Riccardo Bocca, L’espresso 19/8/2010, 19 agosto 2010
PROFONDO ROSSO TV
I locali di Red Tv, canale 890 Sky, l’emittente satellitare nata e cresciuta nel nome di Massimo D’Alema, sono imbalsamati in un silenzio cimiteriale. Per terra vecchi giornali, scatoloni rotti, cd abbandonati. Sul tavolone centrale, fogli d’appunti sparsi. Nessun computer: sono tornati, giovedì 5 agosto, alla società che li aveva noleggiati. Non un telefono che squilli. Non un fattorino che si affacci in segreteria. Paralisi totale, nella redazione che da quasi due anni occupa a Roma il retro di palazzo Grazioli. Soltanto la monumentale pancia del vicedirettore Mario Adinolfi, già nella direzione nazionale Pd nonché candidato alle primarie 2007, che si agita sui bermuda oversize: "Ma quale Red Tv, questa ormai è Dead Tv... Una televisione che sta morendo per due mali atavici: la miopia della politica e il cinismo dell’imprenditoria". Risultato, tutti a casa. "Sette giornalisti licenziati dal primo settembre 2010, sette amministrativi in cassa integrazione dallo scorso marzo, quattro collaboratori fissi senza contratto".
La fine di un’avventura partita con grandi entusiasmi e proseguita tra scontri atomici. Data cardine, il 4 novembre 2008. Quella sera, mentre gli Stati Uniti eleggono Barack Obama e Silvio Berlusconi ospita nel lettone Patrizia D’Addario, D’Alema e la fondazione Italianieuropei celebrano il decollo della loro tv: "La fondazione tiene molto a questo progetto", sottolinea in quei giorni l’ex premier: "Per noi è una sfida: non ci aspettiamo ascolti pazzeschi, siamo di nicchia ma a Red si può sperimentare, si può fare tv in modo nuovo". E soprattutto, si può lottare alla pari con il fratello coltello Walter Veltroni, che il 14 ottobre 2008 ha lanciato sul canale 813, sempre di Sky, YouDem Tv: un’iniziativa "per accelerare l’innovazione del Partito democratico", la definisce all’epoca il segretario Veltroni. Ma anche "una mossa che istantaneamente scatena l’orticaria di D’Alema", ricordano i suoi fedelissimi.
Per questo Red Tv si preannuncia come una partita imperdibile: è l’ennesima corsa tra i due ex ragazzi rossi. Anche se D’Alema parte in vantaggio, grazie a una rete satellitare che non costa un euro. Gliela consegna chiavi in mano, in onda dal 2005 con il logo Nessuno Tv, un gruppo di imprenditori capitanati da Luciano Consoli: 55 anni, ex giovane Fgci, poi amministratore dimissionario alla "Voce" di Indro Montanelli, poi ancora protagonista di Formula Bingo, società fallita nel tentativo di far amare agli italiani il gioco più noioso del mondo. "La strategia era chiara", dice Consoli: "Abbiamo messo i palinsesti di Red Tv a disposizione di D’Alema e la sua fondazione. Pensavamo servisse a mantenere il finanziamento che ci teneva in vita".
Un accordo faustiano legato alla legge Gasparri, anno 2004. L’articolo 7 garantisce alle televisioni satellitari monotematiche denari pubblici (per Red Tv, circa 4 milioni l’anno). Sempre che facciano riferimento a un movimento politico: nel caso di Red Tv, l’associazione Ulisse. Un gruppo, raccontano le cronache, animato da personaggi carismatici come i parlamentari pd Nicodemo Oliverio, Francesco Boccia, Mario Gasbarri, Antonio Luongo, più Pino Pisicchio dall’Italia dei Valori. "Quanto al direttore di Red", dice Adinolfi, "D’Alema conferma chi già guidava Nessuno Tv: Claudio Caprara, suo compagno di avventura ai tempi di Palazzo Chigi".
