di chirurgia della calvizie non è molto complesso. Ha meno tappe e si possono raggiungere risultati soddisfacenti già dalla prima seduta». Tutto questo, però, ha dei costi notevoli.
«Non eccessivamente, dipende dall’intervento e dal numero dei follicoli su quali intervenire. In ogni caso, un intervento base completo costa su 5mila euro. Quelli più sofisticati possono arrivare a 8mila» (a Marco Perillo sul Corriere del Mezzogiorno).
Secondo un sondaggio Swg promosso dal Gruppo italiano di tricologia (Gitri), ogni anno il 70% degli italiani spende circa 300 euro per la cura dei propri capelli, una persona su dieci arriva a spenderne tra i 600 e i 1200. In caso di perdita dei capelli, però, la maggior parte degli italiani si affida esclusivamente a fiale cosmetiche e solo il 7% sceglie l’unico rimedio indicato come sicuro dai dermatologi, i farmaci: il minoxidil e la finasteride, quest’ultima in grado di bloccare la caduta dei capelli nel 99% dei casi.
La crisi economica favorisce la perdita di capelli sia negli uomini che nelle donne. Uno studio condotto presso l’Università di Lubecca (Germania), mostra infatti che una maggiore concentrazione di ormoni quali il testosterone e l’idrocortisolo (l’ormone dello stress) - i cui livelli tendono a salire anche quando si ha paura di perdere il posto di lavoro o di non poter pagare il mutuo - attacca la radice dei capelli che ne viene danneggiata, accelerando la calvizie.
La crisi economica ha obbligato le italiane a diradare le loro visite dal coiffeur, scese nel 2009 del cinque per cento. Gian Andrea Positano, direttore del centro studi Unipro, l’unione delle aziende cosmetiche che fa capo alla Confindustria: «Se prima una donna si faceva la tinta ogni 31 giorni, oggi secondo i nostri calcoli lo fa ogni 37-41 giorni».
Le motivazioni dei 26 milioni di italiani che non vanno dai parrucchieri: sono troppo cari (30 per cento), meglio arrangiarsi da soli o in famiglia (30), più comodo un parrucchiere a casa (17 per cento), meglio andare a casa sua (9 per cento), i parrucchieri non fanno mai i capelli come si richiedono (6 per cento), hanno orari troppo scomodi (5 per cento), non piace l’atmosfera che si respira dal parrucchiere (5 per cento) (da un’indagine Nielsen).
Julia Roberts non lava i capelli per settimane intere: «Il trucco per far mantenere intatte le mie belle acconciature che mi fa il parrucchiere è non lavare i capelli, anche per dieci giorni».
Franco Franchina, presidente di Unipro e imprenditore del settore: «Prima si curavano soprattutto il viso e il corpo, ora si guarda molto di più anche alla salute dei capelli. Difatti, in controtendenza in questa stagione di sacrifici, nascono le prime “hair spa”. È vero che la frequenza con cui le donne vanno dal parrucchiere è diminuita, aumenta però la qualità dei trattamenti».
Nelle hair spa, centri benessere dedicati esclusivamente ai capelli, la chioma viene coccolata con scrub, massaggi, impacchi a base di ingredienti naturali ecc. Ad esempio Shu Uemura nei suoi saloni sparsi in tutta Italia propone un trattamento ispirato alla cerimonia del tè che inizia con un massaggio shiatsu del cuoio capelluto con oli naturali (camelia, rosa mascata e argania) rilassanti o energizzanti. Prosegue con uno shampoo e un secondo massaggio e termina con un impacco ristrutturante (prezzi: da 70 a 90 euro). Nei saloni Aveda, invece, si può provare l’Hair & Scalp Therapy, un trattamento personalizzato a base di oli essenziali che dà vigore e morbidezza ai capelli danneggiati: analisi del capello, massaggio riequilibrante, shampoo antistress, impacco su misura e massaggio alle mani (a partire da 40 euro).
Secondo il Beauty Report 2010 elaborato da Ermeneia per Unipro, il 74,5% degli italiani non ha diminuito la spesa per la cosmetica nell’anno in corso e prevede di aumentarla nel prossimo anno. Quasi sette italiani su dieci, inoltre, giudicano irrinunciabile la spesa per i prodotti di cura dei capelli, di cura e igiene del corpo, del trucco, di profumi e deodoranti. E il 62% dichiara che «la crisi non ha cambiato sostanzialmente le mie abitudini di spesa per questo insieme di prodotti, perché alla propria cura, al proprio benessere e al proprio aspetto estetico non si può e non si deve rinunciare». Nel 2009 il settore ha tenuto: il mercato è cresciuto dello 0,3% e ha raggiunto un valore di 9,1 miliardi di euro. L’industria cosmetica occupa 35.000 addetti e da diversi anni non registra contrazioni sui livelli occupazionali.
Nel 2009 gli italiani, per i prodotti per capelli e cuoio capelluto, hanno speso 1.181 milioni di euro (+0,6 rispetto al 2008). Bene gli shampoo (più 1,7), le tinture (più 1,2), i balsami e i doposole (più 1,8). Diminuiscono invece i gel e le gommine (meno 3,5), i fissatori e le lacche (meno 3,9), le lozioni e i trattamenti d’urto (meno 2,1) (dati Unipro).
Catherine Zeta-Jones cura i capelli con il caviale iraniano, Nicole Kidman ravviva il colore naturale della sua chioma lavandola con succo di mirtilli, Monica Bellucci fa trattamenti rigeneranti alla cheratina pura per aumentare la massa dei suoi capelli molto fini e usa hennè color caffè per ravvivarne il colore naturale.
Una donna nell’arco della sua vita cambia pettinatura una media di 104 volte. Lo rivela un sondaggio inglese pubblicato sul Daily Mail e sul Daily Express. Tremila, fra i 13 e i 65 anni, le signore prese in esame dalla ricerca commissionata dalla catena di saloni Andrew Collinge. Quarantaquattro donne su cento hanno detto di avere cambiato taglio o colore semplicemente «per noia», 25% volevano «reinventare se stesse», 38% hanno spiegato che cercavano dal nuovo look maggiore fiducia nella propria persona. Altri motivi di cambiamento: il matrimonio, l’arrivo di un figlio, un compleanno, la fine di una relazione sentimentale.
In Italia «la vera stakanovista del trasformismo tricologico è Irene Pivetti: dai boccoli della Vandea alla testa rasata, dal look anni Trenta a Catwoman; ogni periodo della sua vita, ogni nuovo ruolo è stato segnalato da una trasformazione drastica dei capelli» (Laura Laurenzi su la Repubblica).
Secondo Focus, ogni acconciatura comunica qualcosa. Esempi: i capelli ossigenati significano «sono cittadino del mondo»; chi li porta lunghi «denuncia il culto dell’apparenza»; le pettinature punk testimoniano «la voglia di rompere gli schemi sociali», le treccine rasta trasmettono allegria, i boccoli stretti significano romanticismo.