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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

SCOPPIA LA GUERRA DEI CONCIMI SCALATA OSTILE AL COLOSSO DEI CAMPI

New York - E´ scoppiata la guerra mondiale per il controllo dei fertilizzanti, un segnale che conferma il ritorno di una "inflazione alimentare" trainata dai consumi di Cina, India e altri mercati emergenti. L´ultima fase delle ostilità si concentra sul potassio, il più universale dei concimi chimici per le agricolture. L’episodio-chiave è la scalata ostile lanciata dal colosso minerario Bhp Billiton, australiano, sulla società canadese Potash Corp. Un´affare da 38,6 miliardi di dollari Usa, che però può salire di valore.
Il consiglio d´amministrazione della Potash infatti ha respinto seccamente l´offerta pubblica d´acquisto della società australiana, bollandola come «del tutto inadeguata». Ha anche varato in fretta e furia una "pillola avvelenata" anti-Opa: una nuova regola che impone un tetto massimo del 20% al possesso di azioni da parte di un singolo socio. È un ostacolo perché Bhp ha bisogno di conquistare almeno il 50% del capitale di Potash. Ma la barriera contro lo scalatore potrebbe dissolversi di fronte a un ricorso: altre volte in passato le autorità di Borsa canadesi hanno annullato questo tipo di difese.
Bhp offre un prezzo di 130 dollari per ogni azione Potash, superiore del 20% rispetto all´ultima quotazione pre-Opa e superiore del 32% rispetto alla media del mese precedente. Ma il consiglio d´amministrazione dell´azienda assediata ritiene che lo scalatore deve tener conto che il titolo toccò quotazioni doppie, 240 dollari, a metà 2008. Sui soldi si può trattare. La Bhp ha ottenuto linee di credito per 45 miliardi di dollari da sei banche per consolidare la sua offerta ostile (tra le banche, Santander, Barclays Capital, Bnp Paribas, Jp Morgan Plc e Royal Bank of Scotland).
La grande fiammata dei prezzi di tutte le materie prime alimentari, che raggiunse i massimi proprio all´inizio del 2008, è lo scenario sullo sfondo che spiega le grandi manovre in corso. Durante quella fase di iper-inflazione il costo dei fertilizzanti chimici di base - potassio e urea - arrivò a decuplicarsi, superando la soglia dei 1.000 dollari a tonnellata. Poi subentrò lo choc della recessione globale che ebbe un impatto deflattivo anche sulle materie prime e le quotazioni dei fertilizzanti ridiscesero fino a 300 dollari per tonnellata. Ma adesso la domanda torna a risalire e i prezzi hanno già recuperato, attorno a 400-450 dollari per tonnellata. Questo ha fatto scattare un´ondata di fusioni e acquisizioni: tra cui la battaglia tra il gruppo norvegese Yara e l´americano Cf Industries per il controllo di Terra, azienda Usa che produce concimi ai nitrogeni. E´ un affare che può valere quasi 5 miliardi. Un altro colpo messo a segno è quello di Vale, che ha acquistato per 5 miliardi degli impianti di concimi chimici in Brasile. La stesso Bhp prima di puntare su Potash aveva messo a segno un´acquisizione sempre in Canada nello stesso settore: Athabasca Potash, per 323 milioni. Una novità è l´ingresso massiccio dei big dell´industria mineraria nel settore dei fertilizzanti, che prefigura un consolidamento su una scala senza precedenti fra estrazione di metalli e industria chimica dei fertilizzanti.
La determinazione con cui Bhp conduce l´assalto a Potash Corp. si spiega con il fatto che quest´ultima controlla il 20% dell´offerta mondiale, in un settore già largamente concentrato. La corsa al controllo del potassio può configurare un cartello mondiale con implicazioni serie sulla possibilità di manipolare i prezzi di questa materia prima, che a sua volta viene incorporata nei prezzi di tutte le derrate agroalimentari di base. Il potassio è l´ingrediente chimico più universale nei fertilizzanti, aiuta a migliorare la resistenza dei raccolti alle malattie e accresce i rendimenti dei terreni. Solo una dozzina di nazioni al mondo hanno una produzione significativa di potassio e cinque di loro controllano il 75% del mercato globale.
Le dinamiche "secolari" che spiegano la battaglia per il controllo mondiale dei fertilizzanti, sono le stesse che furono all´opera nel ciclo inflazionistico fino al primo semestre 2008: si tratta delle previsioni di un forte aumento dei consumi alimentari legato alla crescita economica dei colossi demografici asiatici, Cina e India in testa. L´aumento dei consumi si scontra con il fatto che quelle stesse superpotenze asiatiche hanno delle superfici arabili limitate rispetto alla loro popolazione. E il rendimento di quelle terre può essere ulteriormente penalizzato dagli effetti del cambiamento climatico, che colpiscono le riserve idriche. Il ritorno dell´inflazione agroalimentare nei Paesi emergenti può coesistere con un fenomeno di segno opposto, cioè la deflazione in Occidente.
Una conferma di questo paradosso si è avuta nel mese di luglio quando il prezzo del grano sui mercati internazionali ha registrato un´impennata fino al 50%, dopo il blocco delle esportazioni da Mosca, effetto dei gravi incendi. Già si avvertono le ricadute a valle, sui mercati emergenti: in Cina l´inflazione è risalita al 3,3%, in India addirittura supera il 10% annuo.