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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

La candidata di Lula ammette in televisione: sono un’ex guerrigliera - RIO DE JANEIRO — Per la prima volta in vent’anni, i brasiliani non troveranno a ottobre nell’urna elettronica il nome e il volto di Luiz Inácio Lula da Silva

La candidata di Lula ammette in televisione: sono un’ex guerrigliera - RIO DE JANEIRO — Per la prima volta in vent’anni, i brasiliani non troveranno a ottobre nell’urna elettronica il nome e il volto di Luiz Inácio Lula da Silva. Di corse alla presidenza, l’ex operaio ne ha prima perdute tre e poi vinte due di fila, nel 2002 e 2006, e non può più ripresentarsi. Ma a guardare la tv brasiliana, in questi giorni, sembra tutto come al solito. Lula è ovunque, nei sondaggi che mostrano la sua enorme popolarità (80%), tra tagli di nastri e grandi promesse per i prossimi anni, nella campagna elettorale della prescelta alla sua successione, Dilma Rousseff, e persino nei jingle del suo avversario, José Serra. Il quale, per sperare di farcela, è costretto anch’egli a infilarsi nella scia del leader più amato della storia del Brasile. A meno di due mesi dal voto, il sogno di restare al potere per interposta persona pare davvero alla portata di Lula. La Rousseff, bollata come anonima tecnocrate, mai eletta a nulla, ha preso il volo con anticipo rispetto alle previsioni e potrebbe addirittura farcela al primo turno. Ha un vantagg i o di 8 - 1 0 punt i sull’ex governatore di San Paol o José Serra, già sconfitto da Lula otto anni fa. Al terzo posto, l’ex ministra dell’Ambiente Marina Silva, la pasionaria dell’ Amazzonia, non supera il 10% delle intenzioni di voto, pur portando avanti una campagna assai vivace e popolare. Si sta verificando, insomma, quel fenomeno di trasferimento dei voti da un leader in uscita che non è affatto scontato nei regimi presidenziali. La grande popolarità di Michelle Bachelet, per esempio, non ha mantenuto la sinistra al potere in Cile, mentre sul fronte opposto il colombiano Alvaro Uribe ce l’ha fatta in scioltezza con Juan Manuel Santos. Lo stesso Lula, da sempre, non riesce a far eleggere «propri» governatori e sindaci in situazioni locali a lui sfavorevoli. Lo snodo di questa settimana è fondamentale, perché in Brasile è iniziato il rito dell’orario gratuito, una sorta di par condicio assai rigida, che offre ai candidati il diritto a programmini autoprodotti per presentarsi agli elettori, in prime time tv. È di gran lunga l’arena principale della sfida. Nei 12 minuti a disposizione della Rousseff, lunedì, oltre alle frequenti apparizioni del padrino Lula e ai successi del Brasile potenza emergente, si è vista la 63enne economista durante gli anni della dittatura militare, quando fu arrestata e torturata. Forse per prevenire futuri attacchi, lo spot ha citato espressamente la clandestinità dell’allora giovane di idee trotzkiste, e la sua prossimità a gruppi armati. Difficile che quell’episodio diventi campo di battaglia — anche Serra, tra l’altro, soffrì i militari e dovette esiliarsi — ma la scelta di affrontare subito l’argoment oèa pparsa preventi va. La Rousseff non ha mai amato parlare di quegli anni, sollevando il sospetto che abbia qualcosa da nascondere. Sull’ultimo quadriennio, invece, può spendere i successi in economia ottenuti al fianco di Lula, che ne ha fatto ultimamente una sorta di «madre» dei poveri e dei grandi progetti infrastrutturali che portano voti: dighe, strade, centrali, porti e urbanizzazione delle favelas. In tv continua ad apparire come una donna tosta e priva di fascino, ma il duro lavoro degli esperti di marketing sta dando i suoi frutti. Da prof che sa tutto e parla complicato, l’obiettivo è farne una figura attenta e comprensiva, capace di sorridere ed emozionarsi, tra bambini e cani. Serra è invece alla sua ennesima campagna elettorale e un curriculum di tutto rispetto ce l’ha davvero. È stato un buon ministro della Salute — sui farmaci generici e l’Aids le sue politiche hanno attirato attenzione anche all’estero — ed è molto amato a San Paolo e nelle aree più ricche del Brasile. Ma oggi è costretto a piegarsi per non andare a sbattere contro l’inattaccabile lascito di Lula. Il suo spot enfatizza le origini popolari (è figlio di fruttivendoli emigrati dalla Calabria), il suo nome di battesimo è stato ridotto da José al colloquiale Zé e la musichetta a ritmo di samba che accompagna le immagini cita addirittura il predecessore: «Quando Lula da Silva se ne andrà, è Zé Serra che voglio là». Purtroppo per lui la campagna di empatia con l’immenso popolo di Lula è già tutta in salita.