Sboccia così la primavera di Red: tanto promettente quanto fragile. Mentre dall’assetto societario di Nessunotv Spa scompare la fiduciaria lussemburghese Cored international S.a. ("Poteva diventare imbarazzante, per Italanieuropei, così l’abbiamo cancellata e ci siamo esposti", dice Consoli), sugli schermi di Red Tv sfilano i direttori della stampa non berlusconiana. C’è Concita De Gregorio da "l’Unità". C’è Stefano Menichini da "Europa". C’è Piero Sansonetti da "Liberazione". Ma soprattutto c’è Lucia Annunziata, sensibilità dalemiana ed esperienza da vendere. "Era lei", testimoniano gli ex redattori, "a governare le riunioni". Ed è sempre lei a indicare la via maestra: "Noi siamo la salumeria", catechizza le truppe, "e il Pd è il nostro salame".
Chi transita sul canale 890 di Sky, in quei giorni, trova un’offerta di tutto rispetto. Si parte alle 7,30 del mattino con la rassegna stampa di Massimo Bordin. Poi arriva il "Morning show" del polemista Adinolfi. Poi ancora tocca alle news e, prima di cena, al talk show "Titoli" condotto da personaggi come Ritanna Armeni e Oscar Giannino. "Grandi firme che lavoravano gratis", nota Caprara. "Il prodotto era ottimo", eppure c’è tensione. Poche riunioni e Annunziata trova indigesta la presenza di Matteo Orfini, D’Alema boy che entrerà anche nel consiglio di amministrazione: "Cosa ci fa, qui, un commissario del popolo?", chiede. E la risposta arriverà presto.
Nell’estate 2009, il direttore Caprara toglie il disturbo dopo una sequenza di scontri (con Consoli, a cui farà causa "perché non ha acquistato le mie quote dopo le dimissioni, come stabilito"; ma anche con l’amministratore Giorgio Cittadini, che per chiarire quanto lo stimi gli scrive una mail pesante e offensiva). Al posto di Caprara viene chiamato il trentenne Francesco Cundari, penna del "Foglio" e amico di Orfini. La sua mission principale, spiega oggi, era "realizzare un buon telegiornale". E per qualche mese gli riesce: 15 minuti al giorno. Ciò non basta, però, a riportare la serenità. Le grandi firme si dileguano, una dopo l’altra, il palinsesto si sposta dall’attualità fumante alla cultura siderale. E i giornalisti s’infuriano. Scrive nell’ottobre 2009 Aldo Torchiaro, conduttore a Red, su "l’Opinione" di Arturo Diaconale: "Red Tv è stata assorbita manu militari dalla fondazione di D’Alema, che la pone risolutamente sotto il gioco della sua regia. I programmi dei giornalisti non allineati vengono soppressi, le dirette all news cancellate, viene impartito un mattinale da questura sovietica dove si decide cosa e come censurare".
Fantasie miserrime, secondo Cundari. Anche se di Torchiaro si perdono le tracce, dopo lo sfogo. E anche se gli ex redattori giurano che, "dopo una stagione di libertà, la direzione non sopportava neppure la parola Consorte". "La verità è che abbiamo provato, in buona fede, a costruire una tv interessante e a basso costo", replica Cundari (attualmente dimessosi da dipendente, ma ancora in carica a zero euro come direttore responsabile). Un esperimento stroncato dall’ultima Finanziaria di Giulio Tremonti, che ha tolto gli stanziamenti 2010 a decine di testate giornalistiche. "Legge liberticida", per Consoli. "Ma anche la riprova", azzarda Adinolfi, "che certi imprenditori sono fenomeni soprattutto nel mungere soldi pubblici". E D’Alema, in tutto questo? Tace. Anche perché l’ultima uscita, sul tema, ancora brucia ai lavoratori di Red Tv: "Ma chi lo ha detto che è la mia televisione?", dichiara a febbraio 2010: "C’è un proprietario della televisione. E infatti è stato lui a concordare la cassa integrazione con i sindacati e con il governo...".
Fatto sta che, arrivati ad agosto, nell’estrema speranza di un ripensamento governativo, l’ex nemica YouDem Tv trasmette un’ora al giorno vecchio materiale di Red. "La beffa nella beffa", dicono gli ex redattori. L’ultima scialuppa prima del naufragio definitivo.