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 2010  agosto 19 Giovedì calendario

Google ingoia la tv per diventare la Rete delle reti - Il matrimonio a questo punto è scontato. La televisione ha cam­biato il volto del vecchio secolo

Google ingoia la tv per diventare la Rete delle reti - Il matrimonio a questo punto è scontato. La televisione ha cam­biato il volto del vecchio secolo. Il mondo è entrato in quella scato­letta magica che ti guarda mentre stai seduto in salotto, cucini, man­gi, passi l’aspirapolvere e come al solito ti annoi. I nonni l’hanno vista in bianco e nero e sembrava una meraviglia. Erano quelli del canale unico e del monopolio di Stato. Quelli che hanno visto Tribuna poli­tica , Nixon sudare davanti a Kennedy, Ri­schiatutto , Armstrong in diretta sulla lu­na, Italia-Germania 4 a 3, La cittadella di Cronin e A come Andromeda , l’ombelico di Raffaella Carrà e Novantesimo minuto . Poi è arrivato il colore, Sandokan e Gol­drake, qualche canale in più, le private, Drive In , fino alle telecamere negli spo­gliatoi della Champions e la costellazione di canali terrestri, digitali o satellitari, spesso senza contenuti. Quello che man­cava era l’incontro, facile, banale, con il web.L’altro mass media,quello che ha de­finito il Duemila, quello per cui ogni cosa è vicina, basta un clic e il rischio è solo per­dersi, smarrirsi, non riuscire a respirare perché negli incroci della Rete c’è di tutto e dipiù.Non c’è nulla didifficile in questo incontro. Era già tutto scritto, previsto, ra­tificato: la tv e il web sono fatti per incon­trarsi. Qualcuno già lo fa senza troppi pro­blemi. Solo che ora Google ci ha messo le mani e gli orizzonti si aprono. Questo ma­trimonio annunciato diventa di massa. La tv web sta per diventare un elettrodo­mestico. È la conquista del salotto di casa. Tutto il cyberspazio racchiuso nel piccolo schermo di casa tua. La rivoluzione tecni­ca è minima, quella sociale sarà enorme. Google ha annunciato al mondo che vuole fare una sua tv. Il problema è che i signori del motore di ricerca non sono un canale televisivo,non sono un’emittente, ma selezionano e indirizzano contenuti. E in questo mestiere nessuno è più bravo, furbo e veloce di loro. Sono i migliori nel portare alle masse la landa infinita di noti­zie, immagini, pensieri, parole, opere, omissioni, ricordi, testimonianze, for­mat, film, spettacoli teatrali, libri, enciclo­pedie e tutto quello che vaga nel cyberspa­zio. Tu clicchi e trovi. Vuoi sapere chi ha scritto questo articolo? Tre parole e ci sei. Ti appare nome e cognome, magari an­che il numero di telefono e la targa dell’au­to. Cosa se ne fanno di una tv? Più o meno questo. Ti portano in casa un elettrodo­mestico, a quanto pare di marca Sony, con un software per connettersi a inter­net. Neppure questa se si vuole è una novi­tà. Ma loro poi ti portano i contenuti. E questo probabilmente farà la differenza. Davanti a quello schermo non dovrai fare zapping tra i canali, ma navigherai cercan­do per quella sera, in quel momento, il programma di cui hai bisogno. Vuoi ve­derti Colazione da Tiffany ? Vai. E scarica. Ti organizzi la serata come vuoi tu. Sei il direttore di rete del tuo appartamento. E intanto commenti quello che vedi in qual­­che piazza virtuale, scambiando opinioni con i tuoi amici del Tiffany club. Vincent Dureau, capo della tecnologia di Google tv, non bluffa: «Non c’è nessun piano segreto. Non stiamo progettando un razzo diretto verso la luna. Ci stiamo dedicando alla realizzazione di un brow­ser tv per raggruppare una serie di cose che gli studi e le reti stanno già facendo, ma in modo sconnesso». Detto in altri ter­mini: un motore di ricerca per i program­mi tv. Non si sa ancora bene come inten­dono risolvere la questione dei diritti, quello che è certo è la capacità di Google di attirare pubblicità.Google,tra l’altro,si è sempre rifiutata di bloccare l’accesso ai prodotti «pirata» disponibili in Rete. Ci sa­rà da divertirsi. Non è facile costruire mu­ri nel web. E questo vale anche se la Rete è nel tuo piccolo schermo. Google setaccia, raccoglie e distribui­sce. Questo è il suo segreto. La tv è solo l’ultimo passo,quello dei grandissimi nu­meri. È il potere dell’archivio infinito. È il sogno di Pico della Mirandola, di Sir Fran­cis Bacon, degli enciclopedisti francesi, di quel signore argentino cieco e visionario di nome Borges, è l’ultima tentazione di Mister Livingstone. È tutto questo e an­che di più. E in quel di più ci sono gli incu­bi e le paure dei narratori anti-utopici, di Orwell e dei suoi fratelli, di tutti quelli che hanno avuto paura del futuro. Google è paradiso e inferno. È apocalisse e sapere universale. È la scommessa di dare un sen­so al sapere umano, ma cose di questo ge­nere non sono mai gratis fino in fondo. Il prezzo da pagare è sempre lo stesso: chi controlla i padroni del sapere? Chi ferma il bibliotecario del Nome della rosa quan­do deciderà di far sparire il secondo libro della Poetica di Aristotele? Chi ci vieterà il saggio sul riso? Google ha selezionato le informazioni, mappato le strade, i palazzi e i paesi, ci ha permesso di guardare dall’alto di un satel­lite le finestre di chi vive dall’altra parte del mondo o quelle del nostro vicino, sta realizzando libro dopo libro la leggenda­ria biblioteca di Babele, ed ora dirotta tut­to questo in tv. Fa paura? Per ora no. Non ci sono segnali. Il gioco è sempre lo stesso: cerchi, scarichi e vedi che roba è. L’unica cosa certa è che stiamo camminando den­tro una metamorfosi. Noi stiamo fermi (o così ci pare), ma il futuro ci sta venendo addosso.